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Noi, musulmani europei

24.02.2006    Da Sarajevo, scrive Massimo Moratti

Mentre continuano in tutto il mondo provocazioni e scontri legati alle vignette su Maometto, le comunità islamiche bosniaca e croata pubblicano un appello per la convivenza pacifica e contro l’intolleranza. Il caso della rivista Preporod. Segnali di pace dalla “polveriera d’Europa”
Sarajevo
La notizia appare in un trafiletto della rassegna stampa bosniaca. Secondo quanto riportato dalla televisione privata Hayat, le caricature raffiguranti il profeta Maometto sarebbero apparse sul periodico Preporod in Bosnia ed Erzegovina. Fin qui nulla di eclatante dato che erano già apparse a Novembre su Slobodna Bosna, un settimanale di Sarajevo. Ma, il fatto è che Preporod è l’organo ufficiale della Comunità Islamica della Bosnia ed Erzegovina. La notizia fa sobbalzare sulla sedia. Il commentatore di Hayat TV si chiede quali bandiere saranno bruciate ora e dove si svolgeranno le manifestazioni di protesta, dato che è stata la stessa comunità islamica a pubblicare le vignette. La notizia lascia un po’ increduli a dir la verità. Il giorno dopo mi reco dal giornalaio all’angolo, in una delle vie centrali di Sarajevo, incerto se Preporod si trovi in vendita come ogni settimanale o se abbia una diffusione limitata. La giornalaia, rintanata nel suo negozietto, mi dice che tutte le copie del settimanale sono già state vendute. Le chiedo se di solito Preporod si trovi regolarmente: “Certo - mi risponde lei - ma adesso sono state vendute tutte le copie, sa è stato per via di quelle vignette...”. Esco dal giornalaio completamente confuso e sbalordito. Il giorno dopo riprovo da un altro giornalaio in centro: “Nema”, “non c’è”, mi risponde. Mi sposto a Dobrinja: “Nema”, poi di nuovo in centro: “Nema”, al sesto, settimo giornalaio devo rinunciare, forse sarà meglio contattare la redazione. Insomma non si riesce ad acquistare una copia di Preporod. Tutte vendute. Non aiuta nemmeno il sito ufficiale di Preporod, che non appare aggiornato: riporta ancora le proteste dell’otto di febbraio, quando un migliaio di dimostranti avevano inscenato delle proteste di fronte alle ambasciate norvegesi, danesi e francesi, bruciando le bandiere di quei paesi. A quel tempo la comunità islamica, per voce di Mustafa Ceric, il leader della comunità, aveva apertamente invitato la gente a disertare le proteste, condannando sia le vignette sia le proteste violente. Mustafa Ceric, la comunità islamica e il partito SDA [Partito dell’Azione Democratica, ndc] avevano dato prova di grande maturità politica e tolleranza, ribadendo le peculiarità dell’Islam bosniaco. Nezavisne Novine, autorevole testata di Banja Luka, aveva apertamente elogiato le parole di Mustafa Ceric, definendole come la cosa migliore che Ceric avesse fatto negli ultimi 13 anni.

L’atteggiamento di Mustafa Ceric e della comunità islamica in Bosnia ed Erzegovina sono un raro esempio di tolleranza e comprensione reciproca. Lo stesso SDA, per quanto bistrattato e accusato di nazionalismo, si è allineato su queste posizioni, per voce del presidente Tihic, rifiutando qualsiasi manipolazione o deriva fondamentalista e richiamandosi a principi di tolleranza e comprensione reciproca.

Ancora una volta i bosgnacchi, o musulmani bosniaci, ribadiscono la loro identità europea e sfidano lo stereotipo che vede l’Europa come prettamente cristiana e l’Islam come movimento estraneo ad essa. In tal senso lo stesso Mustafa Ceric, pochi giorni fa aveva rilasciato, assieme alla sua controparte da Zagabria, la “Dichiarazione dei musulmani europei”.

Questa dichiarazione, definita dal quotidiano croato Jutarni List come la “dichiarazione che merita sostegno incondizionato” è stata pubblicata di recente sui giornali locali in Bosnia e Croazia. In tale dichiarazione i due leader islamici, esprimendo il cordoglio per le vittime degli attentati di New York, Madrid e Londra, delineano i passi da farsi per giungere ad un miglioramento dei rapporti tra Europa ed Islam. Da un lato la dichiarazione auspica l’uguaglianza dell’Islam nel contesto europeo con la possibilità di avere scuole religiose e sviluppare partiti politici di ispirazione islamica, dall’altro lato la stessa dichiarazione obbliga i musulmani europei a rispettare i diritti dell’uomo, il contratto sociale, riconoscere la ricchezza delle diverse tradizioni religiose e culturali e soprattutto sviluppare la consapevolezza del contesto secolare in cui si trova ad esistere la religione al giorno d’oggi.

Allo stesso tempo i musulmani europei chiedono la protezione da ogni forma di violenza, islamofobia e genocidio. Tale documento, come lo stesso Jutarni List riporta, mira ad evitare lo scontro di civiltà e a definire il contesto in cui la comunità musulmana possa vivere quanto più possibile in conformità con le norme secolari europee senza che per questo essa si debba sentire minacciata.

È il messaggio dei musulmani europei, dalla Bosnia e dalla Croazia, il loro modo di dire no al terrorismo e alla violenza. In un periodo in cui a provocazioni e comportamenti irresponsabili da una parte fanno eco violenza e intolleranza dall’altro, sono i Balcani, la “polveriera d’Europa” a mandare un segnale di tolleranza.
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