La Band Popecitelji è nata a Priština (Kosovo) nel 1999, alcuni mesi prima dei bombardamenti NATO sulla ex-Jugoslavia e sulla città.
I fratelli Furunović, Sasa (chitarra elettrica) e Goran (basso), dopo vari anni d’esperienza nella sperimentazione di una musica che non rientra in alcuna precisa categoria, assieme al batterista Rade Vulić iniziano a sviluppare la loro melodia puramente strumentale. La loro musica non è definibile come un unico genere ma come un misto folk/funk/rock con spiccate sonorità ethno, rivisitate in chiave moderna, che suscita sentimenti ed emozioni forti, soprattutto dal vivo.
Intanto, in seguito ai bombardamenti, i tre componenti della band lasciano Priština, la loro città, in cui avevano raggiunto una certa notorietà e, come rifugiati, si spostano nelle città di Kragujevac e Kraljevo (Serbia).
Anche se in città diverse e nonostante la dura situazione, i Popecitelji continuano le loro esplorazioni musicali, migliorando il loro personalissimo stile e, grazie all’incontro con il musicista serbo Dusan Kojc “Koja”, tornato nel frattempo in patria dalla Gran Bretagna, il gruppo riesce ad organizzare numerosi concerti nella capitale, Belgrado, divenendo ben presto una sorta di “attrazione underground”.
Koja decide di dare a questi musicisti una chance, offrendo loro il suo supporto da esperto per la registrazione e la produzione del primo album della band, totalmente auto-prodotto. L’album, dal titolo “Ko Radi?” (“Chi lavora?”) è uscito a luglio 2004, registrato nello Studio “Music Factory” di Belgrado, sotto la direzione artistica di Dusan Kojic “Koja” e, nell’ultimo anno, la band si è andata sempre più affermando, raggiungendo la notorietà e la vetta delle classifiche di radio serbe storiche quali Radio B92 e della tv nazionale.
Come conferma di tutto ciò già prima dell’uscita dell’album, nel maggio 2003, il gruppo viene chiamato ad esibirsi come introduzione al concerto di Maceo Parkers, leggendario sassofonista di James Brown, e della sua band. In seguito ad altri concerti in tutta la Serbia a luglio di quest’anno i Popecitelji hanno suonato come gruppo spalla (intro) al concerto della famosa band canadese “No Means No” e portato la loro musica aldilà dei confini nazionali, finalmente in Bosnia, nella città di Sarajevo in cui è molto difficile per dei musicisti serbi tuttora suonare. Il coraggio di esibirsi in questa realtà è un momento importante, un vero “ponte” che risaldi due culture divise e contribuisca a rimarginare in parte le cicatrici di un triste passato.
Altri concerti sono stati organizzati negli ultimi due mesi a Belgrado, a Kraljevo, ed hanno inoltre partecipato come ospiti al festival EXIT di Novi Sad (uno dei festival più famoso dei balcani) e a quello di cultura alternativa di ZALET dove un’ovazione e la piazza prima spoglia e al loro arrivo gremita di gente ha accolto con gioia il gruppo.
Infine sono tornati nella loro terra, dopo sei anni d’assenza forzata dovuta al fatto di essere tra la vasta schiera delle persone sfollate, con un concerto in Kosovo, a Mitrovica, una città ancora oggi divisa in due e presidiata dalle forze armate internazionali.
La loro determinazione è stata quindi in parte ben premiata: le radio mandano in onda la loro musica, le riviste musicali parlano di loro e richiedono interviste, i maggiori critici scrivono articoli e recensioni sulla band, che ha fatto da spalla a concerti di musicisti internazionali e gruppi famosi, e infine, ma non ultimo, la band ha fatto tappa in luoghi importanti nella memoria collettiva di un popolo che fino a 15 anni fa viveva unito in un’unica nazione, con il desiderio di far provare a tutti una forte emozione.
Ma questo in realtà è per i Popecitelji solo un primo passo. Il loro sogno è quello di portare la loro musica aldilà dei confini nazionali, di far conoscere sé stessi e il loro paese oltre che per i crimini di guerra per cui fino ad oggi la Serbia è solamente stata riconosciuta e additata a livello internazionale anche per qualcosa di grande e positivo, una musica che dia speranza alle nuove generazioni che con la guerra non hanno nulla a che fare ma che continuano a vivere e pagare sulla propria pelle una situazione di isolamento dal resto del mondo.
Come per tutti gli altri, anche per i due componenti che vivono in Serbia, Rade e Sasa, è estremamente difficile uscire dal proprio paese per suonare, c’è sempre bisogno di un visto per scopi culturali (l’altro componente della band, Goran, vive invece da alcuni anni in Italia, a Roma) ma visto che nulla come loro stessi hanno dimostrato con la loro esperienza è impossibile sono pronti a lottare e a credere in questo.
Qualsiasi cosa è ben accetta per realizzare questo sogno: la partecipazione a festival, l’organizzazione di eventi e concerti in locali e di serate musicali.
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