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Bosnia Erzegovina: la corruzione al potere

02.05.2005   

Lo Stato bosniaco perde enormi somme di denaro per la corruzione, il riciclaggio, l’evasione fiscale e gli illeciti finanziari. I nazionalisti al governo e la comunità internazionale, tuttavia, rifiutano di approvare la legge anticorruzione voluta dalle opposizioni
Di Nidzara Ahmetasevic, Sarajevo, per IWPR, 15 aprile 2005 (Titolo originale: “Bosnian Anti-corruption Law Falls Foul of Nationalists”).

Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta


I partiti bosniaci di opposizione sono furiosi per il fatto che l’autorità nominata nel Paese dalla comunità internazionale ha rifiutato di appoggiare quella che essi ritengono una legge cruciale, mirata ad eliminare la corruzione, l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro.

Sostengono che la mancanza di dispositivi legali che permettano alle corti di confiscare i patrimoni immobiliari ed altri beni di provenienza illecita costa allo Stato milioni di euro in termini di denaro perso.

Benché essi abbiano presentato almeno 18 mesi fa una bozza di legge sulla confisca di beni di provenienza illecita, i partiti nazionalisti al governo hanno rifiutato di approvarla e anche l’ufficio dell’Alto Rappresentante, OHR, retto da Lord Ashdown, è rimasto in disparte.

Sulla gravità del problema non ci sono dubbi. Studi condotti da anni da esperti internazionali di questioni legali hanno mostrato che enormi quantità di denaro vengono perse dal governo ogni anno a causa del riciclaggio di denaro, dell’appropriazione indebita, dell’evasione fiscale e dell’acquisizione illecita di proprietà immobiliari e di beni d’altro tipo.

Solo quest’anno, gli studi hanno cercato di quantificare in che misura il crimine economico e il crimine organizzato stessero danneggiando le casse del Paese.

Hanno sottolineato che anche se la Bosnia ha ricevuto enormi aiuti finanziari nel corso del passato decennio, inclusi più di 5 miliardi di dollari di aiuti dal 1995 al 2000, ben poco di questi investimenti è visibile nelle strade dissestate del Paese, o nel tenore di vita della popolazione ridotta in povertà.

Anche l’OHR ha ammesso che diversi milioni di marchi convertibili, KM, la moneta bosniaca, destinati alle spese sociali, sono finiti in mani private negli ultimi anni.

In Bosnia, solo nel settore della ricostruzione, circa 74 milioni di KM ogni anno vengono appropriati indebitamente, secondo Transparency International, un autorevole osservatorio sulla corruzione.

L’Ufficio per i Dazi Doganali e l’Assistenza Fiscale, CAFAO, dice che altri 1,2 miliardi di KM, più del bilancio annuale della Federazione – la principale entità della Bosnia – sono persi dal governo ogni anno a causa di truffe come false società, o società intestate a persone morte.

Questa corruzione non ha solo conseguenze economiche. Una lotta efficiente contro il crimine organizzato e la corruzione è una delle 16 condizioni poste dalla Commissione Europea alla Bosnia per avere il via libera ad un Accordo di Stabilizzazione ed Associazione, SAA, passaggio chiave nella strada verso l’ingresso nella Unione Europea.

La costituzione di uno speciale dipartimento legale per affrontare il crimine organizzato e la criminalità economica ha segnato un primo passo delle corti nell’assicurare i criminali alla giustizia.

Ma questa iniziativa si è rivelata insufficiente. Anche se il dipartimento ha avviato parecchi procedimenti penali, solo poche persone sono state condannate. Inoltre, quelli che sono stati giudicati colpevoli e condannati hanno solitamente mantenuto la proprietà dei loro beni, di provenienza illecita, attraverso scappatoie legali.

Gli esperti legali dicono che le corti non sono state capaci di porre rimedio a questa carenza di base perché gli manca una legge specifica che dia loro il mandato di requisire simili beni.

"Abbiamo urgentemente bisogno di una legge che permetta la confisca dei beni di provenienza illecita," ha detto a IWPR il portavoce di Transparency International, Srdjan Blagovcanin. "Potrebbe essere un mezzo molto efficace per combattere il crimine organizzato ed altri atti criminosi."

Le normative già esistenti in Bosnia al riguardo sono ignorate, inesplorate, oppure non vengono utilizzate efficientemente.

Per esempio, il Paese è firmatario della convenzione sul riciclaggio di denaro del Consiglio d’Europa, che obbliga le autorità a cercare e confiscare le proprietà acquisite attraverso il crimine. Ma l’obbligo sottoscritto è raramente messo in pratica.

Similmente, il nuovo codice penale bosniaco stabilisce: "Nessuno può conservare proprietà acquisite illegalmente." Ma, nei due anni da che questa legge è entrata in vigore, solo 500.000 KM di simili proprietà sono state confiscate, in una manciata di casi.

Gli avvocati dicono che le normative esistenti non sono sufficienti e che la mancanza di una legge specifica in materia è un ostacolo.

"Se noi avessimo la possibilità legale di agire, potremmo confiscare 5 milioni di euro di beni in proprietà immobiliari e denaro contante, solo da una persona attualmente sotto indagine," ha detto a IWPR una fonte vicina alla magistratura bosniaca.

La fonte ha aggiunto, "Sappiamo che quest’uomo non può giustificare l’origine delle sue proprietà, ma per noi è difficile provarlo secondo la vigente normativa."

Diverse nazioni europee possiedono speciali procedure o leggi disegnate per assicurare che i beni di provenienza illecita non rimangano nelle mani di persone giudicate colpevoli di aver commesso reati.

Con questo in mente, i partiti d’opposizione nel parlamento di Stato bosniaco hanno avanzato una proposta di legge mutuata da una legge esistente in Irlanda, che avrebbe costituito una speciale agenzia per requisire i beni acquisiti tramite attività criminose.

Se il proprietario si venisse a trovare nell’incapacità di produrre un titolo legale alla proprietà, la legge permetterebbe all’agenzia di mantenerne il controllo e di stabilirne il valore. Dovrebbe poi decidere in che modo utilizzare il denaro o la proprietà, oppure se venderla.

Il Partito Socialista Democratico, SDP, l’Alleanza dei Socialdemocratici Indipendenti, SNSD, e l’Iniziativa Nazionale Croata, NHI, hanno presentato la bozza di legge al parlamento bosniaco alla fine del 2003.

“Volevamo garantire uno strumento che avrebbe aiutato la lotta contro uno dei più grandi nemici della Bosnia d’oggi – il crimine e la corruzione”, ha detto a IWPR Jozo Krizanovic, capogruppo della SDP nel parlamento bosniaco.

"Prima di proporre la legge e la formazione dell’agenzia, abbiamo esaminato uno dei rapporti annuali sul lavoro della procura di Stato, che sosteneva che l’accusa aveva processato circa 30 atti criminosi e aveva confiscato solo poco più di 50.000 KM secondo le regole vigenti.

"Abbiamo notato che anche quando il crimine veniva appurato e i colpevoli condannati, le proprietà restavano nelle loro mani. È nell’interesse dei cittadini che questi beni non rimangano nelle mani della gente che li ha acquisiti in modo illegale."

La riforma proposta non è però arrivata da nessuna parte. È stata respinta due volte dai deputati dei partiti nazionalisti al governo, ovvero il Partito di Azione Democratica, SDA, Il Partito Democratico Serbo, SDS, e l’Unione Democratica Croata, HDZ.

"La reazione in parlamento da parte dei partiti al governo è stata molto negativa, ancora prima di esaminare la legge," ha detto Krizanovic. Dicevano che di questa legge non c’era bisogno perché c’erano altre leggi che consentivano la stessa cosa. Qualcuno ha detto che la legge riportava alla mente “i giorni bui del passato sistema [comunista]”.

Mirsad Ceman del SDA, presidente della Commissione Legale Costituzionale della Casa dei Rappresentanti, l’assemblea parlamentare bosniaca, ha detto che la mancata adozione della legge proposta “non era una catastrofe”.

Cerman ha negato la necessità di adottare questa o altre leggi similari, ribadendo che le leggi esistenti garantivano ai tribunali ampie possibilità di combattere il crimine e la corruzione.

Anche quando gli è stato ricordato che il Procuratore di Stato in persona aveva parlato quest’anno al parlamento della necessità di adottare una simile legge, Cerman è rimasto impassibile.

Il Procuratore di Stato, ha detto, aveva espresso “una valutazione non tecnica, bensì politica".

"Evidentemente, quelli che hanno avanzato la proposta pensano di essere l’immagine dell’onestà mentre tutti gli altri sono l’immagine della ruberia. Io dico che si possono trovare ladri… da entrambe le parti," ha proseguito.

Dopo che i partiti di governo hanno rifiutato di cambiare la loro posizione, l’opposizione ha cercato il sostegno dell’OHR. Inizialmente le loro speranze erano grandi. Il precedente Alto Rappresentante, Wolfgang Petritsch, prima di andarsene, aveva stilato un documento intitolato “Lavoro e giustizia”, che giungeva alla conclusione che le autorità "dovevano presentare ed approvare una legge che ordinasse la requisizione dei beni acquisiti attraverso atti criminali".

Ma l’attuale Alto Rappresentante, Paddy Ashdown, ha rifiutato di assumere la stessa posizione. Fonti vicine all’OHR dicono che questo in parte è dovuto al fatto che l’OHR preferisce che sia il suo team legale a scrivere le leggi, che poi esso impone.

Comunque, una seconda ragione potrebbe essere che la maggior parte delle leggi esistenti, di cui l’accusa si lamenta sono state imposte o scritte da persone incaricate dall’OHR stesso.

Quando l’OHR espresse un’opinione sulla bozza di legge, chiese importanti cambiamenti ed emendamenti.

Per esempio, l’OHR voleva fosse cambiata la parte della legge che stabiliva che sarebbe stato sufficiente, perché lo Stato trattenesse i beni di provenienza illecita, che il proprietario non potesse provarne la legalità, anziché prevedere che fosse la pubblica accusa a provarne l’origine criminosa.

Quando i promotori della legge rifiutarono di cambiare questa sezione del testo, l’OHR rifiutò di dare il suo appoggio, dicendo che l’adozione di una tale legge sarebbe stata “prematura”.

Questa decisione dell’OHR è andata in effetti a favorire i partiti al governo e il loro rifiuto di adottare la legge o di riesaminarla. Per Cerman, uno dei principali oppositori, il fatto che molti paesi europei abbiano simili leggi ed agenzie non è una ragione perché la Bosnia debba fare altrettanto.

"Niente mi può convincere che noi abbiamo bisogno di questa legge," ha detto. "Tutto ciò mira solo a creare tensione politica."


*Nidzara Ahmetasevic è una giornalista freelance di Sarajevo, collaboratrice regolare di IWPR.


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