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Bosnia Erzegovina: una Crisi Potemkin?

23.06.2005   

Difficile capire cosa stia accandendo sulla scena politica della Bosnia Erzegovina. Da mesi è in atto una crisi politica dei partiti nazionalisti al governo, dove al centro della baruffa ci sono le dimissioni del ministro degli esteri Mladen Ivanic
Di Mirna Skrbic, Sarajevo, Transitions Online, 13 giugno 2005 (titolo originale: "A Potemkin Crisis?")

Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta


TOL
SARAJEVO, Bosnia ed Erzegovina – Sono in pochi a poter dire con certezza cosa sta succedendo al Consiglio dei Ministri della Bosnia ed Erzegovina, una istituzione che ora a qualcuno appare essere priva di direzione e di scopi.

L’ultima crisi è iniziata nello scorso dicembre, quando il governo degli USA decise di vietare l’ingresso nel suo territorio ai funzionari dei due partiti al governo nella Republika Srpska (RS), una delle due “entità” che formano la Bosnia. Questa sanzione era una risposta a quella che era vista come una mancanza di cooperazione tra le autorità della RS e il Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia (ICTY), con sede all’Aja.

Tra le vittime più in vista del provvedimento era il leader di uno dei due partiti, Mladen Ivanic, ministro degli Esteri del Paese. Egli rassegnò le proprie dimissioni, insieme al suo collega di partito, il ministro delle Comunicazioni e dei Trasporti Branko Dokic, ma entrambi ritirarono le proprie dimissioni dopo che il Consiglio dei Ministri decise che un rimpasto di governo avrebbe rallentato il processo di riforma.

Ora, sette mesi dopo, Dokic si è nuovamente dimesso, questa volta perché è sotto processo in una corte distrettuale di Banja Luka, incolpato di appropriazione indebita. E il 7 giugno il Primo Ministro Adnan Terzic ha dichiarato ai media di avere accettato la lettera di dimissioni di Ivanic, presentata già in dicembre – in pratica liquidando il suo ministro degli Esteri.

“FOLLIA D’ESTATE”

Terzic ha sostenuto che Ivanic aveva fatto ostruzionismo al processo di riforme nel Consiglio dei Ministri bloccando la nomina del direttore dell’Agenzia Statale di Investigazione e Protezione (SIPA), una nomina che era stata dibattuta per mesi di seguito. Terzic aveva allora chiesto che l’Alto Rappresentante della comunità internazionale, Lord Paddy Ashdown, nominasse il direttore della SIPA. Ashdown non ebbe scelta e si prestò a nominare Sredoje Novic, che era largamente considerato la scelta migliore per quell’incarico.

Il messaggio ai politici locali era chiaro. La comunità internazionale, e specialmente Lord Ashdown e l’Ufficio dell’Alto Rappresentante (OHR) in quanto istituzione, hanno ancora bisogno dei cosiddetti poteri di Bonn, che permettono all’OHR di imporre leggi e di rimuovere funzionari ritenuti colpevoli di ostacolare volontariamente l’implementazione del trattato di pace di Dayton, firmato nel 1995. Ashdown ha usato i poteri di Bonn per prendere decisioni che i politici locali non volevano o non riuscivano a prendere.

Il recente fallimento del parlamento della RS nell’approvare le misure di riforma della polizia, una precondizione per legami più stretti con l’UE, ha sottolineato la sempre attuale rilevanza dell’OHR nello svogliato processo di riforme in Bosnia. Qualsiasi trasferimento formale dei poteri dell’OHR alle istituzioni locali appare ora non realistico.

Ma Ashdown era evidentemente scontento della manovra di Terzic, dato che l’ha definita un attacco di “follia d’estate”. E molti analisti locali, editorialisti e politici che sostengono i partiti di opposizione – il Partito Socialdemocratico (SDP) e l’Alleanza dei Socialdemocratici Indipendenti (SNSD) – concordano che le azioni del primo ministro sono un segno di debolezza. Oltre ad avere fatto fare ad Ashdown la nomina alla SIPA e ad avere estromesso Ivanic, Terzic ha anche suggerito la possibilità di elezioni anticipate, difficilmente una prospettiva realistica per la Bosnia a questo punto, secondo gli analisti, dal momento che la legge elettorale dovrebbe prima essere corretta, perché il nuovo governo resterebbe in carica solo poco più di un anno, fino alle prossime elezioni in agenda.

L’attuale Consiglio dei Ministri è dominato dai tre maggiori partiti nazionalisti – Il Partito Bosgnacco (bosniaco musulmano) di Azione Democratica (SDA) di Terzic, il Partito Democratico Serbo (SDS), e l’Unione Democratica Croata (HDZ) – e include anche due partiti minori, il nazionalista serbo Partito di Progresso Democratico (PDP) di Ivanic ed il Partito per la Bosnia ed Erzegovina (SBiH).

Ivanic è stato rimpiazzato dal vice ministro degli Esteri, Ana Trisic Babic, che appartiene all’SNSD, attualmente all’opposizione.

Ivanic, che era in viaggio diplomatico in Spagna, ha annunciato che sarebbe tornato in ufficio il 13 giugno e avrebbe continuato il suo lavoro. Sostiene di non essere stato neppure consultato né informato del passo di Terzic e che le sue dimissioni erano state presentate sotto circostanze completamente differenti.

BARUFFA DIETRO LE QUINTE

Il leader dell’SDP Zlatko Lagumdzija ha dichiarato a TOL che gli eventi dell’ultima settimana non porteranno alcun cambiamento radicale nel governo, ma che porteranno invece a ulteriori ritardi sulla strada verso l’UE. Ha detto di aver chiesto a Terzic di dimettersi dal suo incarico ma di aver ricevuto uno sdegnoso rifiuto.

“L’attuale coalizione, che consiste in tre partiti nazionali, nei loro due satelliti, e nell’Alto Rappresentante, è una coalizione che governa da almeno tre anni ed è arrivata alla fine del suo percorso. Non possono fare nulla di più, eppure non sono disposti ad ammettere che sono arrivati al termine, o a provare a cambiare la situazione”, ha detto Lagumdzija. Ha aggiunto che l’attuale coalizione non aveva intenzione di considerare le elezioni anticipate nonostante tutte le consultazioni, e che in ogni caso la legge elettorale dovrebbe essere cambiata per rendere possibile uno scrutinio prima della scadenza del mandato.

“Questo è stato illustrato al meglio quando abbiamo proposto al parlamento la scorsa settimana che il Consiglio dei Ministri apportasse cambiamenti ed emendamenti ad alcune leggi… per rendere possibili le elezioni anticipate, se davvero era questo quello che volevamo. In ogni caso, sia il Presidente del Consiglio che la coalizione di governo hanno optato contro questa iniziativa e solo l’SDP e la SNSD hanno votato a favore”.

Secondo Lagumdzija, ex Primo Ministro, l’attuale crisi “non ha molto a che fare con la fallita riforma della polizia o con il direttore della SIPA” ma riguarda esclusivamente gli equilibri di potere all’interno della coalizione di governo.

Tanja Topic, una analista politica della Friedrich Ebert Foundation di Banja Luka, ritiene anch’essa che le elezioni anticipate siano lo scenario meno probabile, perché richiederebbero una revisione della legge, costerebbero un sacco di soldi, e darebbero a qualsiasi nuovo governo un mandato a scadenza, fino alle prossime elezioni in programma alla fine del 2006.

“Io credo che Mladen Ivanic insisterà nel pretendere di essere rimosso dall’incarico attraverso una procedura parlamentare, e la decisione di quelli della SDS di appoggiare o respingere le sue dmissioni diventa di cruciale importanza”, ha detto a TOL, rimarcando che una eventuale decisione dell’SDS di mantenere al potere Ivanic di fatto aggraverebbe la crisi. Topic ha detto che una linea d’azione più probabile per l’SDS sarebbe quella di proporre candidati sostitutivi per i posti di Dokic e di Ivanic, possibilmente persone di profilo abbastanza basso, come Slobodan Kovac, attuale ministro della Giustizia.

Lagumdzija concorda con questa analisi: “Io non credo che la SDS farà uscire i suoi ministri dal governo, anche se essi potrebbero non rinnovare in futuro il mandato a Terzic. Io mi aspetto che saranno scelti due ministri serbi, anche se la SDS potrebbe sostenere che essi siano degli indipendenti. Decideranno probabilmente di nominare persone che non siano esponenti di spicco della SDS.”

RITARDI E FINZIONI

Lagumdzija ha anche predetto che nell’anno a venire i politici al potere tenteranno di giocare allo scaricabarile mentre le riforme rimarranno in stallo. “Tenteranno di presentare l’uno le azioni dell’altro come ingiustizie a livello nazionale”, ha detto Lagumdzija. “La rimozione di Mladen Ivanic dall’incarico è un attacco contro i Serbi, la sua difesa è un attacco contro i Bosniacchi, e così via”.

Topic ritiene che i politici stiano mettendo in piedi una simile crisi per mascherare la loro debolezza e la loro paralisi a continuare nel processo di riforme. “Le leggi in maggior parte non possono essere applicate e non vengono realmente implementate. E nonostante le riforme, negli ultimi due anni c’è stata una crescita delle divisioni su base etnica e nazionalista”, ha detto. “Invece di muoverci verso uno Stato basato sulla cittadinanza comune, ci stiamo muovendo verso uno Stato sempre più diviso nazionalmente”.

Lagumdzija ha detto che la coalizione si vantava del numero di nuove leggi anche se quello non era un risultato ottenuto da loro. “Il fatto è che queste leggi sono state preparate in maggioranza da esperti stranieri di varie istituzioni estere. Il completo apparato di leggi che riguardano la tassazione indiretta è stato scritto dall’UE e dai suoi esperti”, ha detto. “Un altro dato di fatto è che le leggi che sono state implementate non sono attive – la SIPA è stata formata tre anni fa ma [a tutt’oggi] non è stata impegnata in alcuna spettacolare iniziativa per arrestare qualche criminale di guerra o qualche cartello del crimine organizzato. La tassa sul valore aggiunto avrebbe dovuto essere implementata all’inizio di gennaio, è stata poi posposta a giugno, e 20 giorni fa è stata fatta un’altra legge che ne ritarda l’implementazione al gennaio 2007”.

Nerzuk Curak, uno scienziato politico dell’Università di Sarajevo, ritiene che il Consiglio dei Ministri sia “un gruppo di individui radicalmente incompetenti la cui autorità politica personale dipende dalle richieste dei loro partiti di appartenenza, tutti nazionalisti”. Ha detto a TOL che il governo non aveva nessun senso di responsabilità verso i cittadini della Bosnia e che l’attuale paralisi potrebbe essere attribuita ad “animosità e vanità personali, e alla produzione di omogeneizzazione nazionale che porterà nell’elettorato a un’altro voto per i partiti nazionalisti”.

L’analisi di Curak è pessimista: “La situazione attuale al Consiglio dei Ministri dimostra solo che una Bosnia basata su una simile Costituzione è assolutamente incapace di allontanarsi dalla passività e dalla debolezza e di muoversi verso una comunità politica fattiva ed efficace”.

Nel breve termine, Curak ritiene che la SDA e l’SDS potrebbero raggiungere un accordo segreto per superare l’attuale crisi.

“Io sarei propenso a collegare la posizione dell’SDS sulle dimissioni di Ivanic a come essi ritengono che la comunità internazionale potrebbe punire la SDS per aver rallentato le riforme della polizia. Questo significa che se la SDS pensa di poter attutire i colpi della Commissione Europea… accettando le dimissioni di Ivanic, potrebbero decidere di fare così”.

Commentando l’attuale dibattito sulla riduzione dei poteri dell’OHR in Bosnia, Curak ha detto che la Bosnia può scegliere tra soluzioni cattive, e soluzioni peggiori. “La sola soluzione che sarebbe ancora peggiore sarebbe che l’istituzione dell’OHR fosse chiusa ed i partiti nazionalisti ottenessero più spazio per le loro manovre”.

Curak vede solo una soluzione drastica per la corrente paralisi. “Sarebbe bene se ora, a causa dell’ostruzionismo sulle riforme, l’Alto Rappresentante prendesse decisioni radicali che non fossero indirizzate [solo al problema dei] singoli politici ma che fossero di natura sistematica”, ha detto, sottolineando che così non era stato fino ad ora. “Io credo che l’Alto Rappresentante sia davvero cruciale per la Bosnia perché sotto il governo dei partiti etnonazionalisti, senza questo soggetto di potere politico, la Bosnia semplicemente si sgretolerebbe”.

Mirna Skrbic è una corrispondente di TOL

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