Tanya Mangalakova, nostra corrispondente dalla Bulgaria, ha ripetuto, a distanza di un anno, un viaggio in Kossovo. Ha incontrato i Gorani, un popolo slavo musulmano che parla un particolare dialetto regionale. Pubblichiamo il suo reportage
Restelica, 'Selim dedo teke'
Luglio 2004: Sofia - Prizren - Dragash - Brod - Krushevo - Restelica - Zli Potok - Sofia
Quella di Gora è una regione geografica che si estende nell’odierno Kossovo (nella municipalità di Dragash) e in Albania. La municipalità di Dragash in Kossovo si trova a sud della città di Prizren, vicino ai confini con l’Albania e la Macedonia. La municipalità di Dragash comprende diciotto villaggi montani, abitati unicamente dai
Gorani – un popolo slavo musulmano che parla un particolare dialetto regionale gorano, che consiste di parole macedoni, bulgare, serbe e turche. Albanesi e gorani abitano la città di Dragash in uguale proporzione.
Nell’odierno Kossovo i villaggi gorani sono:
Backa, Brod, Dikance, Globocica, Gornja Rapca, Krusevo, Kukaljane, Ljestane, Ljuboviste, Mlike, Orcusa, Radesa, Restelica, Veliki Krstec, Vraniste, Zli Potok, Mali Krstec, Donja Rapca. I gorani abitano in nove villaggi nel nord dell’Albania, vicino ai confini con il Kossovo, lungo il fiume Ljuma. Non esistono dati precisi sul numero di gorani che vivono in Kossovo oggi, perché dal 1991 non è più stato svolto alcun censimento in Serbia. Secondo i dati della municipalità, su 33mila abitanti della municipalità di Dragash, 13mila sono i gorani che vivono a Gora e 12mila sono quelli che si trovano all’estero (lavoratori stranieri, rifugiati), quindi, in totale, ci sono 25mila gorani originari del Kossovo. Secondo i dati dell’ufficio OSCE in Kossovo, nella municipalità di Dragash abitano 9.706 gorani (il 28% della popolazione) e 24.856 Albanesi (72%). Le lingue ufficiali nella municipalità di Dragash sono albanese, serbo e bosniaco.
Tra i ‘nostri’ nella regione di Gora
In base al profilo della municipalità di Dragash stilato dall’OSCE, i gorani discendono dai popoli slavi cristiano-ortodossi che sono arrivati dalla Bulgaria nel XIII secolo e sono passati attraverso l’attuale territorio di Dragash nel corso della loro migrazione a nord verso la Bosnia. Secondo alcune tesi degli storici, questa popolazione discende dai Bulgari Bogomili – una setta eretica della Chiesa ortodossa bulgara, che è stata espulsa dalla Bulgaria. Alcuni di essi sono andati a Gora, la maggioranza in Serbia e Bosnia Erzegovina. Durante l’impero ottomano, questo gruppo si è convertito all’Islam.
L’accademico bulgaro Jordan Ivanov pubblicò nel 1917 “Bulgari in Macedonia”. Egli chiamò i gorani convertiti all’Islam 'Torbeshi', Pomaks. La parola torbesh (torba significa sacco) viene dai Bogomili 'torbesh' che si convertirono facilmente all’Islam. I Bogomili avevano l’usanza di portare i loro sacchi sulle spalle quando andavano a mendicare. Secondo l’etnografo bulgaro Vasil Kanchov, i Poturnaki della montagna di Shar portano il nome 'Torbesh' - nome che è stato dato loro dai cristiani bulgari e dagli Arnauti per prenderli in giro.
Al momento tutti i gorani sono musulmani. I gorani si chiamano tra di loro ‘i nostri’ e chiamano la loro lingua madre ‘la nostra’. “Ho incontrato uno dei «nostri»”, “Parliamo la «nostra» lingua”, dicono i gorani.
Nel corso di questo viaggio attraverso i villaggi gorani in Kossovo, ho incontrato molte macchine in colonna che stavano andando ad un matrimonio. In luglio e agosto, quando i lavoratori emigrati gorani tornano dalla Germania, dalla Svizzera e dall’Italia per le vacanze, ci sono circa trenta, quaranta matrimoni a settimana in ogni villaggio gorano in Kossovo. Molti giovani gorani ritornano apposta per sposarsi con una persona della loro regione nativa. Ogni giorno c’è una festa per un matrimonio, tranne il venerdì, il giorno della
Jumma namaz musulmana, la preghiera del venerdì. Il matrimonio gorano di solito dura cinque giorni. Nelle colline di Shar planina (la montagna di Shar) echeggiano le canzoni tradizionali dei gorani, un misto di ritmi macedoni, albanesi, bulgari, serbi e turchi. Una di esse è ‘Zajdi, Zaidj’, una canzone folk popolare gorana vicina ai suoni bulgari, arrangiata dal compositore Goran Bregović per la colonna sonora del film di Kusturica ‘Arizona dream’. Bregović ha chiamato questo motivo gorano “la canzone dei sogni”.
Sulla strada, dalla città di Dragash al villaggio di Brod, ho incontrato alcune macchine moderne con la targa tedesca, svizzera e italiana, guidate da giovani e belle donne gorane che portavano vestiti alla moda. Queste macchine appartengono agli emigrati gorani che vivono all’estero. Le donne del luogo indossano sempre gli abiti tradizionali gorani: giacca lunga nera con dei ricami dorati, pantaloni larghi e la testa coperta da un fazzoletto. La strada asfaltata da Dragash a Brod è in cattive condizioni. Ai lati ci sono piccoli villaggi con moschee, che però sono raggiungibili solo attraverso sentieri sterrati. I gorani si spostano a piedi o sugli asini. L’inverno è rigido (circa –20°C) ed alcuni villaggi gorani sono completamente isolati. Uno di essi è
Backa, il più piccolo villaggio gorano nel quale abitano 150 persone, solo anziani.
Brod, il villaggio con otto pubs
Il villaggio di Brod è l’ultimo, dopo non ci sono più strade asfaltate, solo stretti sentieri della montagna di Shar. A Brod ci sono circa 700-750 case e 1.500 abitanti. C’è una scuola dove si insegna in serbo e due moschee. Circa la metà degli abitanti vive nella vicina Macedonia, ma vengono a Brod di tanto in tanto.
Brod è un villaggio molto animato, ci sono molti bambini, alcuni abitano in Macedonia e arrivano qui solo per le vacanze estive. Vi sono molti bar, camminando sulla strada principale ho contato otto caffè e pubs, ma immagino siano molti di più. Seduti ai bar ci sono solo uomini, tradizionalmente le donne del luogo stanno dietro le grandi mura delle loro grandi case.
Nel tardo pomeriggio i Gorani portano al pascolo il bestiame – pecore, tori, mucche. Ci sono circa 500-600 pecore a Brod. Tradizionalmente i gorani allevano pecore. Un chilo di agnello costa 4 euro. La specialità locale più famosa è il formaggio gorano della montagna di Shar - stagionato e salato, simile al parmigiano italiano ma più morbido. Il formaggio costa a Dragash 6 euro (prezzo per gli stranieri) e 4-5 euro a Prizren (prezzo per la popolazione locale).
I piatti più famosi sono il
burek (pasticcio di formaggio) e i dolci tradizionali come
baklava, éclair, indiana.
Boza è una tipica bevanda gorana, una bibita aspra fatta di farina e zucchero bolliti secondo un procedimento particolare.
Storicamente nei Balcani i gorani sono i ‘Bozadzij’ (il popolo che prepara la ‘boza’). Sono da secoli lavoratori emigranti. Oggi c’è un flusso costante di gorani in uscita da Brod. Un tempo solo gli uomini migravano dai villaggi per lavorare all’estero; oggi intere famiglie emigrano all’estero. Molte persone di Brod lavorano in Serbia, Macedonia, Croazia, Bosnia Erzegovina, dice Djunajder Bojda – un giovane uomo gorano che lavora a Priština alla Commissione centrale per le elezioni ed è presidente della locale ONG ‘Scordos Mons’. Ha due sorelle, una è sposata a Skopje, l’altra nell’Europa occidentale. I loro mariti sono gorani.
Dai tempi della Jugoslavia, Brod ha attivi contatti con la vicina Macedonia. Oggi quasi tutte le persone di Brod hanno il passaporto macedone. Alcune di esse chiedono la cittadinanza bulgara. Ci sono sette studenti di Gora nelle università bulgare. I gorani non ricevono il passaporto bulgaro, la procedura per ottenerlo non è semplice.
“La Bulgaria non ha bisogno di noi”, dice Djunajder Bojda e schiva la domanda sull’identità etnica dei gorani. In effetti, gli storici della Macedonia, della Serbia, della Bosnia Erzegovina e della Bulgaria si contendono l’origine dei gorani. Ismail Bojda, presidente dell’associazione “Macedoni di religione musulmana”, è parente di Djunajder ed è un gorano di Brod che vive a Skopje. Secondo Ismail Bojda, a Gora, in Kossovo, vivono circa 25mila Macedoni. Djunajder Bojda vuole organizzare una tavola rotonda con storici dalla Serbia, Bosnia Erzegovina, Macedonia, Albania e Kossovo per discutere dell’origine di questa piccola comunità in Kossovo.
Durante l’estate, le notti a Brod sono animate. Verso le ventitre i giovani gorani escono sulla ‘promenade’, la passeggiata (la cosiddetta ‘korzu’ nella lingua locale gorana) allo scopo di stringere contatti sociali e scegliere la loro futura moglie. La vita quotidiana a Brod segue ancora il suo ritmo tradizionale. Al tramonto un gruppo di giovani donne gorane passa per il centro del paese. Le donne indossano il copricapo tradizionale bianco con i ducati d’oro (le persone qui chiamano le antiche monete d’oro ‘ducat’, non ‘altun’). In questo modo le donne gorane mostrano la loro ricchezza. Solo le ragazze giovani portano i ducati come collane.
Krushevo
Mi fermo nel villaggio di Krushevo per mangiare un delizioso burek e bere un succo di mirtillo. Poi vedo due ragazze molto carine, sui vent’anni, gemelle: Ramiza e Resmia. Sono andate a scuola fino ai quattordici anni, fino all’ottava classe. Il padre non ha permesso loro di continuare a studiare a Dragash.
“La nostra tradizione non permette alle ragazze di andare a scuola”, mi hanno detto. Ora non hanno un lavoro e attendono solo di sposarsi. Hanno già il loro corredo da sposa.
“Quanti bambini vorreste avere?” ho chiesto loro.
“Tre”, ha risposto Ramiza
“Quanti ce ne darà Allah”, ha poi aggiunto. Le due ragazze capiscono l’albanese ma non sono capaci di parlarlo. Sanno parlare solo la loro lingua madre, il dialetto gorano; secondo loro “è la lingua bosniaca”.
Restelica, il villaggio dei lavoratori emigrati
Restelica è il più grande villaggio in tutta la regione di Dragash.
”Restelica è un grande villaggio, tanto quanto sei villaggi di Brod” dice Sabidin Cufta, vicepresidente dell’Assemblea municipale di Dragash e gorano di Restelica. Ci sono 7mila abitanti, circa 4.500 vivono nel villaggio, gli altri 2.500 lavorano all’estero.
“Che tipo di lavoro fanno?” ho chiesto.
“Per lo più facchini” ha detto. Restelica è un vero villaggio gorano, eccetto cinque, sei famiglie che sono emigrate dal nord dell’Albania durante la seconda guerra mondiale.
“Si sono sposati con i «nostri»”, mi ha raccontato. Ci sono molti bravi musicisti e cantanti in questo villaggio. Nella scuola locale, una parte dei bambini studiano in lingua serba, mentre gli altri in bosniaco e ci sono due classi in lingua albanese.
Restelica è il più ricco villaggio di Gora. Tutte le case sono enormi, sembrano edifici scolastici di quattro cinque piani. I contadini hanno costruito le loro case sui pendii della montagna, portando mattoni, tegole e tutto il materiale a dorso d’asino. Qui il prezzo del terreno per una casa è circa 60-70mila euro. A causa della crisi economica in Kossovo, la maggior parte degli uomini sono emigrati nell’Unione Europea per poter lavorare. Negli enti di Dragash lo stipendio medio ammonta a meno di 150 euro al mese. Secondo le statistiche, ci sono 5mila disoccupati in tutto il comune, ma in realtà il numero è più alto.
I più ferventi e conservatori musulmani gorani vivono a Restelica. Una donna gorana di mezza età è stata presa dal panico quando ha visto che le stavo facendo una foto mentre lavava delle coperte bianche di lana. É fuori discussione fare una foto ad una donna gorana sposata, senza chiedere il permesso al marito.
“Se lui viene a sapere che mi ha fotografato, mi abbandonerà e mi manderà via”, mi ha detto la donna.
“Seliam Aleikum”, dicono gli uomini gorani a Naser (27 anni) che è l’imam. Nel centro di Restelica c’è una grande moschea costruita 450 anni fa. É venerdì, dopo la
Jumma namaz (la preghiera del venerdì) molti uomini – giovani e vecchi – si riuniscono vicino alla moschea. Ho chiesto agli uomini quando Restelica si è convertita all’Islam.
“Prima che i Turchi venissero qui”, mi hanno spiegato. Alcune persone chiamate ‘halepovci’ (Halep) vennero a Krushevo dalla Siria e portarono qui la religione islamica.
“Che lingua parlate?”, ho chiesto loro.
“La nostra lingua è ‘la nostra’, il Gorano, né Macedone, né Serbo”, mi ha detto la maggioranza delle persone.
Secondo alcuni ricercatori c’erano dervisci a Gora. A Brod, Restelica, Radesha, Zli Potok ed alcuni altri posti c’erano ‘tarikati’ (confraternita dei musulmani Sufi). Ho chiesto a molti gorani dei
teke (templi musulmani dei Sufi, della confraternita derviscia), ma solo nel villaggio di Restelica ne ho visto uno vero. A Restelica, solo zio Melgaip (45 anni) che si occupa di trenta, quaranta alveari mi ha mostrato l’antico teke ai margini del villaggio. ‘Selim dedo teke’ è il più piccolo e nascosto teke che io abbia mai visto nei miei viaggi nei Balcani. È fatto di pietre e sorge su un promontorio vicino ad un ruscello.
Dentro il teke ci sono le
turbes (le tombe dei santi musulmani). C’è un derviscio a Restelica, ma ora è in Italia, mi ha detto zio Melgaip.
Tutti i gorani sono sunniti. Si sono convertiti all’Islam durante l’Impero Ottomano nel XVII-XVIII secolo, ma celebrano ancora alcune festività tradizionali tipiche dei cristiani. Al ritorno, sono passata per il villaggio di Globocica. In fondo a questo villaggio c’è un grande prato dove il 6 maggio, il giorno di S. Giorgio, l’intera popolazione gorana si riunisce per celebrarlo.
IN CERCA DELL’IDENTITÀ GORANA
Le persone mantengono le tradizioni musulmane, c’è una moschea in ogni villaggio, in tutto venti moschee; molte di queste sono state restaurate grazie a donazioni della popolazione locale. La religione islamica è una delle principali caratteristiche dell’identità gorana. I gorani hanno creato la leggenda che i loro predecessori si siano convertiti all’Islam prima dell’arrivo dei Turchi nei Balcani. Ho sentito questa leggenda in tutti i posti di Gora che ho visitato: Brod, Restelica, Zli Potok, Dragash.
Zli Potok: la leggenda della nishan musulmana (lapide funeraria) di 819 anni
“Una «nishan» vecchia 819 anni” titola sul suo numero del 12 giugno 2004
Alem, una rivista in bosniaco stampata a Prizren (nisha è la parola turca per lapide funeraria musulmana). Nel bar del villaggio di Zli Potok ho parlato con due uomini, i quali si lamentavano come una piena avesse portato via l’antica lapide funeraria e che questa fosse andata perduta.
“Ma l’intero villaggio ha visto questa nishan”, mi hanno detto gli uomini. Vicino alla moschea di Zli Potok mi sono imbattuta in due donne e un giovane uomo, che mi hanno detto che nel vecchio cimitero di Zli Potok c’erano lapidi funerarie dell’undicesimo secolo. Alcune di esse sono state rotte e i Gorani ne tengono due in uno stanzino della moschea. Hanno aperto apposta per me la moschea e mi hanno mostrato le due antiche lapidi con iscrizioni arabe.
L’alfabeto arabo è stato usato nell’Impero Ottomano, nel mondo arabo e persiano. I musulmani bulgari, la comunità dei
Pomaks (i musulmani convertiti all’Islam durante l’Impero Ottomano), hanno lo stesso tipo di leggende. L’etnografia bulgara e gli esperti di antropologia riportano molte leggende arabe, che i Pomaks hanno introdotto nell’Islam prima dell’arrivo dei Turchi nei Balcani. Come dimostrazione, i Pomaks parlano della presenza di alcune
nishan prima della dominazione turca. E il fiume si è portato via la prova.
C’è un’altra similitudine tra Pomaks bulgari e Gorani del Kossovo. Le donne pomak in Bulgaria e le donne gorane in Kossovo indossano abiti tradizionali, la giacca lunga è un simbolo di identità. Gli uomini non portano vestiti tradizionali. Il venerdì – giorno di mercato – le donne gorane dei villaggi vengono a Dragash. Da lontano non passano inosservate con le loro lunghe giacche nere decorate con ricami dorati. In generale, le donne gorane sono alte, belle, ben fatte, robuste, con la pelle chiara. Gli uomini gorani sono più bassi rispetto agli altri abitanti delle montagne. Come gli uomini Pomak in Bulgaria, non indossano abiti tradizionali.
“Siamo lo stesso popolo, siamo Slavi, tutti noi parliamo macedone e capiamo il bulgaro”, dice il giovane Alia del villaggio di Zli Potok.
I RAPPORTI CON LA BULGARIA
All’inizio del XX secolo c’erano buoni rapporti tra la Bulgaria e i Gorani. Molti gorani lavoravano in Bulgaria, c’erano diversi negozi di dolci gorani (c’erano tre, quattro negozi di Gorani a Sofia, secondo Vasil Kanchov). Oggi le persone del villaggio di Brod si ricordano ancora che alcuni dei loro antenati lavoravano in Bulgaria a preparare ‘boza’, ‘burek’ e dolci. Alcuni dei personaggi del libro ”Gora – sola e lontana”, scritto da Sadik Idrici, abitavano in Bulgaria dove avevano piccoli negozi di ‘boza’ e ‘burek’. Nel villaggio di Kukaljane ho incontrato Zudi Iljazi, un vecchio gorano che vive a Belgrado dal 1958. Lui sa un po’ di cose sulla Bulgaria perché, all’inizio del XX secolo suo nonno Xhafer e il suo avo Sali abitavano a Sofia e preparavano ‘boza’.
Secondo Vasil Kanchov e Jordan Ivanov, i ‘Torbesh’ della montagna di Shar (Gorani) sono un’etnia bulgara che parla un dialetto bulgaro. Viaggiando nella regione di Gora posso dire che la lingua gorana non è bosniaco, né serbo; è vicina al dialetto macedone occidentale, è un dialetto bulgaro con vocali nasali. Le parole delle vecchie canzoni gorane sono bulgare. Secondo lo studio “World Bulgaria” (2000) dell’Agenzia Statale Bulgara per i bulgari all’estero, i gorani sono un’etnia bulgara.
I Bulgari di Zhupa
Il 23 giugno 2004 l’UNMIK ha registrato l’ONG ‘Muhamedans Bulgari’, un’associazione per l’educazione culturale dei bulgari di Zhupa, con sede nel villaggio di D. Ljubinje nella regione di Zhupa (questo villaggio si trova a 20 chilometri dalla città di Prizren). Gli obiettivi principali dell’associazione dei bulgari di Zhupa sono: unire i bulgari del Kossovo allo scopo di mantenere, sviluppare e promuovere la cultura e le tradizioni della comunità bulgara in Kossovo; lavorare per rafforzare i legami tra intellettuali bulgari nei Balcani; favorire l’educazione dei giovani allo scopo di promuovere la tolleranza, la democrazia, i diritti umani e delle minoranze; sostenere e incoraggiare la produzione letteraria; fare conoscere ai propri membri e alle loro famiglie la storia e la cultura bulgara.
La regione di Zhupa si trova a sud-est di Prizren, ai piedi della montagna di Shar. Tradizionalmente gli abitanti di Zhupa sono buoni costruttori. Secondo lo storico bulgaro Kanchov Ivanov sono musulmani di origine bulgara,.
Partiti politici e partecipazione nelle istituzioni locali
La comunità gorana non è riconosciuta come minoranza. É rappresentata da due partiti politici: SDA (Partito dell’Azione Democratica) e GIG (Draganski Iniciativa Gora). SDA ha buoni rapporti con i musulmani della Bosnia Erzegovina e ha puntato sulla promozione della lingua bosniaca a Gora. Nel 2002 c’è stata una scissione nel SDA ed è stato fondato un nuovo partito bosniaco, il Partito Democratico Vatan. GIG (Draganski Iniciativa Gora) privilegia la lingua serba e i contatti con Belgrado. In seguito, GIG e Partito Democratico Vatan, nato dalla scissione con SDA, hanno formato la “Coalizione Vatan”. Ci sono due deputati (gorani) nel Parlamento del Kossovo: Sadik Idrizi, scrittore e poeta, che si dichiara Bosniaco, e Rustem Ibishi, leader di GIG. Non ci sono partiti etnici gorani. Secondo Sadik Idrizi la nuova coalizione bosniaca ‘Vatan’ parteciperà alle elezioni del 23 ottobre. Ci sono tre gorani che sono vicepresidenti di tre municipalità – Dragash, Prizren e Peć. Ci sono undici Gorani consiglieri comunali in quattro municipalità.
Standards anche per la comunità di Gora?
La comunità internazionale insiste sull’implementazione del documento “Standards per il Kossovo”. Sfortunatamente i gorani non sono al centro dell’attenzione dell’UNMIK e dell’OSCE in Kossovo. Il 6 luglio a Priština si è svolta, in collaborazione con l’OSCE, la conferenza sul ruolo della comunità turco-kossovara e di altre comunità all’interno degli “Standards per il Kossovo”, ma la comunità gorana non è stata presentata. Della regione di Gora ha partecipato solo il deputato Sadik Idrizi, ma ha tenuto una lezione sull’educazione della comunità bosniaca in Kossovo e non sulla comunità gorana. Sadik Idrizi ha sostenuto che una parte dei gorani si dichiara bosniaca, l’altra gorana. É necessario che i gorani puntino a misure concrete per preservare la loro lingua e la loro cultura. Invece rimangono zitti.
“Resisteremo”
“Quando i tedeschi sono venuti qui, i gorani hanno dato loro da mangiare. Poi i gorani hanno dato da mangiare ai partigiani (durante la seconda guerra mondiale). Noi siamo così pochi, non combattiamo neanche”, Djunajder Bojda del villaggio di Brod spiega come i gorani sono sopravissuti alle guerre e ai conflitti. I gorani temevano di essere vittime dell’estremismo albanese durante la guerra in Kossovo nel 1999. I gorani vivono ancora isolati sulle montagne e non osano andare a Priština. La maggior parte di loro parla male l’albanese o non lo parla affatto. Hanno paura che gli albanesi li associno ai serbi.
“Noi possiamo pensare, possiamo non pensare, non importa, non abbiamo influenza. Non siamo in grado di cambiare le cose. Noi resistiamo. C’erano albanesi che non erano d’accordo con l’UCK (Esercito di Liberazione del Kossovo), ma ora sono due metri sotto terra”, ha detto filosoficamente un uomo gorano del villaggio di Brod.
Molti gorani sono scappati dalla regione di Gora durante la guerra in Kossovo ed hanno ancora paura di tornare. Alcuni di loro sono nel Sandjak (Novi Pazar, Tutin), altri in Bosnia Erzegovina. L’ICS - Consorzio Italiano di Solidarietà ha lavorato per un progetto sul ritorno degli sfollati dal Sandjak e dalla Bosnia Erzegovina - persone senza lavoro e senza casa. Circa cinquecento persone hanno seguito dei corsi, sono stati stanziati aiuti per trenta famiglie: dieci a Vraniste e venti a Radesa. Ho incontrato Altana, una signora gorana del villaggio di Radesa nella municipalità di Dragash. Suo figlio A. è uno sfollato. Ha lasciato Gora durante la guerra. ICS segue il suo caso e cerca di aiutarlo a ritornare, ma A. ha paura di avere dei problemi se ritorna a Gora. Altana, sua madre, teme per il futuro del figlio.
Vedi, dall’archivio:
Kossovo, un reportage alla vigilia dei negoziati