Il Parlamento europeo adotta la relazione Brok sulla strategia per l'allargamento presentata dalla Commissione. La capacità di assorbimento dell'Unione resta "una delle condizioni per l'adesione di nuovi Paesi”. L'ombra del referendum franco olandese sui nuovi candidati
Di Marco Furfaro e Rosita Zilli
Il Parlamento europeo
Il Parlamento europeo ha adottato il 16 marzo scorso a larga maggioranza la relazione del tedesco Elmar Brok, membro del Partito popolare e presidente della commissione esteri, sulla strategia per l'allargamento presentata dalla Commissione europea. Pur accogliendo con soddisfazione l'avvio di riforme in Turchia, Croazia e in tutti i Paesi dei Balcani occidentali, l’aula di Strasburgo ha condiviso l'accento posto dall’Esecutivo dell’Unione sulla necessità di definire criteri chiari ed oggettivi per ogni fase del processo di adesione e di proseguire i negoziati solo nel caso in cui “tutte le condizioni siano state soddisfatte”.
Nella dichiarazione Brok è stato ricordato che la capacità di assorbimento dell'Unione “resta una delle condizioni per l'adesione di nuovi Paesi”. Una nozione controversa quella della “capacità di assorbimento”, per la quale è stato richiesto alla Commissione di presentare entro il 31 dicembre 2006 una relazione che ne enunci i fondamenti con chiarezza.
Ma a Strasburgo si è parlato anche dello stallo in cui si trova il processo di ratifica del Trattato europeo, vera spina nel fianco dell’Unione, e delle inquietudini dell'opinione pubblica europea in materia di allargamento e integrazione: tema su cui gli eurodeputati hanno invitato gli Stati membri e la Commissione ad elaborare una strategia di comunicazione comune. La relazione Brok non ha inoltre risparmiato un preciso richiamo al Consiglio, invitato a garantire la disponibilità di adeguate risorse di bilancio prima di adottare decisioni definitive in materia di adesione di altri Stati membri.
Criteri tecnocratici dunque, ma non solo. Gli eurodeputati hanno infatti ribadito la necessità che gli Stati candidati e gli altri Paesi dei Balcani occidentali si impegnino a rispettare incondizionatamente i principi fondamentali di libertà, democrazia, rispetto dei diritti dell'uomo, delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto.
Turchia: diritti umani, libertà religiosa e riconoscimento di Cipro
Una Turchia “democratica e laica” può svolgere un ruolo costruttivo nella promozione della comprensione tra civiltà: questa l’opinione dell’Europarlamento sull’eterno pretendente all’Unione. Ma il giudizio sui progressi finora raggiunti lascia un po’ a desiderare, ed emerge un quadro di una Turchia il cui ritmo di cambiamento è rallentato nel 2005 ed in cui l'attuazione delle riforme rimane disomogenea.
Diritti dell'uomo, diritti alle libertà fondamentali, allo Stato di diritto ed alla democrazia: questi alcuni tra i punti sui quali il governo di Ankara viene chiamato a profondere i maggiori sforzi. Anche la questione curda sul tavolo, che vede favorevolmente accolte le positive osservazioni del Primo ministro Erdogan circa la necessità di risolvere la questione attraverso la via democratica.
Obiezioni invece sul versante della sicurezza nel sud-est del Paese, dove la situazione sembra essersi deteriorata, ed in merito al caso Cipro. I deputati, pur accogliendo con favore l'accordo raggiunto sull'assistenza finanziaria alla comunità turco-cipriota, ricordano alla Turchia che il riconoscimento di tutti gli Stati membri costituisce un elemento cardine per il processo di adesione e che occorre inoltre abolire tutte le restrizioni alla libera circolazione dei beni che riguardano Cipro.
Croazia: riforme giudiziarie, barriere all'iniziativa privata e rientro dei profughi
L’Europarlamento ha espresso soddisfazione per la decisione dell'Unione di avviare i negoziati di adesione con la Croazia ed ha richiesto a Zagabria di proseguire con urgenza l'attuazione del programma di riforme, di mantenere la piena collaborazione con l’Aja e di potenziare le proprie capacità amministrativa e giudiziaria, con particolare riferimento alla lotta alla corruzione. Inoltre, accogliendo un emendamento proposto dalle Onorevoli Napoletano ed Angelilli, ha richiesto alle autorità croate di permettere a tutti i cittadini dell'Unione europea l'accesso al mercato immobiliare. La dichiarazione non risparmia infine una menzione ai profughi, a cui deve essere assicurato un definitivo rientro, ed alla necessità di implementare iniziative tese ad assicurare la riconciliazione tra i vari gruppi etnici.
Ex Repubblica jugoslava di Macedonia
L’aula di Strasburgo ha accolto con piacere la decisione del Consiglio di accordare alla ex Repubblica jugoslava di Macedonia lo statuto di Paese candidato, ma si è dichiarata preoccupata per i ritardi registrati in settori come la libera circolazione dei beni, il diritto della proprietà intellettuale, la politica della concorrenza e il controllo finanziario.
L’Europarlamento ha inoltre invitato l'ex Repubblica jugoslava a raggiungere insieme alla Grecia una rapida soluzione per il problema ancora irrisolto del nome del Paese, questione tuttavia non ritenuta pregiudiziale al percorso verso l’integrazione.
Balcani occidentali: la via all’Europa
Il Parlamento ha sostenuto senza riserve le conclusioni del vertice di Salonicco del giugno 2003, in cui veniva affermato che i Paesi dei Balcani occidentali “diverranno parte integrante dell'UE una volta soddisfatti i criteri stabiliti”. Per i deputati, la strategia d'integrazione europea deve essere considerata “l'incentivo fondamentale” per realizzare le riforme necessarie ai fini della stabilità e di una pace duratura nei Balcani occidentali.
Un sistema amministrativo e giudiziario efficiente, sistemi educativi moderni e non discriminatori e misure di inserzione sociale ed economica per i rimpatriati dovrebbero essere i cardini sui quali imperniare la futura strategia dell’Unione per l’area. Agli stessi, gli eurodeputati hanno aggiunto la necessità di pervenire ad una politica dei visti più orientata al futuro, incentrata su una lotta alla criminalità organizzata che non sia però pregiudiziale agli scambi transfrontalieri tra imprese, parti sociali, personale accademico e studenti.
Dall'
Albania i deputati si aspettano risultati tangibili nella lotta alla corruzione e nella promozione di mezzi di informazione liberi e indipendenti, nonché una modifica della legge elettorale. A loro parere, l’azione della Commissione nel Paese dovrebbe concentrarsi in particolare sulla risoluzione della piaga delle faide familiari.
L’Europarlamento ha espresso soddisfazione per l’apertura dei negoziati per gli accordi di stabilizzazione ed associazione con la
Bosnia Erzegovina. I deputati hanno richiesto tuttavia al Paese una revisione degli gli accordi di Dayton che porti ad un trasferimento di competenze nei settori della giustizia, della difesa e della polizia supportato da adeguate risorse finanziarie e che combini democrazia ed efficienza con rappresentanza e multietnicità. Hanno ricordato, inoltre, che una piena collaborazione con l’Aja “resta un requisito fondamentale per i negoziati con l'Unione”. Affrontata anche la questione della presenza internazionale sul territorio, con una richiesta avanzata a Consiglio e Commissione affinché preparino accuratamente la transizione verso una situazione in cui non vi sia più la presenza di un Alto rappresentante.
Per quanto riguarda la
Serbia Montenegro, Strasburgo ha elogiato i progressi realizzati da Belgrado nella cooperazione con il Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia, anche se ricorda la necessità che tale rapporto di collaborazione avvenga incondizionatamente ed a tutti i livelli.
Sul
Kosovo, il Parlamento ha infine accolto con favore il fatto che i primi colloqui negoziali si siano svolti in un clima di rispetto reciproco, ma ha espresso preoccupazione per la situazione delle relazioni interetniche e dei diritti delle minoranze. I deputati hanno infine ricordato che la soluzione al problema dello statuto potrà vedere soltanto un Kosovo multietnico, la cui integrità territoriale venga garantita dall'ONU e dall'Unione europea.