A Zenica, una delle patrie bosniache del gigantismo degli impianti produttivi socialisti si è tenuto un incontro tra realtà bosniache ed italiane interessate al turismo responsabile ed alla valorizzazione delle risorse locali. Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Paesaggio montano nei pressi di Nevesinje
Edin Durmo, bosniaco, da qualche anno organizza "weekends all'adrenalina". Sulle montagne attorno Zenica promuove corsi d'arrampicata sportiva, discese mozzafiato in parapendio, escursioni di sci alpinismo. Ha ristrutturato una cosiddetta "Vikendica", una casetta delle vacanze che è divenuta sede del suo Club Scorpio. Jovan Kostic fa invece parte di un gruppo di giovani di Nevesinje, cittadina in Republika Srpska, Bih, ed ha avviato un progetto per lo sviluppo del turismo sul monte Velez: possibilità di Bed and Breakfast e di praticare naturalmente alpinismo ma anche mountain bike, parapendio, pesca.
Sono due dei partecipanti ad un incontro che si è tenuto lo scorso ottobre a Zenica tra alcuni dei protagonisti del turismo responsabile in Bosnia Erzegovina. Obiettivo quello di valorizzare e potenziare uno strumento a favore del turismo responsabile nel sud est Europa - il sito internet www.viaggiareibalcani.org, promosso dalle associazioni italiane Progetto Prijedor e Tremembè - e di creare una rete tra chi s'occupi di turismo responsabile in Bosnia Erzegovina.
"Già dal 2002 è stato avviato un percorso per valorizzare sotto il profilo turistico i paesi del sud est europeo" spiega Armando Stefani, di Tremembè "lo abbiamo fatto attraverso attività formative locali (la rete del turismo rurale di Prijedor), iniziative di promozione e valorizzazione del territorio (il campo estivo a Martin Brod - Bihac), viaggi collettivi provenienti dall'Italia che hanno coinvolto numerose persone e permesso di testare sia la ricettività che il gradimento verso le caratteristiche storico-culturali che ambientali dei luoghi".
"Tra gli obiettivi anche quello di dar vita ad una rete del Turismo Responsabile nella regione" aggiunge Michele Nardelli, dell'Associazione Progetto Prijedor "un primo appuntamento è stato quello dell'autunno 2003 in Italia che ha visto partecipare operatori provenienti dalla Croazia e dalla Bosnia Erzegovina in una intensa settimana di conoscenza e formazione, è seguito poi l'incontro di Zenica".
A Zenica si è dibattuto partendo dal significato stesso che si da allo sviluppo sostenibile. A qualcuno che ricordava come dal solo turismo non può dipendere la Bosnia Erzegovina e quindi è necessario ed inevitabile che si lasci spazio anche ad altri interessi, quali ad esempio quelli legati alle costruzioni di dighe lungo i numerosi corsi d'acqua del Paese altri ribattevano come si debba uscire dal ricatto del lavoro che non c'è, in nome del quale va bene tutto. Perché lo sviluppo sostenibile non crea lavoro, ma annichilisce al contrario le potenzialità del territorio.
Poi il dibattito su come può contribuire il versante italiano della rete: con le esperienze della cooperazione decentrata, con il supporto delle molte agenzie nate in Italia per promuovere il turismo responsabile, con il supporto delle associazioni ambientaliste (Legambiente era presente a Zenica) che rappresentano un soggetto fondamentale per creare un ponte tra i vari settori dello sviluppo sostenibile.
Infine gli impegni per il prossimo futuro: innanzitutto un censimento delle realtà che intendono aderire alla rete, poi lo studio delle modalità della creazione di un centro della rete con sede a Sarajevo e del funzionamento permanente di quest'ultima.
Vedi anche:
Viaggiare i Balcani