Lo scorso 28 e 29 giugno ad Istanbul si è riunito il Consiglio Atlantico. Le porte dell’Alleanza sono però rimaste chiuse all’Albania, il Paese più filo-USA dell’intera penisola balcanica.
Delusione! È questa la parola che meglio esprime lo stato d’animo di Tirana dopo il vertice di Istanbul della Nato. L’Albania viene sollecitata a proseguire le riforme… e basta. Nessuna data, nessun invito per una eventuale prossima adesione. L’Alleanza atlantica rimanda il Paese delle aquile, lasciando con l’amaro in bocca un’intera classe politica che dal summit di Istanbul si aspettatava un riconoscimento dei suoi sforzi, pur mostrandosi ancora spaccata al suo interno anche di fronte a questioni come questa, definite da essa stessa “di interesse strategico” per la nazione.
Bocciati
A Tirana ci speravano tanto, anzi, c’era una certa sicurezza che ad Istanbul l’Albania sarebbe stata invitata ufficialmente ad aderire all’Alleanza atlantica. E quel clima di fiducia era così forte da spingere i maggiori media del Paese a mandare in Turchia i loro inviati speciali, fatto che capita assai raramente, per seguire da vicino l’evento. Ma la dichiarazione finale dei Paesi membri si è limitata a “riaffermare che le porte della Nato rimangono aperte, e vengono incoraggiate l’Albania, la Croazia e la Macedonia a continuare le riforme necessarie per procedere verso un’adesione alla Nato”.
La visita del Segretario generale dell’Alleanza, Jaap de Hoop Scheffer, qualche settimana fa a Tirana, aveva fatto intravedere, infatti, qualche segnale negativo per i tre Paesi della “Carta dell’Adriatico”. A dispetto delle dichiarazioni ottimistiche del Premier albanese Fatos Nano dopo la sua visita a Washington nelle quali il 2007 veniva sbandierato come l’anno entro il quale l’Albania sarebbe stata una dei Paesi membri, il capo della Nato ha messo in chiaro che oltre alle riforme nell’ambito della difesa, servivano passi avanti anche in quello che lui definì diplomaticamente come “i valori della società”. “È molto importante continuare la lotta contro il crimine organizzato e la corruzione” disse, non nutrendo più di tanto le speranze degli albanesi.
Cercando le cause…
All’indomani del vertice è stato lo stesso Presidente della Repubblica, Alfred Moisiu, a fornire le prime spiegazioni di questa “sconfitta”, mettendo al primo posto le future elezioni politiche del 2005: “La questione delle elezioni e i problemi politici interni rimangono determinanti per l’Albania”, ha detto, aggiungendo che il prossimo summit della Nato sarà decisivo per i Paesi della Carta dell’Adriatico, “ma noi non sappiamo quando questo summit avrà luogo”. Dal Ministero della Difesa, invece, fanno sapere che “un ostacolo per l’adesione alla Nato non è stato tanto il raggiungimento degli standard europei da parte delle Forze armate albanesi, quanto i problemi non di ordine militare”, allacciandosi alle dichiarazioni di Scheffer sul crimine organizzato e la corruzione.
Ma nonostante l’importanza data dai media di Tirana al vertice di Istanbul, pochi sono stati gli interventi degli analisti e degli opinionisti locali. Infatti sembra che nessuno abbia tenuto in conto la questione dell’Iraq che ha occupato gran parte dei lavori durante i due giorni del vertice. Questione che tra l’altro ha fatto slittare quella dei tre Paesi balcanici, che circa un anno fa firmarono con gli Usa un trattato chiamato la “Carta dell’Adriatico”, nel quale Washington si impegnava a garantire l’adesione nella Nato, il più presto possibile, di Albania, Croazia e Macedonia. Apparentemente insignificante, ma che in realtà la dice lunga sull’importanza data a questi Paesi, è la lista delle delegazioni partecipanti nel summit di Istanbul, pubblicata sulla pagina Web dell’Alleanza. A capo dei rappresentanti macedoni figurava ancora il nome di Boris Trajkovski, definito “Presidente dell’Ex repubblica jugoslava della Macedonia”, seguito da Crvenkovski “Primo ministro”. Trajkovski è morto nel febbraio del 2004 in un tragico incidente aereo nei cieli bosniaci, dopodiché Crvenkovski (allora Premier) ha assunto la carica, che mantiene tutt’ora, di Capo dello Stato. Ma a Bruxelles pare che necessitino di un aggiornamento!
Divisi… come al solito
Dovevano essere membri della stessa delegazione, con il compito di rappresentare il meglio possibile l’Albania, ma i vecchi conflitti tra il Presidente e il Premier hanno avuto il sopravvento. Moisiu e Nano hanno lasciato Tirana con due voli diversi – ufficialmente per motivi di sicurezza - si sono tenuti distanti uno dall’altro ad Istanbul e sono tornati in Patria politicamente ancora più lontani. Come a voler confermare lo scetticismo internazionale verso la classe politica albanese, i due si sono dati battaglia a colpi di dichiarazioni e smentite, ma soprattutto a colpi di foto accanto al Presidente Usa Bush, in una specie di gara per eleggere il suo preferito.
Invece di presentarsi compatta, la delegazione albanese nei vari incontri durante il vertice Nato si è fatta vedere più spaccata che mai, in colloqui tenuti da Moisiu e Nano ognuno per conto suo. L’unico momento nel quale i due leader albanesi si sono fatti vedere insieme è stato durante la conferenza stampa, tra l’altro rinviata diverse volte per causa dei disaccordi sull’orario tra i due. Il Presidente ha ammesso pubblicamente che una delle cause che impediscono l’adesione dell’Albania alla Nato è l’andamento delle future elezioni politiche del 2005; dichiarazione sicuramente non gradita da Nano. “Non mi risulta – ha replicato il Premier davanti ai giornalisti – che nella politica albanese o nello spettro parlamentare gli obiettivi dell’integrazione nella Nato e nell’UE siano diventati una questione di polemiche elettorali”. Ma basta la domanda di un giornalista a ripassare la palla al Presidente, che controbatte e avverte: “La politica albanese deve stare molto attenta con le future elezioni”.
E a girare il coltello nella piaga ci pensa il Partito democratico (Pd, opposizione) dell’ex Presidente Sali Berisha. Nell’accusare la maggioranza socialista di aver “sabotato sistematicamente l’adesione dell’Albania nella Nato”, il segretario alle relazioni con l’Estero nel Pd, Besnik Mustafaj, ha detto di capire lo scetticismo dell’Alleanza. “Tutte le critiche costruttive e senza compromessi dei Paesi membri della Nato mostrano che il Governo albanese è il vero ostacolo per l’integrazione dell’Albania”, ha detto, soffermandosi di nuovo sull’ultima tesi dell’opposizione secondo la quale il Premier Nano non era stato nemmeno invitato nel summit di Istanbul.
Divisa com’è, Tirana anche questa volta si è dovuta accontentare dell’ennesima pacca sulle spalle, accompagnata da un elogio dei risultati raggiunti… che però sembrano non bastare mai.
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