La Slovenia vuole un proprio accesso alle acque internazionali, la Croazia glielo nega. La questione del Golfo di Pirano, assieme ad altri nodi irrisolti ereditati dalla dissoluzione della Jugoslavia, rendono tesi i rapporti tra i due Paesi. Soprattutto durante le rispettive campagne elettorali. Un contributo di Leonardo Barattin
Pirano
L'annoso braccio di ferro tra Slovenia e Croazia sulla definizione del confine di Stato presso il Golfo di Pirano si è riproposto con forza in quest'ultimo mese di campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento di Ljubljana.
Lunedì 13 settembre il premier sloveno Anton Rop è andato a pesca nelle acque del Golfo irritando gli ambienti politici e i media croati che sono giunti a parlare di "slovenska provokacija" (Večernji List del 14.09.04). Alcuni giorni più tardi, mercoledì 22 settembre, uno dei membri più in vista del Partito Popolare Sloveno (SLS), Janez Podobnik, insieme ad altri undici politici nazionalisti sloveni sono stati protagonisti di un incidente di frontiera al valico di Plovanija (avrebbero sconfinato in modo illegale per recarsi nella casa del "patriota" sloveno Joško Joras che risiedendo nel villaggio di Mlini, formalmente in territorio croato, continua ad affermare di vivere in Slovenia) che sta causando pesanti strascichi nei rapporti tra Ljubljana e Zagabria, nonostante il Primo Ministro croato Ivo Sanader abbia cercato di stemperare il clima definendo l'incidente come predizborna kampanja (ossia un fatto di campagna elettorale).
Nell'impossibilità di giungere sino ad oggi ad una soluzione della contesa con la ratifica di un trattato da parte dei due parlamenti e in attesa di un arbitrato internazionale risolutivo la questione del confine marittimo del Golfo di Pirano continua ad avvelenare i rapporti tra Slovenia e Croazia assieme ad altri nodi problematici ereditati con la dissoluzione dello Stato jugoslavo. Quali sono i termini della questione?
Il desiderato spostamento a sud della linea di confine marittimo risulta essere di fondamentale importanza per la Slovenia in quanto, senza la rettifica dello stesso a suo favore, essa risulta priva di un accesso indipendente alle acque internazionali e di conseguenza le sue imbarcazioni devono necessariamente attraversare il mare territoriale italiano o quello croato per giungere in mare aperto. Con quali implicazioni si può facilmente intendere sul piano economico, militare e politico.
Il tracciato del confine marittimo dipende però dalla linea di confine terrestre: qualora la Slovenia ottenesse l'assegnazione di alcuni minuscoli villaggi istriani oggi sotto la sovranità croata (ma rivendicati con forza da parte slovena), la direzione della linea di confine in uscita dalla foce del fiume Dragogna (che funge da confine tra i due Stati sin dai tempi della Federativa) verrebbe automaticamente modificata disegnando proprio la soluzione favorevole a Ljubljana all'interno delle acque del Golfo di Pirano.
La controparte croata si oppone con forza alla cessione di sovranità su terra e mare e anzi rilancia osservando che il corso originario del Dragogna (anteriormente cioè alla rettifica della sua parte terminale operata negli anni della Jugoslavia comunista) sfociava un chilometro e mezzo più a nord, in territorio oggi sloveno e che questo, a rigore di termini, dovrebbe essere considerato come il confine reale.
Per parte propria gli sloveni sostengono con Joras che i villaggi contesi siano di propria pertinenza dal momento che rientrano nei libri catastali del Comune (sloveno) di Pirano, mentre dal versante croato si ribatte affermando che "Joras sapeva che la sua casa si trova dalla parte croata" dal momento che "ha richiesto al Comune di Buje [n.d.a.: in Croazia] il permesso di costruzione per la sua abitazione" (Glas Istre, 24.09.04). A ciò Joras replica che questo non prova che egli viva in Croazia …
Pur apparendo a qualcuno una banale lite di corte si tratta viceversa di una questione che nel corso degli anni ha dimostrato di essere altamente complessa e spinosa, spesso intrecciata (e condizionata nella sua soluzione) ad altri nodi problematici che agitano i rapporti tra i due Paesi (si pensi ad esempio ai noti casi della Ljubljanska Banka e della centrale termonucleare di Krško) e che sinora hanno dato luogo sia a forti frizioni che a strumentalizzazioni di questa o quella parte politica.
Al di là delle sue varie ricadute sul piano pratico sia in caso di soluzione che di mancata soluzione, il vivace contrasto sul Golfo di Pirano è la spia - piccola, se si vuole, ma luminosa … - dei numerosi contrasti e contraddizioni che continuano ad agitare l'intero panorama ex-jugoslavo e che con il progressivo allargamento all'Europa sudorientale fioccheranno sui tavoli delle istituzioni comunitarie e delle sedi d'incontro dei governi europei, richiedendo loro soluzioni articolate e ponderate che sanino situazioni di incertezza, squilibrio e tensione e procedano in direzione di una composizione permanente dei conflitti.
Vedi anche:
Istria, tra Croazia ed Europa
L'Adriatico, frontiera di ogni pericolo