In passato era comandante di navi. Ora il presidente rumeno rivolge nuovamente la sua attenzione al mare (Nero) e ne fa una pietra miliare della propria politica estera. Ma al Forum del Mar Nero da lui fortemente voluto sono presenti in molti, ma non la Russia
Nella logica geostrategica dell’attuale e futura configurazione euro-atlantica nonché dalle esigenze che derivano dalle sfide di sicurezza provenienti soprattutto dal Medio Oriente c’è un mare di 413.000 kmq che desta sempre più interesse. E’ il Mar Nero, il futuro spazio della frontiera euro-atlantica. Attualmente il mare è controllato della Federazione Russa che possiede sei basi militari tra cui la più importante della flotta russa, nel porto ucraino di Sevastopol nella penisola di Crimea. La Turchia controlla invece gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli.
Ad avere sbocco sul Mar Nero oltre alla Federazione Russa e alla Turchia ci sono anche la Romania, la Bulgaria, l’Ucraina e la Georgia. La Romania e la Bulgaria sono membri della Nato e l’anno prossimo dovrebbero entrare nell’UE. La Turchia è membro della Nato e aspira anche a far parte della famiglia europea, mentre i governi dell’Ucraina e della Georgia, oltre a mirare a varie integrazioni istituzionali, sono filo-americani.
Con questi amici regionali gli USA perseguono i loro obiettivi. Un anno fa in occasione della visita ufficiale del presidente romeno Traian Basescu a Washington, lo stratega conservatore Bruce Jackson sottolineava davanti alla commissione Esteri del Congresso americano l’importanza del Mar Nero. “Chi controlla la regione del Mar Nero può controllare il vicino e il medio oriente. Entro il 2020 le importazioni delle risorse energetiche dell’Occidente dalla zona raggiungeranno il 70%”. “Quindi” ha aggiunto Jackson “sia che si voglia o meno proteggere da ingerenze esterne le nuove democrazie, oppure perché si è interessati alla situazione interna della Russia, siamo costretti a porre attenzione alla zona del Mar Nero”.
A suo avviso gli Usa dovrebbero “accelerare il processo di democratizzazione di paesi come Romania e Bulgaria, sostenendo la loro adesione all’UE il 1 gennaio 2007". Inoltre “gli Usa devono partecipare assieme a leder regionali come i presidenti di Romania, Georgia e Ucraina alla costituzione di un'istituzione che si occupi nello specifico della zona del Mar Nero”. Per quel che riguarda il presidente della Romania, Traian Basescu, il parteneriato romeno-americano si basa su due elementi: la presenza di basi militari che i romeni possono garantire agli USA sul Mar Nero e il desiderio di Bucarest di impegnarsi in prima persona nelle problematiche dell'area. I modelli potrebbero essere il Mar Mediterraneo e quello Baltico. La peculiarità significativa del Mar Nero consiste però nel fatto che nella zona permangono una serie di conflitti congelati come quelli della Transnistria, dell’Ossezia del Sud, del Nagorno–Karabah e dell’Abkazia.
5 giugno 2006 nasce il Forum del Mar Nero
Al Palazzo del Parlamento di Bucarest, noto come l’edificio più grande del mondo dopo il Pentagono, il presidente Basescu esterna la sua passione per il Mar Nero. Una passione nata al tempo in cui prestava servizio come capitano di navi mercantili e rafforzatasi ora con la costituzione del Forum del Mar Nero per il dialogo ed il parteneriato, quale organismo di cooperazione tra gli stati rivieraschi.
Un’iniziativa che si propone di sostenere progetti di collaborazione tra organismi internazionali e regionali e di combattere in comune “le sfide” nella regione come quella dell’energia, del terrorismo, della proliferazione di armi di distruzione di massa, della tutela ambientale, dei traffici illegali, del crimine organizzato.
Nella foto di gruppo sono presenti i presidenti di Romania, Ucraina, Georgia, Armenia, Azerbaidjan, Repubblica Moldova mentre Turchia e Bulgaria sono state rappresentate solo a livello ministeriale. Ancora più defilata la Russia.
La stampa romena ha criticato a lungo il costo dell'iniziativa, quasi un milione di euro, e l'ha definita “un fiasco” soprattutto perché “l’alta rappresentanza“ di cui la diplomazia aveva parlato non c’è stata nel caso di Turchia e Bulgaria. E soprattutto per la grande assente – la Federazione Russa - che ha inviato l’ambasciatore presente a Bucarest ma solo come osservatore.
Quella del Forum del Mar Nero era un'iniziativa appoggiata dagli USA con la partecipazione di stati con cui la Russia non ha certo ottime relazioni: Ucraina (guerra del gas, contenzioso per la penisola Crimea, opposizione all’entrata nella Nato), la Moldavia (problema della Transnistria), la Georgia che invita altri stati ad uscire dalla Comunità degli stati indipendenti (CSI ) “prima che sia troppo tardi”. La Romania, che aspira ad assumere un ruolo importante nella zona, non poteva non essere come minimo trattata con indifferenza dal Cremlino.
L’ambasciatore russo Aleksandr Tolkaci si è limitato a dichiarare che “queste iniziative regionali sono buone, ma sono troppe”. Tra l’altro la Federazione Russa ritiene che la costituzione del Forum del Mar Nero si sovrapponga all’attività dell’Organizzazione di cooperazione economica del Mar Nero. Gli americani invece plaudono all’iniziativa. Tra l’altro nei prossimi dieci anni ritireranno circa 70.000 soldati dall’Europa centrale e dall’Asia per dislocarli in basi più piccole in punti geostrategici caldi come il vicino oriente. La Romania è pronta ad ospitare alcune di queste basi americane. In questo ambito il Mar Nero è importante: fa parte dal piano di penetrazione dell’influenza americana nello spazio ex-sovietico e per quanto riguarda la Romania potrebbe offrire “buone opportunità” dal punto di vista militare e politico verso il vicino Oriente.
Mentre l’Uzbekistan ha mandato a casa i soldati americani che erano stanziati sul suo territorio e in Afghanistan gli USA incontrano sempre più difficoltà, il Mar Nero può rivelarsi molto “utile”. Il Forum del Mar Nero si è concretizzato subito in sostegno economico: Jack Crouch, viceconsigliere per i problemi di sicurezza nazionale del presidente Usa ha annunciato la costituzione del “The Black Sea Trust Fund for Regional Cooperation” creato dal German Marshall Fund of the United States (GMF). Il fondo sarà operativo dall’autunno con un budget iniziale di 20 milioni di dollari che andranno alle organizzazioni della regione del Mar Nero (Bulgaria, Georgia, Romania, Azerbaiidjan, Turchia, Ucraina, Moldova, Russia). Potranno tuttavia beneficiare dei fondi anche ONG, amministrazioni locali e regionali, organizzazioni della stampa.
UE/Mar Nero
Al Forum del Mar Nero di Bucarest l’Ue ha preferito mandare esperti in problemi di Caucaso e Asia Centrale. Alcuni giornali romeni hanno commentato che la presenza Ue è stata condizionata dal non voler influenzare negativamente i rapporti con la Federazione Russa, soprattutto in considerazione della dipendenza energetica europea. Ma i confini dell’Ue si allargano ancora ed una volta entrate Bulgaria e Romania il Mar Nero diventerà una frontiera naturale dell’Unione.
Resta però una regione dai conflitti congelati e attraversata da rotte di traffici di tutti tipi. E Bucarest si sente coinvolta. Il Mare Nero non ha ancora un’identità ben precisa nel processo di allargamento. “I paesi dell’Ue e la Commissione europea dovranno tenere quest'area in considerazione tramite le politiche e gli strumenti finanziari disponibili per questa regione dal 2007 e tramite la politica di vicinanza europea e gli strumenti di pre-adesione”, si legge nella dichiarazione finale del Forum di Bucarest, dichiarazione che però non porta la firma della Federazione Russa, tuttora l’attore principale nella zona.