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Vittime di pace

11.01.2006    scrive Massimo Moratti

I carabinieri dell’Eufor uccidono in una sparatoria a Rogatica, in Bosnia Erzegovina, la moglie di un ricercato per crimini di guerra. Feriti il latitante e il figlio. Discordanti le versioni sull’accaduto. Proteste delle autorità bosniache e della Republika Srpska, le truppe internazionali parlano di legittima difesa
L'operazione di Rogatica (foto Nezavisne Novine)
È finito in modo tragico il tentativo da parte delle forze della Missione di pace di EUFOR di arrestare un presunto criminale di guerra serbo-bosniaco a Rogatica, nella Republika Srpska ad una settantina di chilometri da Sarajevo. Un morto e due feriti gravi sono il risultato della sparatoria avvenuta il 5 gennaio scorso tra le truppe internazionali e i membri della famiglia Abazovic, di Rogatica. Su come siano andati i fatti, le versioni sono più che discordanti. La persona morta è Rada Abazovic, di 46 anni, moglie del sospetto criminale di guerra Dragomir Abazovic, 48 anni. I feriti sono il figlio undicenne della coppia, Dragoljub e il sospetto criminale di guerra, Dragomir. Rada Abazovic è morta per le ferite riportate nella sparatoria con EUFOR, due ore dopo il suo ricovero all’ospedale di Foca. Il figlio Dragoljub sembra non essere più in pericolo di vita. Dragomir Abazovic, è stato trasferito all’ospedale di Sarajevo dove è stato operato ed è stato preso in consegna dalla SIPA, l’agenzia di polizia statale.

EUFOR ha emanato due comunicati stampa allo scopo di chiarire la vicenda che sta suscitando notevoli polemiche in Bosnia e che è stata ripresa da numerose testate giornalistiche in tutto il mondo. Secondo quanto riportato da EUFOR, il comandante di una pattuglia di carabinieri stava effettuando una ricognizione allo scopo di identificare la posizione di Abazovic, per il quale era stato emanato un mandato di arresto dal tribunale cantonale di Sarajevo nel 2002. Il comandante della pattuglia di EUFOR ha contattato la polizia della Republika Srpska affichè questa potesse effettuare l’arresto. Abazovic, avendo scorto i veicoli dell’EUFOR, si è dato alla fuga. Nel frattempo, sua moglie e il figlio avrebbero aperto il fuoco su EUFOR con un kalashnikov. I soldati hanno poi inseguito Dragomir Abazovic che, vistosi circondato, ha rivolto l’arma contro di sè, ferendosi gravemente ed è stato poi arrestato. La moglie di Abazovic, sempre secondo il comunicato stampa di EUFOR, ha continuato a sparare sui soldati, consumando circa 4 caricatori. Alla fine, sia lei che il figlio sono stati raggiunti dai colpi di EUFOR e immobilizzati. Poco dopo sono sopraggiunte sia la polizia che un’ambulanza che hanno preso in consegna i feriti. Il comunicato di EUFOR esprime rincrescimento per la perdita di vite umane, ma ribadisce che i soldati hanno sparato per legittima difesa.

Le polemiche sono scoppiate immediatamente. La polizia della Republika Srpska e la SIPA (State Information and Protection Agency, una sorta di FBI della Bosnia, con i compiti di fermare il crimine organizzato, proteggere le istituzioni e investigare crimini di guerra) hanno smentito di aver partecipato all’azione, contrariamente alle voci che si erano diffuse all’inizio.

La stampa locale ha poi riportato le dichiarazioni di un testimone che contraddice la versione data da EUFOR. Un vicino e amico della famiglia ha detto che, mentre assieme a Dragomir Abazovic stava facendo i preparativi per il Natale ortodosso (che si celebra il 7 gennaio), hanno visto arrivare una jeep, dalla quale i soldati, senza alcun avvertimento, hanno iniziato a sparare su di loro. Al che Dragomir è fuggito in un campo vicino, mentre sua moglie era già stata colpita. Il figlio invece, già ferito dai soldati, è stato l’unico a sparare, ma alla fine è stato il vicino che lo ha disarmato.

Sul piano politico, il presidente della Republika Srpska Dragan Cavic ha inviato una lettera di protesta al generale Gianmarco Chiarini, il comandante di EUFOR, chiedendo che vengano chiarificate le circostanze dell’uccisione di Rada Abazovic e del ferimento del figlio. Nella sua lettera, Cavic dice che, nonostante il mandato dell’EUFOR in Bosnia ed Erzegovina, nessuno ha il diritto di uccidere e che la sparatoria è stata una brutale dimostrazione di forza. Cavic ha anche richiesto che venga condotta un’investigazione su questi avvenimenti. Borislav Paravac, il membro serbo della presidenza si è unito alla protesta di Cavic, ribadendo che è giunta l’ora di porre fine a tali azioni dove non viene dato peso alla perdita di vite di singoli individui. Il ministro degli interni della Republika Srpska, Darko Matijasevic, esprimendo lo shock per l’accaduto, ha detto che l’azione è stata condotta in modo non professionale e che dopo che il Ministero degli Interni della Republika Srpska avrà condotto la propria inchiesta vi saranno delle “energiche discussioni” con EUFOR.

Non è la prima volta che l’azione delle truppe internazionali in Bosnia ed Erzegovina (la missione EUFOR ha infatti ereditato il mandato dalla missione NATO, SFOR) ha conseguenze letali per la popolazione locale. Nel 1997 e 1999 due persone indiziate per crimini di guerra dall’Aja (Simo Drljaca a Prijedor e Dragan Gagovic a Foca) furono uccisi dalle truppe SFOR nel tentativo di arrestarli: Drljaca a quel tempo sparò sulle truppe, mentre Gagovic cercò di investire i soldati francesi che avevano creato un posto di blocco. Nell’aprile 2004, poi, il pope ortodosso di Pale e suo figlio furono gravemente feriti, nel tentativo andato a vuoto di arrestare Radovan Karadzic che secondo fonti di intelligence, rivelatesi poi inesatte, si nascondeva nella canonica. In quell’occasione, due inchieste sull’accaduto condotte da SFOR e dalle autorità locali giunsero a risultati completamente contraddittori. Nell’ottobre 2004, in un’azione a cui parteciparono anche le forze di polizia locali, una persona indiziata per crimini di guerra rimase ferito a Bileca.

L’anomalia di questo caso è che Dragomir Abazovic non è sulla lista dei criminali di guerra del Tribunale dell’Aja, ma era stato il tribunale cantonale di Sarajevo a ordinarne l’arresto per un mese nel 1999 e nel 2001 per crimini di guerra. Il caso è poi stato preso in consegna dalla Camera per i Crimini di Guerra del Tribunale della Bosnia ed Erzegovina che però, secondo quanto riporta la stampa locale, non ha emanato nessun mandato d’arresto per Abazovic. Abazovic è sospettato di crimini di guerra contro i musulmano-bosgnacchi commessi a Rogatica, cittadina che nel corso del conflitto aveva subito una pesante pulizia etnica da parte delle forze serbobosniache.
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