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Romania: al via il nuovo governo
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Data pubblicazione: 30.12.2004 15:26

Dopo elezioni politiche e presidenziali che hanno messo in mostra una Romania profondamente divisa nasce il nuovo esecutivo. Molti i volti nuovi: tra questi giovani e uomini d’affari.
Il primo ministro Calin Popescu Tariceanu
Romania, si cambia. A governare il Paese è ora un governo di centro-destra che è andato a sostituire quello dei social-democratici . I risultati delle elezioni politiche del 28 novembre hanno messo in mostra una Romania divisa. Lo ha dichiarato anche il presidente del Partito social-democratico, Adrian Nastase, al governo negli ultimi 4 anni e ora sulle sedie dell’opposizione nel Parlamento: “Si può affermare vi siano due Romanie”.

Da una parte vi sarebbero infatti gli elettori delle grandi città, giovani e intellettuali, che hanno dato il loro voto alla coalizione di centro-destra “Giustizia e Verità” tra i liberali e i democratici e dall’altra la gente del ceto medio rurale che hanno indirizzato le loro preferenze verso i social-democratici.

Dopo la tornata elettorale nessuna delle due coalizioni aveva però raggiunto una maggioranza tale da poter governare e non è stato facile per liberali e democratici riuscire a cooptare altri partiti al governo.

Alla fine, dopo negoziati serrati, la Romania ha finalmente un governo di cui fanno parte 4 partiti e con un liberale, Calin Popescu Tariceanu (52 anni), sulla poltrona di primo ministro.

Un governo quindi di coalizione tra i liberali del primo ministro, i democratici del presidente dello stato, Traian Basescu, i magiari di Romania (UDMR) di Marko Bela e gli umanisti (PUR), pronti a cambiare cavallo essendosi alleati, durante la campagna elettorale, con i social-democratici.

Per la prima volta dopo la Rivoluzione dell’89 la Romania si ritrova un primo ministro liberale. Ciononostante la formula di governo sembra cambiata solo poco rispetto a quella che ha caratterizzato il periodo che va dal 1996-2000. Infatti in quel periodo a governare il Paese sono stati gli stessi liberali, i democratici, i magiari di Romania e il Partito dei contadini (PNTCD). Ora il Partito dei contadini non è più riuscito ad accedere in Parlamento ed il nuovo partner di coalizione sono gli umanisti (PUR).

L’esecutivo è formato da 24 membri: 10 ministri molto giovani, tra i 30 ed i 40 anni, e molti uomini d’affari. “Credo che sia un’équipe che ha la chance di ristabilire la fiducia negli uomini politici. Questo governo rappresenta un abbinamento tra uomini d’affari e funzionari che hanno dimostrato competenza in passato” ha dichiarato il capo dello stato, Traian Basescu.

Una parte dei membri dei membri dell’esecutivo sono volti nuovi, giovani che finora si sono dedicati alla propria professione. Tra questi c’è ad esempio il ministro degli esteri, Mihai Razvan Ungureanu, 36 anni, ex inviato speciale del coordinatore del Patto di Stabilità per i Balcani, il ministro dell’economia e del commercio Ioan Codrut Seres (35 anni), o il ministro delle finanze, ex giornalista economico, Ionut Poescu (40 anni).

Nel governo di Tariceanu sono presenti anche molti uomini d’affari. Il premier stesso, tra l’altro, è l’ex importatore in Romania della marca di automobili Citroen. Tra i ministri benestanti (che non sfuggono dai vari scandali d’affari degli ultimi anni) c’è George Copos (51 anni) rappresentante del Partito Umanista (PUR) che ricoprirà il ruolo di vicepremier e si occuperà di piccole e medie imprese. La sua fortuna personale ammonterebbe a circa 170 milioni di dollari. Poi vi è Adrian Videanu, 42 anni e 30 milioni di $, anche lui vicepremier e si occuperà delle attività economiche. Il terzo posto di vicepremier è andato a Marko Bela (presidente dell’Unione Democratica dei Magiari di Romania) che si occuperà di educazione e dell’adesione all’UE.

Nell’esecutivo sono presenti anche tre donne. Mona Musca (liberale) ricoprirà il ruolo di ministro per la cultura, Sulfina Barbu (Partito democratico) s’occuperà di ambiente mentre Monica Macovei, avvocato di fama soprattutto conosciuta per essersi occupata di molte cause riguardanti la restituzione dei beni confiscati durante il comunismo e esponente della società civile, entra da indipendente a ricoprire l’incarico di ministro della giustizia.

Il governo ha presentato anche una lunga lista dei propri obiettivi. Il primo rimane senza dubbio l’adesione della Romania all’UE, prevista per il 1 gennaio 2007.

“Il primo governo romeno dopo la post-transizione”, come lo ha definito il premier Tariceanu, si trova ad affrontare una corruzione dilagante, ingenti riforme, tra le quali anche quella di un fisco definito “troppo pesante”. Per questo ultimo obiettivo si sono già fatti i primi passi: alla sua prima riunione l’esecutivo ha approvato l’introduzione di un’aliquota unica del 16% per l’imposta sul profitto e sui redditi. Un provvedimento varato con la massima priorità proprio perché il governo ha voluto subito dimostrare di mantenere le proprie promesse elettorali.

Se i dipendenti pagavano allo stato finora un’imposta sui redditi tra il 18 ed il 40% ed i padroni del 25%, ora tutti pagheranno una percentuale uguale: 16%. Più lo stipendio é grande più chi lo riceve trarrà profitto da questa nuova disposizione. Gli specialisti considerano che l’introduzione dell’aliquota unica del 16% dev’essere completata, per non ricadere drammaticamente sulle casse dello Stato, da un forte controllo fiscale e da misure contro l’evasione fiscale. Solo a queste condizioni potrebbe inoltre avere come effetto una diminuzione dell’economia sotterranea e del lavoro nero.

Il nuovo ministro delle finanze, Ionut Popescu, ha precisato che il nuovo piano fiscale porterà 3,4 miliardi di euro in investimenti stranieri nel 2005. Nei piani del nuovo governo c’è anche la modifica del Codice del lavoro. Le misure previste daranno più potere agli imprenditori per “poter prendere decisioni legate alla crescita dell’efficienza economica”. Ciò non soddisfa però i sindacati.

Davanti al Parlamento di Bucarest riunitosi i giorni scorsi per dare la fiducia al nuovo governo il primo ministro Calin Popescu Tariceanu ha ribadito che tra le priorità dell’esecutivo vi saranno il consolidamento della democrazia, la diminuzione del ruolo dello Stato nell’economia, più garanzie per la libertà individuale, più sicurezza per il cittadino, lo sviluppo delle aziende private, la restituzione integrale della proprietà privata confiscata dal regime comunista.

Il governo si è impegnato inoltre a portare la Romania nell’UE, ridurre la povertà, lottare contro la corruzione e rispettare i diritti delle minoranze. Per i diritti delle minoranze, in particolare per quella magiara, a garanzia vi sarebbe la partecipazione dell’UDMR (L’Unione dei Magiari di Romania) al governo. I ministri dell’UDMR sono interessati sopratutto ad assicurare l’educazione nella lingua materna e l’ autonomia amministrativa nelle contee di Harghita e Covasna, in Transilvania, dove vivono molti magiari.

Per poter portare a buon fine gli ambiziosi obiettivi economici il governo Tariceanu avrà bisogno di un solido appoggio parlamentare. Cosa non certo scontata visto che l’opposizione formata dai social-democratici (37%) e dal partito Romania Grande (Romania Mare) dell’ultranazionalista Corneliu Vadim Tudor è molto forte. Inoltre sarà possibile andare avanti senza rischiare le elezioni anticipate (già da più parti invocate) se il Partito umanista romeno rimarrà fedelmente a fianco della coalizione di governo insieme quindi ai liberali, ai democratici ed ai rappresentanti dei magiari di Romania.


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Elezioni in Romania: 1 X 2
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