Si è tenuta ieri a Roma una conferenza stampa in merito alla mancata istituzione della Commissione d'inchiesta approvata in novembre dal Senato con lo scopo di indagare sulle conseguenze dell'uso di proiettili arricchiti all'uranio. "Sull'argomento c'è un atteggiamento del muro di gomma" denuncia il senatore DS Giovanni Forcieri, che ha rilasciato una lunga intervista ad Osservatorio sui Balcani.
L'aula del Senato
Sono trascorsi ormai tre mesi da quando il Senato ha approvato l'istituzione di una Commissione d'inchiesta per far luce sulle conseguenze dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito. Da allora cosa è successo?
Purtroppo la Commissione non ha potuto ancora insediarsi. Non è stata formalmente istituita a causa del fatto che alcuni gruppi parlamentari di maggioranza hanno tardato molto ad indicare al Presidente del Senato i loro rappresentanti. Ancora oggi il gruppo di Forza Italia non ha nominato i propri. Si sta a mio giudizio tentando una sorta di insabbiamento tacito della Commissione perché è chiaro che se la Commissione non parte adesso, in questi giorni, poi vengono meno i tempi entro la fine della legislatura per poter concludere i lavori. La fase iniziale della costituzione della commissione sarà piuttosto complessa: la formazione degli organismi, l'individuazione delle tematiche, l'individuazione dei consulenti, le persone da ascoltare. Sarà un lavoro molto duro e pesante che porterà via del tempo. Se si va avanti con questi ritardi assolutamente ingiustificati ed ingiustificabili la Commissione rischia di essere vanificata.
Una mancata nomina che forse nasconde chiare volontà politiche?
Non escludo che nella non nomina dei propri rappresentanti da parte di questi gruppi della maggioranza vi sia la volontà politica di ostacolare i lavori della Commissione e se possibile di non farla neppure decollare. Per denunciare questa situazione abbiamo convocato una conferenza stampa alla quale ha partecipato anche il capogruppo dei verdi Stefano Boco e quello di Rifondazione comunista Gigi Malabarba.
A cosa è dovuta secondo lei questa volontà di "insabbiare" la Commissione? Forse si sta iniziando a capire che l'uso di proiettili arricchiti con l'uranio ha causato gravi danni non solo ai militari ma anche alla popolazione civile?
Io credo che a poco a poco le cose si stiano chiarendo. Anzi, direi che per quanto mi riguarda lo sono già. Vi è sempre stata una frizione enorme di fronte a questa Commissione, la cui istituzione ho proposto oramai sei anni fa nella precedente legislatura, ed ha avuto un iter faticoso. E' stata approvata in Commissione difesa e poi non è mai stata iscritta all'aula. C'è poi stato lo scioglimento del Parlamento. L'ho riproposta in questa legislatura, all'inizio, e si è arrivati a discuterne solo nel 2004. Tre anni ci sono voluti. Dopo insistenze, prese di posizione, battaglie a non finire con il Presidente della Commissione Difesa, chiamando in causa anche il Presidente del Senato. Ora questa frizione pare non essere ancora finita. Nonostante la contraddizione palese con il fatto che nell'aula del Senato tutti si sono espressi a favore della Commissione: ne hanno esaltato il significato, i ruoli, e gli scopi. Poi di fatto si lavora per non fare funzionare. Ho scritto al Presidente del Senato che in assenza della comunicazione dei gruppi sui nominativi si faccia carico lui stesso di individuare i membri della commissione: quest'ultima deve partire entro il mese di febbraio e già così sarà difficile riesca a concludere i propri lavori ma almeno può ottenere risultati importanti tali da giustificare un prolungamento dell'attività nella prossima legislatura. quanto si arriva a pensare è che se si gioca con i tempi e con i termini quanto avvenuto nei Balcani sia ancora più pesante di quanto immaginato.
In merito agli scopi della Commissione quest'ultima dovrebbe occuparsi solo di militari e non di civili …
E' stato presentato ed approvato dalla maggioranza un emendamento in tal senso. Questo è stato il compromesso al quale siamo dovuti giungere per far istituire la Commissione. Una volta che quest'ultima inizierà i lavori si riscontreranno fenomeni evidenti anche tra i civili. Sarà inoltre nostra premura chiedere un allargamento delle possibilità di indagine. Spero che lo spirito dei suoi membri sia quello di fare chiarezza, di vedere cosa è successo e perché è successo, senza speculazioni politiche. A me spiace si sia giunti a questo punto di difficoltà perché è chiaro che si rischia di politicizzare un lavoro che invece va tenuto il più possibile al di fuori delle speculazioni politiche.
Siete sottoposti a forti pressioni, ma da parte di chi?
lo devo dire onestamente, non ho capito da che parte arrivino. Anche se è indubbio che vi siano. Questo significa che l'obiettivo di indagine è giusto e le pressioni devono farci capire che bisogna assolutamente andare avanti. Mi sembra di rivedere, ma in modo aggravato, la vicenda degli "armadi della vergogna" in merito ai crimini commessi durante la Seconda Guerra Mondiale . Quando le cose si mettono in movimento si produce un effetto di pulizia e chiarezza impossibile altrimenti.
Lei è anche Presidente della delegazione italiana presso Assemblea parlamentare della NATO. In quella sede si è mai discusso di uranio impoverito?
Si, in più occasioni. Siamo riusciti a fare pressioni e ad ottenere la relazione in aula di esperti che hanno parlato di queste questioni in termini assolutamente tranquillizzanti e rassicuranti dal punto di vista delle radiazioni. Io però ritengo che la questione delle radiazioni non sia l'elemento principale che provoca tumori. La verità è probabilmente che con le alte temperature che si producono con le esplosioni dei proiettili all'uranio impoverito si formano nanoparticelle di metalli pesanti che si vaporizzano come aerosol nell'atmosfera, entrano nella catena alimentare, entrano nei tessuti animali. Per quanto riguarda quest'ultimo caso abbiamo gli esempi delle pecore nei pressi dei poligoni di tiro in Sardegna. Stanno venendo alla luce una serie di problematiche che vanno affrontate.
Nonostante le reticenze in Italia il Ministro Sirchia ha emesso un decreto che prevede la ricerca di uranio nelle derrate alimentari provenienti da Bosnia e Kosovo. Quindi anche da parte del governo c'è preoccupazione?
Credo di si. Tutti noi dovremmo preoccuparci di salvaguardare la salute pubblica. Occorre fare in modo che quello che è successo non si ripeta nel futuro. Questo decreto sulle derrate alimentari provenienti da questi paesi dei Balcani è comunque contraddittorio. Oramai nessuno contesta la pericolosità di quanto è accaduto ma c'è un atteggiamento diffuso di "muro di gomma" attorno a queste vicende.