Sulle ferrovie albanesi grava una profonda crisi finanziaria, situazione peggiorata ulteriormente dal crollo di un vecchio ponte, mai restaurato per mancanza di fondi. Per oltre un mese Tirana rimane esclusa dalla rete ferroviaria. Ci si interroga sulla sicurezza del vetusto sistema ferroviario albanese
Tirana è stata tagliata fuori dalla rete ferroviaria del Paese per più di un mese. La causa è stato il crollo dei piedi di un vecchio ponte in un villaggio vicino a Tirana, sul quale non si è intervenuti per mancanza di fondi.
Come ha dichiarato all’Osservatorio sui Balcani il direttore generale delle Ferrovie Albanesi, Leonard Jani, il 22 dicembre sono stati danneggiati i 20 metri di binari del ponte di Limuth (13 km ad ovest di Tirana). Il ponte che sosteneva i binari ferroviari era stato costruito con lavori di volontariato dalla gioventù comunista albanese nel lontano 1948 e da quel tempo non aveva subito nessun restauro. La diretta conseguenza è stata il blocco della circolazione dei 7 treni che trasportavano ogni giorno passeggeri da altre zone del paese verso la capitale albanese.
“Attualmente i treni che vengono da Scutari (nord), da Valona (sud), da Pogradec (sud-est) si fermano a Vora e Durazzo, (17 e 50 km da Tirana), da dove i passeggeri devono raggiungere la capitale coi pullman e viceversa” dice Jani. Teuta, una studentessa di Durazzo si lamenta perché per arrivare ogni giorno a Tirana, dove studia nella Facoltà di Economia, deve pagare il biglietto dell’autobus che costa 1,2 volte di più.
“La modernizzazione della rete ferroviaria, il pagamento del debito ereditato dal tempo del comunismo, la riduzione del numero degli impiegati statali (attualmente nel settore lavorano 2170 persone), sono i problemi maggiori che affliggono le ferrovie albanesi”, spiega Jani.
Il direttore qualifica l’anno passato come un anno “fortunato” che ha segnato “solo” 17 vittime negli incidenti ferroviari, perché con l’attuale infrastruttura “le catastrofi umane possono accadere ad ogni instante”. Il sogno del direttore è di far tornare le ferrovie albanesi ai livelli degli anni ‘80.
“A quel tempo avevamo la segnaletica, delle barriere per i passaggi a livello ed il cambio della direzione dei binari si faceva in modo automatico, che dava una sicurezza ai passeggeri” aggiunge Jani.
Il direttore delle ferrovie albanesi spera che tutto ciò possa realizzarsi almeno sulla linea ferroviaria Tirana-Durazzo, una zona dove abita circa la metà dei 3 milioni di abitanti del paese. La ristrutturazione può provenire da un fondo di 66 milioni di euro da parte della General Electric Transportation System.
Alla stato attuale i treni non viaggiano oltre i 45 km/h, mentre i macchinisti scendono dal treno per cambiare manualmente il deviatore dei binari, in modo di far giungere la gente a destinazione.
Al tempo del comunismo, quando non esistevano le macchine private, i treni erano il mezzo principale di trasporto dei passeggeri e della merce. Dopo il 1990, con l’apertura del paese verso l’economia di mercato, le ferrovie statali hanno perso la loro importanza e stanno andando sempre più verso il collasso.
“Solo nel 2004 lo Stato ci ha dato 4,5 milioni di $ per coprire le perdite”, dice Jani. I treni albanesi sono rovinati anche fisicamente. I vagoni cinesi dell’epoca comunista si sono distrutti durante l’anarchia del 1992 e del 1997. Adesso al loro posto circolano in totale 62 vagoni ammortizzati di produzione italiana ed austriaca. Altri 12 vagoni, comprati usati in Germania ad un prezzo di 54000 euro ciascuno, sono arrivati il dicembre scorso, ma sono tutt’ora bloccati a Durazzo a causa del crollo del ponte vicino a Tirana.
Dopo 5 anni il governo albanese è riuscito con un fondo di 5,6 milioni di $ a riattivare nel 2002 i 25 km di binari della linea che collega Scutari con il Montenegro, l’unico collegamento internazionale ferroviario del Paese. Nel 1997, 13 km di binari sono stati rubati per essere poi venduti come pezzi da rottamare in Montenegro, mentre gli altri 12 km erano stati danneggiati, spiega il direttore delle ferrovie. Quest’ultimo si dice contento quando racconta che nel 2002 con questa linea sono state trasportate circa 4700 tonnellate di merce, mentre nel 2004 nel nostro Paese sono arrivate dalla Serbia quasi 58.000 tonnellate di merce, principalmente olio, gas, mais e grano.
“Se dal punto di vista della legislazione siamo al passo con l’Europa, dall’altro canto la situazione fisica delle ferrovie ci fa essere 100 anni dietro”, dice Jani, laureato in ingegneria civile.
Si dice pessimista sulla situazione futura, quando dice che la sua impresa statale ha un debito di 7,5 milioni di $ con le ferrovie jugoslave, un debito triplicato dagli scambi commerciali dell’era comunista tra i due paesi.
Nel frattempo, altre imprese statali albanesi che ormai sono in bancarotta, come quella dell’industria del rame, dei mattoni, del cemento hanno un debito verso le ferrovie albanesi di circa 3,6 milioni di $.
Secondo il direttore generale, questo debito deve essere strutturato perché nessuna banca, inclusa la Banca Mondiale, può dare crediti ad un ente che ha grossi debiti da liquidare.
Nel frattempo il gruppo degli esperti delle ferrovie non è ancora arrivato ad una conclusione su cosa fare con il ponte che collega Tirana al resto del Paese, se ne costruirà uno nuovo oppure si procederà col restauro di quello vecchio?
Il 25 gennaio il quotidiano “Panorama” scrive che secondo il consigliere straniero dei trasporti nazionali albanesi, Luis Berger, le ferrovie dovrebbero essere chiuse per un certo periodo di tempo a causa della penosa situazione finanziaria. Berger raccomanda di lasciare funzionare solo la linea metropolitana Tirana-Durazzo per i passeggeri, e la linea Tirana-Durazzo-Elbasan (centro Albania) per il trasporto delle merci, essendo questa zona la più popolata ed anche la più attiva economicamente. Secondo il quotidiano di Tirana, il 97% dei passeggeri albanesi usa le strade e solo il 3% le ferrovie, soprattutto perché sono molto lente ed insicure.