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La Bosnia al Parlamento europeo

23.02.2006   

Il Parlamento europeo ha approvato a larghissima maggioranza il 16 febbraio scorso una risoluzione sulla Bosnia Erzegovina. Il percorso verso l'Europa, la necessità delle riforme e della collaborazione con l’Aja, il sostegno alla Commissione verità e giustizia. L’intervento di Doris Pack
Da Bruxelles, scrivono Rosita Zilli e Marco Furfaro

Strasburgo, la cattedrale
La strada per l'Europa passa per le riforme

"L'agenda di Salonicco definisce una chiara prospettiva di integrazione europea e afferma in modo inequivocabile che il futuro dei Balcani occidentali è nell'Unione europea". Nell'ultima sessione del Parlamento europeo, l'aula di Strasburgo ha approvato una risoluzione sulle prospettive della Bosnia Erzegovina nella quale si ribadisce a chiare lettere che non vi è altra strada se non quella che porta il Paese balcanico verso l'Europa.

Una strada però non percorribile nel caso non venissero predisposte adeguate e profonde riforme istituzionali, senza le quali, raccomanda il Parlamento, non vi sono garanzie per la prospettiva europea del Paese. Infatti, l'aula di Strasburgo ritiene che con l'attuale assetto istituzionale la BiH non potrà raggiungere la necessaria incorporazione dell'acquis dell'Unione europea e l'integrazione nell'UE. Si chiede quindi alle autorità ed alle tre maggiori comunità del paese - bosniaci, serbi e croati - di perseguire la strada delle riforme istituzionali. Con un unico obiettivo: "l'inclusione dei valori della democrazia, dei diritti dell'uomo e dell'uguaglianza tra i cittadini di Bosnia Erzegovina al fine di semplificare le strutture statali e consolidare l'autorità dello Stato, superando le divisioni etniche in uno spirito di autodeterminazione locale".

Con la disposizione legislativa, il Parlamento sottolinea alle autorità e alle istituzioni competenti l'importanza di onorare gli impegni presi per dare esecuzione e completare le riforme dei media pubblici, della polizia, della difesa e della sicurezza, adottando tutte le leggi necessarie. Ma non solo. Viene messa in evidenza la necessità di un piano d'azione globale per la riforma della pubblica amministrazione in grado di potenziare la capacità di attuazione delle riforme e un piano per la lotta alla corruzione. Il governo, inoltre, dovrebbe prestare maggiore attenzione ai fabbisogni speciali delle zone rurali e lavorare con la Commissione per attuare una riforma a favore di un'efficace politica di sviluppo agricolo e rurale.

Secondo Doris Pack (Ppe), deputata tedesca nonché Presidente della delegazione per i rapporti con l'Europa sud-orientale, non si tratta di partire da zero. Individuate le difficoltà incontrate nel processo di riforma, la deputata ha sottolineato i progressi raggiunti dal Paese negli ultimi anni. Come spiega la Pack, "ora ci sono un [unico, ndc] ministero dell'Interno e della Difesa. La riforma della polizia è in corso di applicazione e dall'inizio dell'anno è in vigore una singola aliquota Iva. Il tasso di criminalità è tra i più bassi d'Europa, mentre l'efficacia della polizia è superiore a quella di molti Stati membri".

Nella strada che porta all'Europa sarà poi di importanza cruciale la piena cooperazione con il Tribunale penale per l'ex Iugoslavia. Una cooperazione, questa, ritenuta "condizione preliminare per instaurare relazioni più strette con l'Unione europea ed elemento fondamentale per la completa riconciliazione tra tutte le diverse componenti della società bosniaca al fine di lenire le ferite del recente tragico passato".

La risoluzione si sofferma anche sulle future elezioni parlamentari bosniache, previste per ottobre 2006. Il Parlamento le considera "cruciali per il futuro della Bosnia Erzegovina e il suo cammino verso l'integrazione europea". Perciò rivolge un appello a tutti i leader politici, partiti e autorità affinché si adoperino per "preparare e adottare le riforme e le misure necessarie per garantire elezioni eque, libere e democratiche".

Infine, sempre in tema di riforme, da segnalare il forte invito a Consiglio e Commissione ad impegnarsi in misure maggiore nella riflessione comune sulle riforme istituzionali, sostenendo le forze politiche del Paese e i cittadini nella ricerca di un consenso condiviso. Appello ribadito dalla Pack stessa. "Anche la Commissione - ha spiegato - deve contribuire allo sviluppo della Bosnia-Erzegovina. Creare un'area di libero scambio (come Bruxelles ha proposto a gennaio, nda) non basta, se il Paese non produce nulla da commerciare".

Il perseguimento di una possibile integrazione

Nonostante gli enormi progressi compiuti in molti campi, il Parlamento fotografa un Paese profondamente diviso da demarcazioni etniche. Perciò, le riforme non servono se non accompagnate da un processo graduale che porti al superamento delle divisioni etniche che persistono nella regione. Per questo, si ritiene che i colloqui avviati al fine di modificare la Costituzione e che dovrebbero concludersi entro il prossimo marzo, debbano condurre a un modello costituzionale e istituzionale che «superi le divisioni etniche e riconosca i diritti individuali piuttosto che i diritti collettivi».

L'aula di Strasburgo pone poi l'accento sul rimpatrio dei profughi e dei rifugiati: si chiede alle autorità governative di attuare nuove e sostenute iniziative volte a completare il processo di rimpatrio ed a creare le condizioni che rendano «sostenibile» questo ritorno in termini di sicurezza delle persone, accesso agli aiuti di ricostruzione, occupazione, cure sanitarie, pensioni, servizi ed educazione. In ragione di ciò, il Parlamento accoglie positivamente l'accordo recentemente firmato tra Croazia, Bosnia Erzegovina e Serbia-Montenegro sul ritorno dei rifugiati e sulle riparazioni per i danni alle proprietà, considerandolo una tappa importante per la soluzione del problema di circa tre milioni di rifugiati e sfollati interni. Allo stesso tempo, ricorda l'urgenza della creazione di sistemi educativi moderni ("non segregazionisti") e della promozione di misure di inclusione economica e sociale per i profughi ritornati in Bosnia Erzegovina. Infine, la risoluzione ribadisce la necessità di superare il recente passato e di affrontare i problemi della giustizia e dell'indennizzo, al fine di giungere alla riconciliazione delle componenti della società bosniaca. Uno scopo da raggiungere attraverso la Commissione per la verità e la riconciliazione, la cui istituzione è sostenuta con viva forza dal Parlamento europeo.

La risoluzione si chiude con un'esortazione. Un ultimo appello rivolto agli Stati membri dell'Unione e alla Commissione Barroso. Il Parlamento invita a non ridurre ulteriormente i contributi ai progetti di ricostruzione delle abitazioni e di sviluppo economico sostenibile ma, semmai, a "subordinare i doni, i prestiti e gli investimenti all'offerta di posti di lavoro a chi ritorni".


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