L’Albania sa distinguersi per una grande capacità d’aggiornamento delle nuove tecnologie, ma resta indietro nel campo dei servizi internet. Uno degli ostacoli principali riguarda l’alto costi dei servizi. Nostra traduzione
Di Pjerin Marku, www.gazetametropol.com Gazetametropol, 16 gennaio 2006 (tit. orig. Internetifikimi i parë i Shqipërisë)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Marjola Rukaj
In Albania, nessuno sa quanti siano coloro che usano internet per comunicare, divertirsi, sposarsi, studiare, rubare, visitare siti porno, o copiare idee, programmi, logo e film. Secondo l’AIIT (l’Istituto albanese delle tecnologie d’informazione), questa cifra oscilla tra il 7 e il 9 % della popolazione. E’ un dato ottimistico rispetto ai rapporti ufficiali, ma molto pessimistico a livello europeo. I costi del servizio internet offerti all’utente albanese sono di molto superiori ai costi in Montenegro e circa 50 volte maggiori dei costi negli USA. Ma internet non si limita ai fini sopraelencati. In altri paesi internet sta rivoluzionando il modo di vivere, di governare, di fare affari, di passare il tempo libero e cosi via. Tutto sta risentendo della sua impronta. Per usufruirne tutti o almeno una cospicua parte di noi, si dovrebbe far crescere in modo significativo il livello d’accesso tra gli utenti. Alla massificazione si potrebbe poi aggiungere l’inserimento di concetti come e-governance, e-democracy, e-servizi. A prima vista sembra fantascienza, ma si tratta in realtà di cose semplici che ci risparmierebbero finalmente anche le interminabili file per un certificato, licenze varie od ogni altro tipo di documento, senza dover affrontare lo sguardo irascibile dell’impiegato di turno. E’ questo il motivo per cui molti paesi hanno provveduto all’applicazione di questo sistema, in base a delle visioni e strategie ben definite.
In una classifica effettuata dall’ONU lo scorso anno, l’Albania si collocava al 110 posto. Per notare l’abisso che ci separa non solo dai paesi occidentali ma anche molti paesi del terzo mondo basta solo elencarne alcuni, vi è quindi al 46 posto Bahrein, al 51 Mauritius, 59 Jamaica, e al 110 l’Albania. Non si può non provare un po’ di vergogna nel vedere questo elenco. Non sarà una casualità il fatto che questa collocazione sia quasi simile a quella che occupa l’Albania nell’elenco della corruzione e della trasparenza internazionale. Dopotutto la società dell’informazione implica oltre allo sviluppo economico, e un migliore tenore di vita, anche una potenzialità di trasparenza pubblica, e forse meno corruzione.
L’Albania si distingue per una grande capacità d’aggiornamento delle nuove tecnologie. C’è da dire che la crescita della telefonia cellulare in Albania è stata forse la più veloce in tutto l’Est europeo. Per quale motivo, allora, riguardo ad internet vi è questa arretratezza?
Uno dei motivi principali è il costo del servizio internet. Ma perché questa barriera pare insormontabile? E la risposta non può che essere la solita, il nostro ritardo. Il ritardo nel visionare lo sviluppo del Paese, nel distinguere l’obiettivo immediato da dover seguire, e nell’ incapacità di istituire una vera strategia coerente per il progresso. Il nostro perseguire le strategie è piuttosto un gironzolare scombussolati come siamo ormai abituati, dopo tutti questi anni. Spesso penso al detto di una personalità del nostro rinascimento: gli albanesi sono degli individui forti che fanno uno Stato debole. Perché ci è difficile ascoltare, concordare, abilissimi come siamo a contestarci a vicenda. Mi verrebbe da riderci sopra dicendo che sarà magari genetico, qualcosa come la seconda testa della nostra aquila che sorge a causa di una mutazione genetica per litigare con l’altra...
In base a un ragionamento da economia di mercato, il basso costo del servizio internet richiederebbe un elevato numero di utenti. Però altresì per rendere possibile l’espansione degli abbonamenti ci vorrebbe un costo basso e accessibile. Questo circolo vizioso altri l’hanno risolto con il cosiddetto PPP (partenariato pubblico-privato). Attraverso questo strumento lo Stato (Telekom o chi per essa) sfruttando i backbones del bando che proviene dall’Italia , concederebbe agli Iternet Service Providers, un servizio all’ingrosso e “at cost”. Gli IspP a loro volta avrebbero l’obbligo di distribuire con un profitto contenuto e controllato, direttamente proporzionale al numero degli utenti attratti dal basso costo.
Comunque il primo ministro Berisha ha appena lanciato un’iniziativa che mira all’espansione del servizio internet, il masterplan delle cosiddette e-scuole. Nonostante lo scetticismo di qualche esperto straniero, in genere l’iniziativa è stata accolta positivamente da donatori nazionali e stranieri. Ovviamente non vi è bisogno di parlare dei benefici di tale progetto, ma si dovrebbe enfatizzare la modifica da perseguire sul piano legislativo ed esecutivo per rendere possibile la sua attuazione. Ci si potrebbe riferire all’esperienza di alcuni paesi in via di sviluppo che hanno inserito la figura dell’ente privato nella gestione dei laboratori internet delle scuole, sulla manutenzione dei computers e della rete, aprendo il servizio al pubblico nella fascia oraria 14.00 – 22.00.
Nonostante la presenza di qualche altro progetto del genere come la rete del ministero dell’Interno, il progetto GovNet per il collegamento delle istituzioni centrali, il suo avviamento non basta per avvicinarci alla situazione dei nostri vicini. Se ci si chiede il motivo dell’inefficacia la risposta sarebbe sempre la mancanza di visioni sugli itinerari da percorrere. Spesso, alcuni, tra cui anche ministri, considerano la società dell’informazione come un lusso precoce che non possiamo ancora permetterci. Però vi sono decine di milioni investiti in questo campo che smentiscono del tutto il timore dell’inadeguatezza. Il vero spreco è la cattiva gestione che ha fatto disperdere parecchi di questi milioni (anche se non tutti) portandoci alle condizioni attuali.
Visto che siamo già molto indietro rispetto ai nostri vicini e non vorremmo fare ulteriore retromarcia sarebbe opportuno iniziare con una rivoluzione della gestione e dei rapporti amministrazione pubblica-cittadino-impresa privata.
La rivoluzione informatica che ha avuto inizio da lungo tempo in Occidente, ha prodotto effetti su molti aspetti della vita quotidiana. In Albania, oggi, 35 anni dopo l’elettrificazione, ci sarebbe da attuare un’altra grande opera, l’internetificazione, un servizio che copra tutto il Paese per poi diffondere i benefici che altri stanno già ottenendo. Mi pare appropriato il detto di Hugo: Se il dovere è chiaro, l’esitazione è fallimento.