L’Albania potrebbe diventare un nodo importante per l’energia europea. In previsione un progetto colossale di allacciamento alla rete internazionale del gas e contatti con il gigante russo Gazprom. Silenzio sull’impatto ambientale
Il Governo del centro destra di Tirana si prepara ad una vera rivoluzione energetica nel Paese aprendo al gas proveniente dalla Russia: il progetto farebbe dell’Albania - unico Stato dei Balcani a non essere collegato alla rete internazionale del gas - “un fattore importante nel campo dell’energia in Europa”, come ha commentato l’ambasciatrice americana a Tirana, Marcie Ries. Per questo, le autorità albanesi hanno sottoscritto un “memorandum di collaborazione” per la realizzazione di un rigassificatore destinato non solo a soddisfare i bisogni del Paese, ma anche a servire l’Italia, per un mega investimento da 1.9 miliardi di dollari.
Intanto, sono già iniziati i contatti tra il Governo di Tirana e la maggiore fornitrice di gas dell’Europa, la Gazprom russa, per collegarsi alla sua rete. Tutto ciò, a discapito di un altro progetto importante, il cosiddetto “Ambo”, che prevede la realizzazione di un oleodotto che collegherebbe il porto bulgaro di Burgas all’Adriatico, passando per la Macedonia e l’Albania, ma che non sembra convincere molto il Premier Sali Berisha.
Slitta “Ambo”
Tutto è cominciato nei primi giorni dello scorso marzo quando il vice ministro dell’Energia, Gjergj Bojaxhi, ha bocciato “Ambo” definendolo “solo e niente di più che il progetto di un oleodotto che collegherebbe il Mar Nero con l’Adriatico”. Palese lo stupore di tutti, media, esperti compresi, coscienti del fatto che “Ambo” è molto di più di un semplice oleodotto. Perché innanzitutto sarebbe l’oleodotto col quale viaggerebbe greggio americano, e già questo basta di per sé a far inchinare le autorità di Tirana. Poi, si tratterebbe di un progetto del quale si parla da anni, nel quale sono coinvolti diversi Paesi dei Balcani e che hanno già preparato tutto, e del quale l’ex governo socialista di Fatos Nano aveva già dato il Nulla Osta.
Il progetto “Ambo”, che ormai era pronto a dare vita alla costruzione dell’oleodotto, prevede un investimento di 1.2 miliardi di dollari. Secondo i calcoli, 35 milioni di tonnellate di greggio all’anno passerebbero per 560 miglia di tubi che collegherebbero il porto di Burgas in Bulgaria a quello di Valona, in Albania.
Ma è proprio quest’ultima tappa del progetto, Valona, che al Premier Berisha non piace. Vicino alla città marittima, il precedente governo aveva pensato di costruire un mega parco energetico (del quale “Ambo” doveva essere parte), ma Berisha, già in campagna elettorale, aveva promesso che una volta tornato al potere avrebbe bloccato tutto, con lo scopo di preservare la zona, che viene ritenuta una delle punte di forza del turismo albanese.
Detto, fatto: poche settimane fa, le autorità albanesi hanno chiesto ai realizzatori del progetto di trovare un altro posto per lo sbocco del terminale, mettendoli in crisi. Il porto di Valona, infatti, è l’unico in tutta l’area che possiede le caratteristiche adatte: la sua profondità, secondo gli esperti, permetterebbe alle navi di ancorare facilmente.
Go Est… a caccia di gas
Pochi giorni dopo aver frenato “Ambo”, è stato di nuovo il vice ministro dell’Energia Bojaxhi a svelare le intenzioni di Tirana. “Il governo vede come uno svantaggio storico – ha detto - il fatto che l’Albania è l’unico Paese nei Balcani e in Europa a non essere collegato alla rete del gas. Dal momento che il fornitore principale di gas in Europa e nei Balcani è proprio quello dell’Est, trasmesso dalla ‘Gazprom’, il Governo albanese sta avviando contatti per realizzare una rete anche in Albania”.
Intanto, le autorità sembrano non voler perdere tempo. Il 21 aprile scorso il governo di Tirana ha sottoscritto un “memorandum di collaborazione” per la costruzione a Fier (Albania meridionale) di un rigassificatore e di una centrale termoelettrica. Il progetto, per il quale si investiranno 1.9 miliardi di dollari, dovrà essere realizzato dall’italiana Saipem, dall’americana “Black & Veatch” e dalla svizzera ASG.
“Si tratta del più grosso investimento mai realizzato nei Balcani, e che farà dell’Albania un fattore importante nel campo dell’energia in Europa”, ha commentato l'ambasciatrice americana a Tirana, Marcie Ries, che partecipava alla cerimonia della firma. Il primo ministro Sali Berisha, invece, ha assicurato che il suo governo “sosterrà con tutte le forze la realizzazione del progetto”.
L'investimento prevede la costruzione di un rigassificatore, capace di trasformare 10 miliardi di metri cubi di gas all'anno, e di una termocentrale concepita in tre blocchi da 400 megawatt ciascuno. L'intero impianto, che sorgerà vicino allo sbocco del fiume Seman su una estensione di 120 ettari, sarà poi collegato con l’Italia tramite una condotta sottomarina.
E l’ambiente?
Il cambio di rotta di Tirana nella politica energetica è stato seguito attentamente dai media locali. Come sempre, non sono mancati i commenti e le opinioni. Ma stranamente, questa volta non si è sentito parlare di ambiente. Nessuno si è preso la briga di spiegare che impatto avrebbe sull’ambiente un progetto di tale portata. E nemmeno le associazioni ambientaliste si sono preoccupate di chiederlo. Se nell’caso dell’oleodotto di “Ambo” queste associazioni si sono schierate dalla parte del Governo, chiedendo il suo allontanamento da Valona, sul rigassificatore a Fier non si sono ancora espressi. Un silenzio inspiegabile, visto che le due città distano una dall’altra circa 30 km.
Diplomazia energetica
Diplomazia ed energia si sono dimostrate molto intrecciate negli ultimi mesi, ma di questo nella capitale albanese non sembrano preoccuparsi molto. Nonostante che proprio su questo tema, un giro nei Balcani se l’è fatto anche la segretaria di Stato Usa in persona. Come hanno sottolineato anche i media di Tirana, lo scorso 24 e 25 aprile, Condoleezza Rice ha chiesto ad Atene e Ankara di rifiutare l’offerta della Gazprom russa di partecipare alla costruzione del gasdotto che si sta realizzando tra i due Paesi. Ma, soprattutto, ha chiesto alle due capitali di diminuire la loro dipendenza dal gas russo. All’uscita dall’incontro con la sua omologa greca, Rice ha parlato chiaramente del pericolo “che si crei un monopolio di rifornimento da una sola fonte, la Russia”.
Ma le campane d’allarme suonate da Rice, a Tirana sembra non averle sentito nessuno. Il governo albanese, assieme a quello macedone, per ora continuano a corteggiare intensamente il gigante russo del gas, con tanto di lettere “d’amore” firmate dai rispettivi ministri dell’Energia dei due Paesi. Il rischio di trovarsi un giorno nel bel mezzo di uno scontro tra titani, per ora viene ignorato.