Sessanta anni fa venivano liberati i detenuti di Jasenovac, l'orribile campo di concentramento creato dall'allora Stato indipendente croato di Ante Pavelic, alleato nazi-fascista. Le celebrazioni commemorative in una breve cronaca dell'emittente B92
Il campo di Jasenovac durante la guerra
Di B92, 17 aprile 2005
Traduzione di Osservatorio sui Balcani
Nel luogo commemorativo di Donja Gradina presso Kozarska Dubica, domenica 17 aprile si sono celebrati i 60 anni dalla liberazione dei detenuti del lager ustascia di
Jasenovac.
Alla commemorazione della liberazione dei detenuti, della commemorazione dell'olocausto e della vittoria sul fascismo, hanno partecipato i detenuti sopravvissuti ai campi di concentramento, i più alti funzionari della Republika Srpska e della Bosnia Erzegovina, il presidente della Serbia Boris Tadic, e la delegazione del governo serbo guidata dal ministro della giustizia Zoran Stojkovic. Benché fossero stati invitati i funzionari croati e bosgnacchi della BiH non hanno partecipato, così come non ha partecipato l'Alto rappresentante della BiH Paddy Ashdown.
Oltre ai funzionari locali, erano presenti i rappresentanti del
Centro memoriale Yad Vashem di Gerusalemme, i rappresentanti del Parlamento mondiale dei Rom, i rappresentanti della Chiesa serba ortodossa, la delegazione croata guidata da Slavko Goldstajn, e oltre mille fedeli e discendenti dei detenuti di Jasenovac di Potkozarija e delle restanti zone della RS.
Sul campo di “Kosuta” i rappresentanti della Chiesa serba ortodossa hanno officiato le esequie delle vittime di Jasenovac, guidati dal metropolita Dabrobosanski Nikolaj. Funzioni religiose sono state svolte anche dai rappresentanti delle comunità ebrea e rom.
Alla commemorazione a Donja Gradina ha parlato il presidente della Republika Srpska Dragan Cavic, che per primo, ed unico tra gli intervenuti, ha nominato tra le vittime di Jasenovac (oltre ai Serbi, Ebrei, Rom e gli antifascisti) anche i Croati: “i comandanti degli ustascia criminali di Ante Pavelic con la stessa intensità hanno combattuto contro i Croati, che hanno rischiato la propria vita salvando e aiutando i detenuti dei campi di concentramento”, ha detto il presidente della RS. Aggiungendo inoltre che “il modo più giusto per punire gli assassini è ricordagli le loro vittime”.
Il presidente della comunità ebraica di Belgrado Isak Asiel ha letto una preghiera per i morti, nella quale, oltre a Jasenovac, ha ricordato tutti i luoghi dove sono stati uccisi gli ebrei in Serbia, Croazia ed Europa. Una preghiera è stata pronunziata anche dal membro del Parlamento mondiale dei Rom, Dragoljub Ackovic.
L'inviato speciale del Congresso mondiale ebreo per le zone della ex Jugoslavia e guida della rappresentanza della Republika Srspka (RS) in Israele Ariel Livne ha letto una lettera del presidente del Centro Memoriale Yad Vashem a Gerusalemme, Avner Saleva, che a causa di malattia non ha potuto partecipare alla commemorazione a Donja Gradina.
Tadic: i Balcani come luogo di vita
Il riferimento ai crimini e alle violenze è la linea che divide i progetti politici, degli individui e dei cittadini tra coloro che sono a favore di un vivere moderno, normale ed europeo, oppure per un vivere che nega l'Europa, ha dichiarato il presidente della Serbia Boris Tadic. “Tutti abbiamo l'obbligo, quando ci riferiamo ai crimini, non solo di rivolgerci col sentimento ai discendenti e alle vittime, non solo di ricordare, ma di pensare al crimine perché dobbiamo pensare ai valori del futuro”, ha detto Tadic ai giornalisti dopo l'incontro commemorativo per le vittime di Jasenovac.
Il presidente della Serbia ha detto che “dobbiamo comprendere chi sta attorno a noi e comprendere che tipo di crimine è stato commesso anche contro chi ci sta di fronte, ma allo stesso tempo non dobbiamo mai dimenticare il crimine che è stato commesso contro noi stessi”.
“Oggi a tutti è necessaria una particolare responsabilità per fare in modo che la nostra regione cessi di essere un luogo di crimini. Oggi è necessaria una politica di responsabilità e di comprensione dei tempi in cui viviamo, per far sì che questo luogo sia solo un luogo della memoria, dei crimini commessi, mentre tutto il resto deve diventare un luogo di vita”, ha detto Tadic alla televisione RTS.
Fino ad ora scoperte 125 fosse comuni
Donja Gradina, dove sono state uccise diverse centinaia di migliaia di Serbi, Ebrei, Rom e antifascisti, il più grosso campo di sterminio di Jasenovac creato dal governo ustascia del cosiddetto Stato indipendente croato.
Nel luogo del ricordo di Donja Gradina, che oggi si trova all'interno della Republika Srspka e Bosnia Erzegovina, fino ad ora sono state scoperte 125 fosse comuni di dimensioni enormi. Le fosse si estendono sui nove cimiteri di “Topole”, “Hrastovi”, “Jasen”, “Bara”, “Kosute”, “Brijestovi”, “Orlovace”, “Vrbe” e il cimitero di “Tisina”.
Oltre alle fosse comuni a Donja Gradina c'è anche “il terrore di Topola”, l'albero dove gli ustascia impiccarono un grande numero di uomini, donne e bambini che prima di essere impiccati venivano maltrattati con la forza.