Conferenza internazionale con interventi di esperti e testimoni provenienti da Europa, Balcani, Canada, Nord Africa, Medio Oriente...
È sufficiente far tacere le armi e ricostruire materialmente Paesi distrutti perché le ferite provocate dalle guerre vengano guarite?
“Le ferite della guerra non guariscono finché non c’è il riconoscimento della sofferenza dell’altro” spiega Natale Losi, psicoterapeuta, esperto internazionale nella cura dei traumi, e direttore dell’Unità Psicosociale dell’OIM, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni.
La guerra è una malattia. L’esperienza di realtà come Bosnia Herzegovina, Kosovo, Serbia, Israele, Palestina e Iraq, tutte realtà dove l’OIM interviene, mostrano come le ferite invisibili, le sofferenze di identità – in breve, i traumi psicosociali – continuano a riprodurre effetti subdoli e devastanti anche nel lungo periodo. I processi di ricostruzione post-bellica sono in molti casi concentrati solo su interventi materiali ed è evidente la contraddizione tra il perseguimento della pace e la disattenzione sull’elaborazione dei lutti, delle sofferenze delle persone, senza la quale non ci sarà guarigione, non ci sarà pace, ma solo riproduzione della violenza.
“La guerra non si guarisce nell’emergenza. Le risorse destinate a un Paese colpito da un conflitto non possono essere impiegate solo in questa fase. I traumi devono essere considerati nella loro complessità, non solo per le loro conseguenze individuali, mediche o materiali, ma per le sofferenze di identità. È necessario un grande sforzo per formare adeguatamente operatori che sappiano intervenire nella complessità delle crisi, aiutando le persone e le comunità a ritrovare le loro identità, a interrompere la violenza, a guarire le proprie ferite invisibili. Questo raramente avviene”, continua Losi.
Oggi, più di un miliardo di persone, un sesto dell’umanità intera, soffre degli effetti della guerra, in più di cinquanta Paesi. L’Unità Psicosociale dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), in collaborazione con la Direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo del ministero degli Affari esteri italiano, organizza una conferenza internazionale per fare il punto sulle conoscenze e pratiche degli interventi psicosociali in risposta ai traumi da guerra, con particolare riferimento all’area del Mediterraneo e dei Balcani.
Nel corso della conferenza sarà possibile visitare la mostra fotografica di Livio Senigalliesi, che presenta immagini di conflitti nel mondo e delle persone che da essi sono coinvolte.
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