Dal primo luglio la Romania ha introdotto un visto per i cittadini di Serbia e Montenegro che vogliono entrare nel paese. E la risposta serba non si è fatta attendere: visti anche per i Rumeni
Passaporto
“Tra Romania e Serbia e Montenegro ci sono rapporti tradizionali di amicizia e buona collaborazione nell’ambito delle strutture e delle iniziative regionali, così come al livello degli organismi internazionali. La Romania appoggia gli sforzi della Serbia e Montenegro riguardo alle aspirazioni di integrazione della nuova unione statale nelle strutture euro-atlantiche”. Così rilevava il comunicato emesso della presidenza della Romania in occasione della visita del presidente Ion Iliescu a Belgrado, svoltasi il 30 agosto. Ma lì, a Belgrado, erano altri i problemi più urgenti da discutere, aspetti molto più pragmatici che riguardano direttamente i cittadini dei due paesi, vale a dire la loro libera circolazione. Che oramai non è più libera dal primo luglio, quando la Romania ha deciso di introdurre i visti per i cittadini della Serbia e Montenegro. E da quando l’11 luglio anche Serbia e Montenegro ha preso una simile posizione, introducendo per reciprocità visti per i vicini romeni. Bucarest ha preso la decisione unilateralmente a causa del rifiuto di Belgrado di collaborare.
Le autorità romene hanno spiegato la necessità di una tale misura con l’argomento del rafforzamento della sicurezza dei confini, in vista della sua adesione all’Unione Europea, prevista per il 2007. Anzi, Bucarest ha tenuto a sottolineare che è stato Bruxelles a chiedere l’introduzione dei visti. Sempre per rispettare le esigenze dell’UE, la Romania ha introdotto quest’anno visti anche per altri paesi come Ucraina, Russia e Turchia. Ma l’amministrazione di Belgrado si è sempre rifiutata di accettare gli argomenti della parte romena, portando controargomenti. Controargomenti che riguardano “la fretta” della Romania confronto alla Bulgaria, per esempio, con la quale si trova d’altronde in “tandem” per l’adesione all’UE. Perché la Bulgaria non ha introdotto ancora visti per la Serbia e, aggiungono i politici di Belgrado, nemmeno l’Ungheria ha introdotto visti fino a 6 mesi prima della sua adesione all’UE. C’è poi l’aspetto del costo del visto, da non sottovalutare, dal momento che occorrono 27 euro per una sola entrata per chi riesce a dimostrare lo scopo della visita, 37 euro per chi non specifica con chiarezza lo scopo e 62 euro per entrate multiple.
Caos alle rappresentanze della Serbia e Montenegro a Bucarest e Timisoara
L’introduzione dei visti tra i due paesi ha preso alla sprovvista i cittadini ma anche le ambasciate e i consolati dei due paesi. Soprattutto l’Ambasciata della Serbia e Montenegro di Bucarest e il Consolato Generale di Timisoara sono stati presi d’assalto da centinaia di romeni che volevano viaggiare nel vicino paese. A Bucarest, nelle prime settimane dell’introduzione dei visti, davanti all’Ambasciata della Serbia e Montenegro i romeni sono stati i “protagonisti” di un spettacolo umiliante e degradante. Arrivati da tutto il paese si sono messi in fila per richiedere il visto, ma il personale diplomatico era insufficiente a far fronte alla gran richiesta. Una lista di attesa costituita ad-hoc ha rappresentato l’unico strumento per fare un po’ di ordine nel caos generale. Centinaia di romeni che lavorano in Serbia, dove sono meglio pagati che in Romania, si sono trovati da un giorno ad altro nell’impossibilità di continuare la loro attività. I media romeni hanno presentato a lungo servizi sul caos creato dopo l’introduzione dei visti. Donne con le lacrime agli occhi si lamentavano per le misure e c’era pure chi diceva che una tale situazione non si era mai vista nemmeno durante la guerra in Iugoslavia. Ma i romeni non volevano rinunciare ad arrivare in Serbia. Hanno dormito sulle strade intorno all’ambasciata, hanno dormito nella stazione vicino ai binari - perché nella sala d’attesa non era loro permesso -, hanno mangiato sul marciapiede, ma non hanno rinunciato ad ottenere un visto per poter viaggiare, lavorare o visitare parenti e amici in Serbia.
Gli stessi disagi anche al Consolato di Timisoara, città a due ore da Belgrado. Qui sono dovuti intervenire pure i gendarmi per convincere la gente a non fare la fila anche durante la notte. Ma nelle situazioni di caos c’e sempre chi ne approfitta e non sono mancate neanche stavolta le persone “intraprendenti” che tenevano un posto in fila di notte, posto venduto all’indomani a 20-50 euro.In due mesi, le rappresentanze della Serbia e Montenegro hanno emesso più di 4000 visti per i cittadini romeni registrando in media 150 richieste al giorno.
Duro colpo per i trasportatori e per le agenzie del turismo
Colti all’improvviso anche i trasportatori. I camionisti, soprattutto quelli che dovevano arrivare in Italia sono stati fermati alla frontiera con la Serbia dopo l’introduzione dei visti dall’amministrazione di Belgrado. Il primo giorno dell’introduzione delle nuove regole 100 camion romeni sono stati bloccati alla frontiera. La maggior parte di loro doveva arrivare in Italia via Serbia e Croazia.Passsavano per Timisoara dove i principali investitori sono italiani e avevano i camion pieni di merci destinate all’Italia. Anche se i camionisti erano in possesso dell’autorizzazione per transitare in Serbia non potevano farlo perché non avevano i visti. Non potevano nemmeno cambiare strada perché mancavano le autorizzazioni per transitare in altri paesi verso l’Italia.
Disagi anche per chi aveva programmato le vacanze nel paese confinante o per chi intendeva anche solo attraversarlo perché il trasporto verso paesi dello Spazio Schengen era più conveniente. D’altra parte, i serbi che venivano a fare acquisti in Romania hanno rinunciato a questa abitudine. Certo è che dal 1 luglio si nota un abbassamento del traffico verso e dalla Serbia e che gli scambi commerciali hanno registrato un calo drammatico, avvertono i rappresentanti di categorie.
Si cercano soluzioni
La prima buona notizia riguarda i possessori di passaporti diplomatici e di servizio. Per loro non ci sarà più bisogno di visti. La seconda deriva da un incontro tra i ministri degli esteri dei due paesi svoltasi nel mese di luglio. Allora si suggeriva di snellire la concessione dei visti con priorità per i trasportatori, per le persone che viaggiano in scopi culturali, scientifici, sportivi, umanitari, per gli uomini d’affari, e per i gruppi organizzati di turisti. Ma le tariffe rimangono le stesse e non incoraggiano molto il flusso di persone tra i due paesi. ”Non cambierà nulla finché la Serbia non entrerà essa stessa nell’UE”, dichiarava ad un giornale romeno Milos Uscerbka, il console generale della Serbia e Montenegro a Timisoara.
E molto ancora resta da fare per confermare i buoni rapporti tradizionali tra i due paesi che ora, anche se vicini, in effetti, sono isolati. Da Belgrado a Bucarest c’è solo un treno al giorno, autobus di linea per passeggeri non ci sono, come nemmeno collegamenti aerei. Ma paradossi così detti “balcanici” nell’area ce ne sono tanti, come l’introduzione dei visti tra la Romania e la Serbia e Montenegro nello stesso giorno in cui entrava in vigore l’Accordo di libero Scambio che prevede facilitazioni doganali bilaterali.
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