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Bookarest, l’editoria rumena in mostra

13.07.2004   

Con 238 espositori, dei quali 49 stranieri, Bookarest rappresenta la più grande manifestazione legata ai libri della Romania. Un articolo sull’editoria rumena tratto da Le Courier des Balkans.
Si leggono gli stessi romanzi a Belgrado, Zagabria o Lubiana? Si pubblicano nella capitale serba autori croati? Quali sono gli editori che non hanno mai cessato, nonostante gli anni di conflitto e di imbraco ideologico, di continuare a pubblicare opere critiche? Come si ricompongono reti di diffusione culturale dopo il fallimento delle strutture statali?Da Lubiana a Bucarest Anne Madelain esplora per il nostro sito partner Le Courier des Balkans alcuni aspetti della trasformazione in atto nella cultura, in particolare nel modno dei libri, attraverso una serie di reportage, ritratti ed interviste.



Di Anne Madelain



Nell’imponente edificio del Teatro nazionale di Bucarest vi è calca in questo fine maggio per la 12ma edizione di Bookarest, il salone del libro della capitale rumena. Con 238 espositori, dei quali 49 stranieri, si tratta della più grossa manifestazione attorno al libro del Paese: nei vari stand numerose opere sullo sviluppo professionale, sull’informatica, sul management e manuali scolastici in articolare dedicati all’apprendimento delle lingue straniere. Pubblicare invece letteratura sembra ancora, come lo era in numerosi Paesi ex-comunisti, un’azione militante. La Romania nel 2005 sarà invitata alla manifestazione Belles Etrangères, promossa dal Ministero francese per la cultura. A Bookarest è arrivata una delegazione di editori francesi, che seguono con attenzione la letteratura della regione tra i quali Actes Sud, le Seuil, Jaqueline Chambon e l’Esprit des Péninsules, per cercare perle rare da tradurre. Quindici anni dopo la caduta del regime la restrutturazone del mercato del libro è tutt’ora in corso; dietro alla fioritura di titoli ed al dinamismo delle traduzioni il libro soffre ancora di un sistema di distribuzione lacunoso, della pirateria generalizzata e della deregolamentazione dei prezzi.


Letteratura giovane



« Votate per la letteratura giovane ». E’ lo slogan di una campagna lanciata da Polirom, una delle più grandi case editoriali del Paese per promuovere « Egoproz » una nova collezione dedicata ai giovani autori. A Bookarest ha lanciato 7 giovani autori, tutti sconosciuti. Idea, editore della Transilvania promuove invece un nuovo solforoso autore moldavo: Alexandru Vakulovski.



“Numerose case editrici rumene ricominciano a proporre collezioni di letteratura, è un segno positivo” commenta Ioana Gruenwald, rappresentante della Fiera di Francoforte in Romania ed osservatrice attenta del mercato del libro rumeno “prima preferivano limitarsi alle pubblicazioni ‘utili’. Ed inoltre se pubblicano degli sconosciuti significa che hanno un margine sufficiente”. Pubblica sempr epiù letteratura Polirom, 100 titoli di letteratura all’anno, Humanitas o Parallèle con 45, che nonostante una distribuzione piena di difetti continua a pubblicare numerosi autori rumeni, ed anche editori più piccoli come Pandora, Compagnia e Idea.



Conseguenza della moda o della conquista della scena da parte di una nuova generazione? E’ troppo presto per dirlo. “Questi giovani autori non hanno una concezione estetica comune – spiega Lidia Ciocoiu, direttrice editoriale presso Polirom – ma rappresentano tutti una rottura rispetto alle generazioni precedenti che hanno scritto sotto il comunismo. E’ il momento di pubblicarli perché questi giovani sui 25-30 sono gli ultimi ad essere cresciuti durante il regime e poi, nell’età adulta, hanno vissuto tutt’altra cosa: sono la generazione della transizione”. Che critichino le posture ideologiche dei loro padri o descrivano in modo crudo la realtà post-comunista consumano in ogni caos una rottura con la generazione della dissidenza: “Il principale punto debole della letteratura rumena contemporanea è che si tratta di una ‘letterature dell’ieri, dell’altro-ieri e delle settimane scorse”, spiega To Bobe, uno dei nuovi giovani autori.



D’altra parte, in questo Paese dove sono fiorite le avanguardie letterarie come Dada o il surrealismo le antologie di poesia vanno sempre molto. Come accade in Slovenia, in Slovacchia o in Germani la pratica della poesia è molto viva. A testimonianza di questo i numerosi circoli di poesia e di riviste letterarie pubblicate anche se non sono un buon prodotto per l’export. Gellu Naum, una delle gradi fugure del surrealismo rumeno, morto due anni fa, ignorato durante il regime è oggi oggetto di vera e propria venerazione da parte del grande pubblico. Anche i suoi racconti per bambini, scritti per fuggire alla censura, hanno grande successo.



Per quanto riguarda le traduzioni, nella letteratura come in altri generi, la corrente generale è quella di tradurre opere anglofobe ed autori riconosciuti in campo internazionale. Si trovano anche molti romanzi tradotti dal francese. Anche presso gil editori più piccoli come ad esempio Pandora si traduce ciò che fa moda: Frédéric Beigberger, Marie Darieussecq, Virginie Despente, Annie Ernaux, Alice Ferney, etc. L’interesse per le letterature dei Paesi vicini rimane debole, e di questi Paesi, così vicini culturalmente, si pubblicano solo autori già affermati in campo internazionale: Milan Kundera, Bohumil Hrabal, Imre Kertesz, etc. In materia di traduzione il compito è ancora arduo per tappare i buchi che la censura ha causato negli anni del regime. Ai giorni nostri, quindici anni dopo la rivoluzione, in un Paese di 22 milioni di persone, in una terra ricca di cultura e caratterizzata da un meticciato di lingue (rumeno, ungherese, tedesco) Henri Michaux o Jean Genet sono stati tradotti solo recentemente.


Recuperare l’eredità culturale





Se la fiction ritorna alla moda il libro di memorie e la ricostruzione storica non è mai caduto nel dimenticatoio: “il pubblico vuole dei libri che documentino, perché vogliono sapere cosa vi sia dall’altra parte della fiction”, spiega Alina Keneres, che, dopo aver lavorato per anni presso la casa editrice Gallimard è ritornata in Romania per fondare, col marito, le edizioni Compagnia.



Nel 1989 le pubblicazioni statalizzate sono affondate assieme al regime. Nonostante il sistema di distribuzione sia totalmente caotico la fame dei rumeni per quanto, prima, era inaccessibile è grande, nonostante la povertà diffusa. In effetti, più ancora di quanto sia necessario in altri Paesi dell’ex blocco sovietico, vi sono interi settori della cultura da riempire: letteratura straniera, opere di storia, autori rumeni obbligati all’esilio. Le case editoriali si sentono investite di una vera e propria missione: è il caso della casa editrice Humanitas, creata immediatamente dopo la caduta del comunismo dal filosofo Gabriel Liceanu, che si è data il compito di “ridare un orizzonte intellettuale alla Romania” pubblicando autori classici sino ad allora censurati, filosofi stranieri e scrittori esiliati. Polirom, allo stesso modo, ha iniziato a pubblicare nel 1995 libri per l’università, in particolare classici delle scienze sociali e politiche non tradotti sino ad allora: Durkheim, Foucauld, Weber, etc.


La storia e le ricostruzione delle verità sull’epoca comunista fanno tendenza nel mondo intellettuale: tutte le case editrici propongono libri sulla storia rumena. Presso Humanitas vengono pubblicati nelle collane “Idea europea” e “Processo al comunismo”, presso Compagnia si pubblicano opere polemiche sugli intellettuali ed il regime comunista. Sono solo alcuni esempi. E’ stato inoltre necessario tradurre i propri classici: Ionesco, Eliade, Cioran, ciascuno di loro, a proprio modo, sono finiti infatti a scrivere nella lingua del Paese d’adozione : in generale in francese. A volte non erano stati tradotti che parzialmente. E il caso di Panaït Istrati. Lo stesso Ionesco è ancora ai giorni nostri oggetto di nuove traduzioni.



La difficile ristrutturazione del mercato del libro



A quindici anni dalla rivoluzione il sistema centralizzato di distribuzione organizzato durante il comunismo è stato smantellato ma non vi è ancora in Romania alcun distributore professionale ed indipendente. Alcuni editori, i più grossi come ad esempio Humanitas, hanno creato una propria rete di librerie. Gli altri sono obbligati a dotarsi di un servizio di distribuzione che impiega parecchio personale (presso Compagnia quattro dei nove impiegati si occupano di distribuzione) e non hanno spesso i mezzi per coprire anche la provincia. Tutti trattano direttamente con i librari, con le catene di librerie e con alcuni grossisti che pretendono margini del 42-43%. Questo naturalmente mette in difficoltà le piccole case editrici e limita gli investimenti e la pubblicazione con grossi tiraggi.


La Compagnia dei librari di Bucarest (CLB), in passato statale, è oggi privata. Le librerie che appartengono a questa rete sono spesos indebitate ed hanno la tendenza a trasformarsi in cartolerie se non, addirittura, ad essere oggetto di attenzioni di speculatori immobiliari senza scrupoli. “Vi sono città nelle quali non vi è più una libreria” si lamenta Allina Kerenes. Ed il divario tra la capitale ed il resto del Paese continua a crescere. “Per noi” spiega Magdalena Marculescu, direttrice di collana presso Pandora “le re librerie di Bucarest (Noi, Caturesti e Eminescu) pesano molto più che l’insieme delle 20 librerie migliori della rete CLB, con le quali, inoltre, sono sempre complicati i rapporti e la gestione”.


Qualche hanno fa un progetto volto alla creazione di un distributore indipendente promosso su fondi della Fondazione Soros ha fallito. Alcune case editrici hanno accusato l’Associazione degli editori rumeni (AER) d’aver utilizzato i fondi in altri modi. Per quanto riguarda il Ministero della cultura non sostiene né il processo di riforma del sistema né la regolamentazione dei prezzi. Non sembra neanche in grado d’assicurare la promozione del libro rumeno all’estero, come testimonia la vera e propria indigenza dello stand rumeno allo scorso salone del libro di Parigi se lo si paragona agli sforzi profusi dai vicini ungheresi o cechi. Da poco sui libri è stata introdotta anche l’IVA del 9% mentre sugli altri prodotti è del 19%. Prima non veniva applicata. Questo ha causato un coro di proteste soprattutto perché la decisione non è mai stata negoziata con i soggetti interessati.


Gli editori sono unanimi: migliorare la distribuzione del libro sul territorio è vitale per la sopravvivenza delle case editrici ma questo significa vivere le librerie come luogo di promozione dei libri e non solo di “deposito”. “In generale le librerie non si assumono alcun rischio, alcune comprano a 90 giorni ed inviano le rese un attimo prima della fine del termine!” si lamenta la direttrice di Compagnia che spinge anche per “una vera politica editoriale dove i tiraggi siano proporzionali alle vendite che ci si aspetta” In un Paese dove si è affermata una nuova élite poco acculturata e dove i libri rimangono, a causa del loro prezzo, inaccessibili alla maggior parte della popolazione, non è certo facile incrementare le vendite ed adottare nuove pratiche. Intanto aumentano le vendite on-line e alcuni giovani autori s’affidano all’autoedizione ed alla diffusione alternativa via Internet.




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Alcune case editrici rumene :

Editura Humanitas

Polirom

Compania

Associazione degli editori rumeni

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