Venerdì scorso a Belgrado l’équipe serba ha adottato una piattaforma di lavoro e un programma comune in vista dei negoziati sullo status del Kosovo. Congiuntamente coi rappresentanti delle enclave serbe della provincia, il governo di Belgrado ha riaffermato che il Paese conserverà la sua «integrità territoriale»
Di Jelena Tasic, Danas, 6 gennaio 2006
Traduzione di Persa Aligrudic (Le Courrier des Balkans) e Carlo Dall’Asta per Osservatorio sui Balcani
Nel corso della riunione tenutasi ieri a porte chiuse nella sede del governo serbo, dopo quattro ore e mezza di discussioni, l’équipe formata per negoziare il futuro status del Kosmet (Kosovo e Metohija) ha approvato all’unanimità una piattaforma di lavoro.
Dopo la riunione il governo ha annunciato che la piattaforma «si fonda su principi già noti, basati su documenti definiti da organi dello Stato e già adottati in precedenza, tra cui in particolare: la sovranità e l’integrità territoriale del nostro Paese, l’autonomia di fondo per il Kosmet (Kosovo e Metohija) all’interno della Serbia, la formazione di una entità serba nel Kosmet attraverso un processo generale di decentralizzazione, la protezione delle chiese e dei monasteri ortodossi così come di tutto il patrimonio culturale del Kosmet e infine la protezione dei beni pubblici e privati nella provincia».
Il testo della piattaforma, secondo la fonte di Danas, è «un compromesso tra il piano del presidente serbo Boris Tadic sulle due entità, serba e albanese, del Kosmet, e la risoluzione del parlamento serbo che aveva deliberato un mandato al governo per condurre i negoziati sul futuro status della provincia”.
La piattaforma rappresenta la base di partenza dei negoziati. Essa si compone di diverse parti, che saranno comunicate al pubblico «seguendo le tappe del processo negoziale». È stato annunciato ufficiosamente che l’opinione pubblica dovrebbe essere in primo luogo informata della parte riguardante la decentralizzazione, dato che i primi colloqui tra Belgrado e Pristina, cominciati nel settembre scorso, dovrebbero proseguire a Vienna a partire dal prossimo 25 gennaio.
Oltre all’adozione della piattaforma, uno degli argomenti principali della riunione tenutasi ieri concerneva il decentramento.
Si è deciso di formare un gruppo di lavoro per il decentramento, ed il ritorno di Leon Kojen e di Slobodan Samardzic, i consiglieri del Presidente e del primo ministro della Serbia. Una équipe è stata designata a partecipare ai prossimi incontri di Vienna. In compenso, nessuno sa ancora se quest’ultima sarà presieduta da Marti Ahtisaari, il rappresentante speciale delle Nazioni Unite per i negoziati sul futuro status del Kosovo, o dal suo sostituto Albert Roan.
L’équipe belgradese per i colloqui di Vienna sarà guidata da Kojen e Samardzic. Essa comprenderà anche il consigliere permanente dell’équipe, Thomas Fleiner, professore della Facoltà di Diritto di Friburgo, in Svizzera, e direttore dell’Istituto per il Federalismo, come pure i rappresentanti politici dei Serbi del Kosovo, Goran Bogdanovic, Marko Jaksic, Randjel Nojkic e Milorad Todorovic.
È stato deciso ieri dall’équipe dei negoziatori che i gruppi di lavoro «siano rafforzati con rappresentanti competenti dei Serbi del Kosmet». In vista dei preparativi per Vienna, le riunioni dovranno succedersi a un ritmo sostenuto, in costante cooperazione con i rappresentanti delle enclave serbe. I primi lavori dovrebbero vertere sulla decentralizzazione.
Il gruppo di lavoro sugli affari del patrimonio culturale e delle chiese sarà guidato da Dusan T. Batakovic, consigliere del Presidente della Serbia, e da Sanda Raskovic-Ivic, Presidente del Centro di Coordinamento della Serbia-Montenegro per il Kosmet. I gruppi per le questioni giuridiche e relative alle proprietà saranno per il momento diretti dai gabinetti del Presidente e del primo ministro di Serbia, con l’aiuto di Aleksandar Simic, consigliere del primo ministro, mentre sono in corso di esame delle soluzioni per le questioni economiche.
Sembra che la riunione di ieri si sia svolta in un’atmosfera costruttiva, malgrado una polemica su certe dichiarazioni sul Kosmet di Vuk Draskovic, capo della diplomazia dell’USM. Thomas Fleiner e Sanda Raskovic-Ivic non hanno assistito alla seduta.