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Romania: la corsa all’oro verde

29.06.2004    scrive Mihaela Iordache

Un disboscamento indiscriminato. Lo stanno subendo le foreste della Romania. La maggior parte del legname viene poi indirizzato all’estero tramite canali illegali.
Foresta


Negli ultimi anni in Romania sono stati attuati disboscamenti selvaggi che hanno devastato le foreste del Paese lasciando centinaia di migliaia di ettari parzialmente o completamente spogli.



“La corsa all’oro verde” spinge sempre più persone a tagliare indiscriminatamente gli alberi, anche laddove la legge non lo consenta. Le statistiche rilevano come solo quest’anno 353.000 ettari di foresta siano stati disboscati o rasi al suolo. Inoltre, secondo le ultime stime della Banca Mondiale, i disboscamenti illegali comportano quasi 1,5 miliardi di dollari di danni al patrimonio dello Stato. Sono cifre da capogiro, soprattutto se si pensa che in Romania le foreste occupano solamente il 25% del territorio.



Diverse sono le cause che determinano la deforestazione. Alcune volte può essere la conseguenza di un bisogno immediato, come per esempio quello di costruire una casa, ma in molti casi essa corrisponde alle indiscriminate esigenze di profitto delle reti internazionali del traffico illegale del legname.



Da anni i giornali di Bucarest evidenziano la scandalosa complicità delle autorità in questo “saccheggio”. Una complicità tacita ma che si trasforma subito in esplicita attraverso l’approvazione di qualche legge.
I giornali accusano le autorità di aver autorizzato il disboscamento delle foreste quando hanno approvato, nel 2001, una legge che prevedeva la possibilità di tagliare gli alberi senza l’obbligo di ripiantarne altri.
Tale legge ebbe però vita breve. Infatti, solo otto mesi dopo la sua approvazione, il Ministro dell’Agricoltura firmò un’ordinanza che limitava la superficie destinata al disboscamento. Fu poi fissato al 5% il tetto massimo di superficie di proprietà che poteva essere disboscata.
Ciò nonostante, nei pochi mesi in cui la legge è stata in vigore, sono andati persi ben 2000 metri quadrati di foreste.



Sulle montagne della Romania si taglia il legno per poi commerciarlo, mentre intorno alle città lo si taglia per costruire. Ovunque spuntano al posto degli alberi ville sempre più imponenti. Questo avviene senza nessun controllo e tanto meno rimorso. Infatti, il fatto che un terreno forestale sia dieci volte meno caro di un terreno edificabile fa si che cresca in modo esponenziale l’interesse della gente per il disboscamento delle foreste.



Ad esempio, nella zona della foresta Baneasa (una delle zone residenziali di Bucarest) un metro quadrato di foresta si vende a 15 euro ma, dopo il suo disboscamento, lo stesso metro quadrato ne vale 100. Il profitto ottenuto con queste transazioni arriva talvolta ad un milione di euro.



Normalmente dovrebbe esserci un’armonizzazione tra gli interessi socio-economici ed i fattori ecologici di una zona. Non è però il caso della Romania, dove la tutela ambientale viene trascurata in maniera preoccupante.
Il desiderio di arrangiarsi e di arricchirsi è talmente forte che vanifica qualsiasi norma sulla responsabilità civica. Gli stessi proprietari, dopo aver ricevuto un massimo di 10 ettari di foresta (in base alla legge 1/2000 che ha confiscato i terreni del regime comunista), hanno iniziato a tagliare gli alberi senza molto discernimento.



Il vero pericolo riguarda però i guadagni ottenuti attraverso il commercio del legname. Quest’anno, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, le esportazioni del legname sono cresciute del 110%. La Romania esporta, a prezzi irrisori, principalmente tronchi e truciolato. Il legname romeno finisce in gran parte sul mercato arabo, come ad esempio in Egitto, dove con esso si fabbricano mobili. Molti uomini d’affari hanno acquistato sotto costo intere foreste nel Paese dei Carpazi. C’è chi fa affari leciti ma anche chi opera nell’illegalità. Sfortunatamente sono sempre di più quelli appartenenti a questa categoria.



Di recente il giornale Romania libera ha riferito che da anni nel porto di Costanza, sul Mar Nero, si parla dell’esistenza di una mafia del legno. Lo stesso giornale ha scritto che un po’ di tempo fa le ditte fantasma erano all’incirca 200. Oggi invece non se ne conosce più il numero. Sembra che nessuno osi più contarle.
Queste ditte fantasma commerciano, ovviamente senza nessuna remora, legname che è stato tagliato, trasportato e venduto illegalmente, senza quindi le autorizzazioni e i documenti necessari.



Il codice forestale punisce, con pene detentive dai 3 mesi ai 3 anni o con l’obbligo di pagamento di una multa, coloro che tagliano illegalmente alberi di proprietà statale. Praticamente però la multa è l’unica punizione che viene applicata.



Intanto la stampa romena informa il pubblico che i grandi dossier sul traffico del legno si perdono nel mistero.



I commerci illeciti del legname organizzati in provincia hanno i loro veri capi nella capitale di Bucarest. Questi ultimi sono come piovre che attentano alla vita delle foreste dei Carpazi e quindi anche all’ossigeno del Paese.



Il mercato interno è dominato dall’industria del mobile di truciolato, visto che questo è il prodotto con i prezzi più accessibili ai normali cittadini. Non sono di sicuro i mobili preferiti dai romeni, ma sono quelli alla loro portata.



L’Italia, principale partner commerciale della Romania anche nel campo del commercio del legname, si conferma un punto di riferimento per il Paese dei Carpazi. Solo nel periodo 1990-2001 le esportazioni di legno verso l’Italia sono cresciute da 10 a 83 milioni di dollari.
Inoltre l’imprenditore italiano Luigi Frati è stato scelto come “l’uomo dell’anno 2000” in Romania (decorato inoltre dal Presidente romeno Ion Iliescu).



Frati, sbarcato nel 1997 a Sebes, nel centro-ovest del Paese, ha messo in piedi la più grande azienda per la lavorazione del legname. Gli ambientalisti cercarono di allarmare le autorità sui potenziali rischi d’inquinamento della fabbrica di resine ma Frati riuscì comunque ad ottenere l’autorizzazione dal Ministero dell’Ambiente.
Il Gruppo Frati ha investito circa 200 milioni di dollari per la costruzione di due stabilimenti. Vi si producono pannelli MDF (nella MDF Sebes Frati SA), pannelli PAL (nella Sepal SA) ed adesivi (resine liquide ed in polvere). L’azienda esporta, prevalentemente pannelli MDF, verso 50 Paesi. L’85% della produzione di MDF viene esportata. Invece la maggior parte della produzione PAL è destinata al mercato locale.



Il commercio di legname con la Romania viene spesso incoraggiato e pubblicizzato sotto diverse forme. Su internet abbondano gli annunci che pubblicizzano “affari con il legno in Romania”, così come sono molteplici gli annunci che invitano a recarsi a caccia nelle belle foreste del Paese.
Mentre per i cacciatori europei la Romania è diventata un vero Eldorado, la mancanza di rispetto per l’ambiente continua a produrre danni tanto che, continuando su questa strada, in pericolo di “estinzione” sarà perfino l’ossigeno.



Il Governo ogni anno s’impegna a fissare una quota di alberi che può essere tagliata (per l’anno in corso, per esempio, è pari a 12,6 milioni metri cubi di legname) ma il vero problema, ciò che preoccupa maggiormente, non sono le quote consentite per il disboscamento, bensì la fragile soglia tra la legalità e l’illegalità. Soglia che viene scavalcata, facilmente e spesso con “l’aiuto” delle autorità, da parte dei trafficanti di legname.




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