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Romania e Ungheria, la stagione del dialogo
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Data pubblicazione: 28.10.2005 09:17

Sembrano appianarsi le non facili relazioni di vicinato tra Ungheria e Romania. Politici rumeni e ungheresi dicono di ispirarsi al modello franco-tedesco, e al loro riavvicinamento dopo la seconda guerra mondiale
La minoranza rumena in ungheria
Nel passato, anche recente, né i politici, né la società civile avrebbe mai immaginato una riunione congiunta dei governi romeno e ungherese a Bucarest. Invece l'impensabile è accaduto: il 20 ottobre è arrivato a Bucarest il premier ungherese Ferenc Gyursany e i suoi ministri (tranne il ministro della difesa rimasto a Budapest perché raffreddato). L'idea di proporre una riunione congiunta è stata del primo ministro romeno Calin Popescu Tariceanu (leader liberale, 53 anni) che l'ha esposta nel marzo scorso a Budapest in occasione di una sua visita ufficiale. Proposta accolta dal premier socialista Ferenc Gyursany (44 anni) e realizzata dopo qualche mese nella capitale romena. Ispirate dal modello della cooperazione franco-tedesca, Romania e Ungheria sembrano ora finalmente cercare di anteporre gli interessi comuni alle animosità storiche che hanno caratterizzato le loro relazioni. La Francia e la Germania si erano lasciate alle spalle le reciproche rivalità con il Trattato di Elysèe del 22 gennaio 1963 che hanno poi celebrato, quaranta anni dopo, con una seduta congiunta dei governi e dei parlamenti alla quale hanno partecipato novecento parlamentari dei due paesi.

Una cerimonia analoga, sia pur in formato ridotto rispetto al precedente franco-tedesco, si è svolta anche a Bucarest quando nell'aula più grande, l'aula de Parchet del Palazzo Victoria, sede del governo romeno, hanno preso posto i sessanta rappresentanti della parte magiara e di quella romena , nonché i diciassette ministri magiari ed i venticinque ministri romeni. Il 20 ottobre scorso, con una metafora, i giornali scrivevano che per un giorno i due paesi avevano avuto un governo comune.

Un bel colpo d'occhio vedere seduti allo stesso tavolo un ministro romeno al fianco di uno ungherese, mentre al tavolo centrale presiedevano i due capi di governo, circondati da bandiere e bandierine coi colori nazionali. Il trattato di Trianon del 1920, seguito alla fine della prima guerra mondiale che aveva visto la sconfitta della monarchia austro-ungherese, costò all'Ungheria i due terzi del suo territorio che allora comprendeva anche la Transilvania, regione che è sempre stata considerata dai romeni un territorio proprio. Nel marzo del 1990 a Targu Mures (in Transilvania) si ebbero violenti scontri tra minoranza ungherese e romeni, immagini che hanno fatto giro del mondo. Ma questa sembra ormai una vicenda remota e risolta. Ora a Bucarest si sono scambiate amabilità, firmati diversi accordi e scattato belle foto di gruppo.

In Romania vivono circa un milione e mezzo di ungheresi. Rappresentano il 6,6% dell'intera popolazione del paese. Dall'89, dopo la caduta del regime comunista, anche la minoranza ungherese, come tutte le altre, è rappresentata nel parlamento di Bucarest. Nelle contee dove la minoranza ungherese o tedesca rappresentano la maggioranza le scritte sono in tre lingue. A rappresentare ufficialmente i diritti dei magiari in Romania c'è l'UDMR, l'Unione Democratica dei Magiari della Romania, considerata un catalizzatore nei rapporti tra la Romania e l'Ungheria. Il partito è guidato da Marko Bela, attualmente vicepremier romeno con delega alla cultura e all'integrazione europea.

L'UDMR fa infatti parte dalla coalizione al governo. Non è la prima volta che i magiari della Romania fanno parte dell'esecutivo di Bucarest. La stessa cosa era accaduta anche tra il 1996 e il 2000, mentre tra il 2000 e il 2004 avevano dato il loro appoggio in parlamento al PSD, Partito Social Democratico, allora al potere. Nell'apertura della riunione congiunta del 20 ottobre, il ministro di stato Marko Bela, leader dei magiari della Romania, dichiarava: "Non credo che qualcuno avrebbe potuto immaginare quindici anni fa che i governi dei due paesi avrebbero potuto tenere una riunione congiunta", aggiungendo che "non possiamo affermare che abbiamo già risolto tutte le controversie e che abbiamo la stessa visione sul passato, il presente e il nostro futuro. Ma abbiamo interessi comuni che solo insieme possiamo raggiungere".

Ed è proprio vero. Di punti comuni ha parlato a lungo anche il premier romeno Tariceanu. Da parte sua il premier ungherese, Ferenc Gyursany, ha iniziato così il suo discorso : "Ci ha portato qui, a Bucarest, il riconoscimento di un fatto molto semplice e di livello quotidiano: i romeni e gli ungheresi hanno un destino comune. E questo destino è la cooperazione. Nei secoli passati, i due popoli si sono creati molte amarezze reciproche. Al passato non si può più rimediare. C'è però una soluzione: imparare a vivere insieme e andare avanti". Anche il primo ministro romeno, Calin Popescu Taricean, padrone di casa dell'inedito vertice politico, ha sottolineato come "i piani nazionali di sviluppo della Romania e dell'Ungheria hanno molti punti convergenti, il che dimostra che le nostre visioni strategiche concordano nella prospettiva della trasformazione della frontiera tra la Romania e l'Ungheria in una frontiera interna dell'UE". Nel contesto delle frontiere virtuali, il revisionismo degli ultranazionalisti magiari cade quindi nel derisorio.

Durante la riunione congiunta di Bucarest sono stati sigillati quindici documenti bilaterali nei settori delle infrastrutture, della protezione dell'ambiente, insegnamento, minoranze etniche e cultura. La parte ungherese ha mostrato nuovamente interesse per l'autostrada Brasov – Oradea - Bors (Transilvania del Nord) i cui lavori sono stati però bloccati perché, come ha spiegato il premier romeno Tariceanu "il contratto sigillato dal precedente Governo di Bucarest (n.d.r. con la società Bechtel, con sede centrale a San Francisco) non rispetta le norme sugli appalti pubblici a livello europeo. Perciò il finanziamento può essere realizzato esclusivamente con fondi romeni, ma i termini del contratto non corrispondono nemmeno alla legislazione romena". L'autostrada della Transilvania dovrebbe avere 4 corsie su un percorso di 415 chilometri e collegherà il centro della Romania con il nord-ovest del paese, arrivando sino al confine con l'Ungheria.

L'Ungheria è per ora l'undicesimo partner commerciale della Romania ma i rapporti stanno aumentando in modo proporzionale all'interesse filo-europeo dei due paesi. Se l'Ungheria fa parte dell'Ue dal 1 maggio 2004, la data prevista per l'adesione della Romania all'Unione è per il 1 gennaio 2007. La visita dell'intero governo ungherese a Bucarest ha senza dubbio svariati significati. Essa rappresenta un segnale per l'Ue che i rapporti tra i due paesi sono in continuo miglioramento, secondo il modello franco-tedesco. Dall'altra parte non si può non prendere in considerazione, al di là dell'effetto immagine, un aspetto più pragmatico collegato alle prossime elezioni che si terranno in Ungheria. Uno dei temi preferiti dai partiti nella corsa elettorale è sempre stato lo statuto delle minoranze ungheresi fuori dal confine. In Ungheria ci sono due grandi blocchi politici e tra i valori che li dividono c'è il modo d'affrontare il problema delle minoranze. Mentre la sinistra promuove una riconciliazione con il passato, la destra vuole proprio una riapertura delle questioni. Le elezioni politiche in Ungheria saranno l'anno prossimo. A Bucarest, invece, se la coalizione resiste, le prossime elezioni saranno nel 2008.

La vita politica romena è comunque in continua effervescenza . Al Senato è stato respinto di recente il disegno di legge sulle minoranze etniche. Gli spiriti si sono infiammati dopo l'eliminazione dal testo dell'articolo della parte che riguardava l'autonomia culturale. A quel punto, i senatori dell'Unione Democratica dei Magiari hanno lasciato l'aula mentre, un altro partito al potere e quindi alleati di coalizione, il Partito Conservatore ha votato contro il disegno di legge, insieme all'opposizione.

Ma il premier romeno ha in mente di organizzare in futuro altre riunioni comuni. Stavolta con la Moldova e la Bulgaria.