Serbia e Montenegro contro Bosnia Erzegovina, a Belgrado. Partita di calcio valevole per le qualificazioni ai mondiale Germania 2006. Dalla Bosnia partono numerosi pullman di tifosi. Che però allo stadio tifano per gli avversari. Cosa accade se l'indeterminatezza costituzionale di un Paese fa capolino sui campi da calcio?
Di Filip Lukic
I tifosi della Serbia e Montenegro
A volte una partita di calcio può essere di una noia mortale, ed una partita assomigliare terribilmente ad un'altra che si è già visto. Ma non accade spesso. Perché molte sono le variabili, ed ogni partita ha le sue specificità non solo in campo ma anche fuori. Si gioca in casa o no? Quanti e chi sono gli spettatori? Tifoseria accesa o famigliole? Cosa accade poi se ad entrare in campo sono anche le divisioni etnico-nazionali? E cosa succede quando l'indeterminatezza costituzionale di un paese fa capolino allo stadio?
È difficile pensare ad una partita, per esempio, tra Italia e Austria, dove un folto pubblico italiano possa tifare per la squadra avversaria. Questo, invece, è quello che è accaduto l'altro ieri sera allo stadio Marakana di Belgrado, durante la partita di qualificazione per i mondiali Germania 2006, tra la Bosnia Erzegovina e la Serbia Montenegro.
I cosiddetti "Patriot boys"della Republika Srpska, una delle due Entità che costituiscono la Bosnia Erzegovina, sono giunti in massa per tifare la Serbia e Montenegro. A Banja Luka si sono incontrati i tifosi delle città vicine, Prijedor, Novi Grad e già dalle prime ore della giornata il nutrito gruppo di tifosi si era preparato per raggiungere Belgrado, scandendo i nomi dei giocatori della rappresentativa della Serbia e Montenegro. Altri sono partiti in autobus da città più lontane, Bijeljina, Brcko, Trebinje.
Secondo quanto riporta il belgradese "Blic", i tifosi di Banja Luka proprio non avevano intenzione di adeguarsi agli inviti arrivati nei giorni scorsi da alcuni media di Sarajevo a tifare per la Bosnia Erzegovina. Certo "non si è mai visto che gente di un paese tifi per l'altro", ha ricordato il giocatore della rappresentativa della BiH, Sergej Barbarez.
Tuttavia si sa che da quando si è dissolta la Jugoslavia, i tifosi della RS hanno sempre tifato per la Serbia e Montenegro, e stando alle dichiarazioni di alcuni di loro, continueranno a farlo per sempre.
Secondo il quotidiano "Vecernje novosti", "Sono servite oltre tre ore alla polizia della Serbia e Montenegro per calmare i bollenti spiriti dei tifosi delle due rappresentative in gioco. D'altra parte, i tifosi della SM, in particolare provenienti dalla Republika Srpska, già 45 minuti prima dell'inizio della partita hanno investito i pochi tifosi della BiH con bottiglie di plastica, sedie ed altri oggetti". È stato necessario l'intervento delle squadre di pronto soccorso, che hanno portato all'ospedale di Belgrado una ventina di tifosi della Bosnia Erzegovina, ai quali sono state riscontrate gravi ferite. Mentre la polizia serba ha reso noto di aver fermato dieci tifosi, dei quali 4 verranno denunciati, in accordo con la Legge contro la violenza e comportamento oltraggioso durante le manifestazioni sportive, contro 5 di loro verrà avanzata la richiesta per l'avvio di procedimento giudiziario e uno è stato rilasciato.
I circa 8.000 tifosi giunti dalla RS allo stadio della Crvena Zvezda hanno prestato un forte supporto alla nazionale della Serbia e Montenegro, che già al settimo minuto del primo tempo aveva portato a segno il goal vincente col cannoniere Matej Kezman. La partita è terminata così 1-0 per la SM, mentre la BiH ancora una volta è restata al palo. Con questa vittoria la Serbia è approdata alla fase finale del Campionato del Mondo.
È la seconda volta, in pochi giorni, che la Serbia e Montenegro "batte" la Bosnia Erzegovina. La prima "sconfitta" riguarda la partita giocata con l'UE. Nel match lussemburghese, del 3 ottobre, la BiH è rimasta in panchina. A causa del mancato avvio delle riforme necessarie, in primis quella della polizia, per la quale è stato raggiunto un accordo, ma solo dopo il fischio dell'arbitro, la BiH rimane l'unico paese dell'area a non aver ancora sottoscritto l'Accordo di associazione e stabilizzazione. Alla Serbia e Montenegro invece, nonostante siano ancora diverse le fasce sulle quali il paese dovrà allenarsi, non ultima la consegna del "cannoniere" Mladic, è andata meglio. Dall'angolo è riuscita ad entrare dritta nella rete dell'UE.