Era tra i professori filo-dittatura del Colegio Nacional de Buenos Aires, un famoso liceo argentino messo a ferro e fuoco dai militari negli anni di piombo della dittatura. Ora è ambasciatore della Slovenia
Una serie di rivelazioni su alcune recenti e discusse nomine diplomatiche, pubblicate dalla stampa slovena indipendente, stanno creando a Lubiana forti imbarazzi. Dopo lo scandalo, ancora avvolto in un alone di mistero, delle recenti dimissioni lampo dell'ex segretario si stato agli affari europei Marcel Koprol, sospettato di molestie sessuali ai danni di alcune dipendenti - che sarebbero state poi dissuase dal querelare il proprio capo - il governo aveva dirottato le sorti dell'alto funzionario, membro del partito governativo di Janez Janša, verso le acque più lontane della diplomazia, proponedo la sua nomina ad ambasciatore all'ONU.
Ma le rivelazioni sempre più dettagliate e basate su varie testimonianze delle presunte tentazioni libidinose del segretario di stato Koprol, sono continuate impietose sulle pagine di Mladina e di Dnevnik. E così solo pochi giorni fa il governo ha discretamente ritirato la sua nomina a New York, destinandolo- per ora - ad incarichi meno vistosi.
Ma nel mirino della stampa indipendente c'è soprattutto la politicizzazione della diplomazia, dove gli ambasciatori vengono ormai scelti sempre più di frequente in base alla tessera di partito. E se l'episodio di Koprol sembra essere destinato a rimanere una sorta di aneddoto mediaticamente succulento, ben più imbarazzante sta diventando il caso del nuovo ambasciatore sloveno in Argentina, Avguštin Vivod.
Vivod, sloveno di nascita, nel dopoguerra emigrò giovanissimo con i suoi genitori in Argentina, dove divenne uno dei più influenti leader della comunità slovena in quel paese latino-americano. Presidente di „Slovenia unita“ (Zedinjena Slovenija), l'organizzazione che unisce tutti i gruppi della diaspora anticomunista in Argentina, legata in buona misura alla tradizione dei „Domobranci“ (i collaborazionisti filo-fascisti), Vivod è pure vicepresidente di Nova Slovenija, il partito conservatore di Andrej Bajuk (anche lui sloveno d'Argentina), attuale ministro del Tesoro.
Era da tempo che la comunità degli emigrati del dopoguerra in Argentina reclamava un „compenso“ politico per il sostegno offerto all'indipendenza del paese, al primo governo di Lojze Peterle e all'attuale compagine di Janša. Ed ecco che il governo, in sordina, decide di restituire il favore e di nominare Avguštin Vivod ambasciatore della Slovenia a Buenos Aires.
Una scelta poco fortunata, visto che il placet argentino, dopo più di 6 mesi di attesa, non arriva. Ma Lubiana insiste e - contro ogni prassi di bonton diplomatico - un alto esponente del ministero degli Esteri vola a Buenos Aires per chiedere spiegazioni. E il governo Kirchner spiega: Vivod non può essere un diplomatico straniero in quanto è in possesso della cittadinanza argentina. Nessun problema, l'ambasciatore rinuncia in tronco al passapoprto argentino e, dopo 7 mesi di attesa dalla sua nomina in Slovenia, finalmente arriva anche il „sì“ col naso turato di Buenos Aires.
Ma l' imbarazzo per i lunghi tempi del placet non si è ancora placato che Vivod è già al centro di una nuova vicenda molto più sconcertante. Il suo nome infatti appare nella cronistoria del Colegio Nacional de Buenos Aires, un famoso liceo argentino messo a ferro e fuoco dai militari e paramilitari negli anni di piombo della dittatura e dal quale, tra il 1976 e il 1983, scomparirono probabilmente uccisi e gettati nel Rio de la Plata, ben 105 tra alunni ed ex alunni la cui età era compresa tra i 15 e i 22 anni.
Ebbene nel libro „La otra juvenilia“ di Werner Pertot e Santiago Garano, anch'essi due ex alunni del Colegio Nacional, pubblicato nel 2002, vari testimoni descrivono le marce di tipo militare cui dovevano partecipare gli alunni addestrati con marziale severità da un professore di educazione fisica particolarmente solerte e incline ai militari: tale Augusto Vivod. Il nome trapela anche in Slovenia e Dnevnik, con la firma di Meta Roglič e del sottoscritto, pubblica una serie di articoli che dopo qualche giorno di silenzio imbarazzato fanno riconoscere all'ambasciatore di essere stato effettivamente lui, per ben 10 anni, quel maestro di ginnastica.
„Noi eravamo solo pedagoghi, trattavamo gli alunni bene e non ci occupavamo di politica. Dei desaparecidos non ho mai saputo nulla“ si difende su Pop TV e sulle pagine di Dnevnik l'ambasciatore Vivod. Il suo passato di insegnante di educazione fisica sorprende tutti, anche nel suo partito. Vivod infatti nei suoi curriculum ufficiali non accenna alla sua vera professione negli anni di piombo, si presenta come sociologo e filosofo con studi alla Sorbona e all'Università di Buenos Aires.
Ma non è finita: i due autori de „La otra juvenilia“ incalzano. Secondo varie testimonianze Vivod sarebbe appartenuto al gruppo di professori più leali alla giunta militare di Videla e all'allora rettore del Colegio Nacional Anibal Romulo Maniglia, complice diretto della dittatura e dell' intelligence militare. Infatti molti insegnanti vennero all'epoca licenziati, Vivod rimase invece nell'istituto fino al 1983, cioè fino alla fine della dittatura. Ma come se non bastasse ecco che da Buenos Aires giungono a Lubiana le copie di documenti che confermano il coinvolgimento di Vivod nella prassi pedagogica repressiva imposta dalla giunta militare. In calce ad un regolamento scolastico dell'aprile 1976 che proibisce ogni attività politica, il diritto di associazione, di manifestazione e di diffusione di idee o letteratura considerate „sovversive“ nella scuola o nelle sue vicinanze - pena l'espulsione immediata - oltre alla firma del rettore ci sono anche quelle di alcuni professori compresa quella di Augusto Vivod.
Il ministero degli Affari esteri sloveno non commenta e dietro ad un eloquente silenzio si trincera anche il governo. Nè Delo, nè la TV di stato, spendono una solo riga per la vicenda che rischia di trasformarsi in uno scandalo senza uguali per la diplomazia slovena. Vivod non si scompone forte della protezione di influenti circoli sia in Slovenia che e in Argentina. C'è infatti chi allude ad una sua affiliazione a Opus Dei che si starebbe consolidando e diffondendo in Slovenia soprattutto con l'aiuto della diaspora argentina. Vivod inoltre è presidente della Camera di commercio sloveno-argentina, rappresentante della Luka Koper (Il porto di Capodistria) nei paesi del Mercosur e delegato di varie imprese slovene in America Latina. Lui sa bene cosa significhi poter fruire dell'immunità diplomatica e del prestigio concesso ad un ambasciatore.