Il sociologo turco Ayhan Aktar, intervistato dal quotidiano Radikal, descrive la Cipro del dopo referendum. Nazionalismi, ruolo delle élites, economia drogata e ambiguità europee. In marcia verso due Stati?
Di Nese Guzel, per Radikal, 19 giugno 2006
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Fabio Salomoni
Come guardano al problema Cipro i greco-ciprioti?
Cipro del Sud è l’unico paese ad essere entrato nell'Unione Europea (UE) per ragioni politiche e solamente politiche. La Cipro greca non è entrata per arricchirsi. Prima dell’adesione del resto il reddito medio pro-capite era di 17-18.000 dollari. I greco ciprioti, a differenza di Croazia e Turchia ad esempio, non hanno voluto l’adesione per il benessere. Loro sono entrati in Europa per ragioni di politica internazionale. Hanno voluto sentirsi al sicuro rispetto alla Turchia ed hanno voluto trascinare nell’agenda europea la questione cipriota. E adesso sentono di aver raggiunto questa sicurezza. Non dimentichiamocelo, l’ex rettore dell’Università di Istanbul, Kemal Alemdaroglu, prima del referendum sul piano Annan aveva dichiarato: “Se volessimo ci potremmo prendere tutta l’isola”.
E i greco ciprioti hanno preso sul serio queste parole?
Alcuni osservatori greco-ciprioti sono del parere che queste dichiarazioni di Alemdaroglu hanno aumentato del 3-4% i voti per il no al piano Annan. Sono state parole dette da un rettore universitario e non dall’uomo della strada. La società greco-cipriota che ha vissuto il 1974 di fronte a queste parole ha avuto paura, e si è messa alla ricerca di protezione. Non dovrebbe sembrarci troppo strana questa reazione.
Allora ritorniamo alla domanda iniziale, come guardano alla questione cipriota i greco ciprioti?
Per i ciprioti, Cipro è il centro del mondo. Vi può sembrare ridicolo ma per greci e turchi, Cipro rappresenta il centro del mondo. 750.000 greci e 260.000 turchi come possono vedere se stessi come il centro del mondo? Direte voi ma è così.
Qual è la conclusione di questa percezione?
Per loro il più importante problema mondiale è la questione cipriota. Il mio amico antropologo Peter Loizos ha definito questo egocentrismo greco e turco come Cipro-centrismo. Ogni volta che parlate con un greco cipriota inevitabilmente si arriva alla questione cipriota. Dicono che il problema è entrato nell’ordine del giorno della UE. Voi dite che anche c’è una questione irlandese dentro la UE, ma l’Unione non è riuscita a contribuire alla sua soluzione. Vedendo però Cipro come il centro del mondo tutte le aspettative sono legate a questo Cipro-centrismo. Credono che la questione di Cipro sarà risolta dentro la UE secondo i desideri della società greca, perché si sentono più forti della politica.
Per molto tempo si è pensato che l’ostacolo principale alla pace fosse la parte turca, in particolare Rauf Denktash. Ora il mondo si è accorto che sono greci a non volere la pace. Loro ne sono consapevoli?
Non molto. Guardi, il 1974 per i greco-ciprioti è stato un trauma. Sono stati costretti a fuggire in tutta fretta nella parte meridionale. Ritengono d’aver subito un sopruso, pensano che l’isola sia sotto l’occupazione dell’esercito turco, hanno perso beni e proprietà, 140.000 greci si sono ritrovati nella situazione di emigrazione forzata. Credono che il Piano Annan non possa porre rimedio a tutto ciò. Io ho notato che tra i greco-ciprioti manca ogni critica sociale...
Che cosa intende dire?
Voglio dire che loro fanno cominciare la storia nel 1974, fanno come se non si fossero vissuti gli anni ’50 e ’60. Come se non fosse mai stata proclamata, con il contributo di Inghilterra, Turchia e Grecia, una repubblica e una costituzione nel 1960. Come se le élites politiche greco-cipriote non avessero cercato di cambiare questa costituzione, come se i turchi a causa degli scontri che ne sono seguiti non fossero mai stati ghettizzati. Parlando con i greco-ciprioti viene fuori che loro credono che la Linea Verde sia stata creata nel 1974. Invece è stata creata nel 1964 perché le due società non riuscivano a vivere insieme. La condizione di vittime è ben salda nello spirito dei greco-ciprioti e per questo credono che il Piano Annan non possa risarcirli delle sofferenze patite negli ultimi 30 anni.
Credono che la pace possa andare a loro sfavore?
Si lo credono. Vogliono una pace secondo i loro desideri. Nel rifiutare il piano Annan i greco-ciprioti hanno pensato: “In ogni caso noi siamo membri della UE. Con il no al referendum abbiamo il diritto di ostacolare in qualche misura il processo di integrazione della Turchia”. Il risultato è stato piuttosto curioso: i turchi hanno accettato il Piano Annan, i greci lo hanno rifiutato e sono diventati membri della UE. I turchi non ce l’hanno fatta e nel periodo immediatamente successivo 145.000 turchi, compreso il nipote di Denktash, hanno richiesto ed ottenuto il passaporto greco cipriota. E questo perché la Cipro del Sud non può chiudere le porte ai turco-ciprioti.
Perché?
Perché i greco-ciprioti si ritengono i padroni di tutta l’isola, della Repubblica cipriota e considerano la parte settentrionale sotto occupazione. In queste condizioni non possono chiudere le porte ai loro stessi cittadini. Attualmente i turco-ciprioti possono entrare senza visto nei paesi della UE, di fatto sono diventati cittadini della UE. Di più, ogni mattina 7-8.000 persone vanno a lavorare a Sud. Quelli del Nord per il minimo mal di testa si vanno a far curare a Sud. Senza pagare una lira usufruiscono dello stato sociale della Cipro greca. In realtà il rifiuto del Piano Annan non ha avuto l’effetto punitivo atteso sui turco-ciprioti.
I greco ciprioti cosa pensano dei turchi?
Quando parlate con loro, tutti dicono la stessa cosa: “Noi stiamo bene con i turchi, siamo tutti isolani”, ma è un mito. In realtà le due comunità hanno vissuto fianco a fianco senza però mescolarsi. Inoltra l’elemento portante del nazionalismo dei greco-ciprioti è l’Ellenismo. “I veri proprietari dell’isola siamo noi, i turchi sono arrivati dopo”, dicono. Esiste anche una narrazione storica in questo senso. “I turco-ciprioti sono elleni successivamente islamizzatisi”. Stando così le cose non è pensabile che emerga un atteggiamento che favorisca il riavvicinamento di persone di religione diversa che vivono sulla stessa isola. E questo atteggiamento non viene nemmeno sottoposto a critica.
E cosa pensano i greco-ciprioti dei turchi della Turchia?
In genere vengono chiamati con un’espressione che risale all’epoca ottomana, Barba Nera. Credono che i turchi provenienti dall’Anatolia siano meno civilizzati. In un’inchiesta fatta dalla televisione greca emerge come il 41% dei greco-ciprioti nutra scarsa simpatia per i turchi, il 26% molta simpatia ed il resto sia in una posizione di mezzo. Le stesse conclusioni uscite in occasione del referendum Annan. Sempre dalla stessa inchiesta è emerso che il 45% dei greci si dice disponibile a vivere con i turchi. Un dato che mostra la spaccatura dentro la società greco-cipriota.
Che Cipro vogliono i greci?
Non hanno un’idea precisa. Credono però ad una Cipro guarita dalla costituzione. Guardi, la caratteristica principale di tutti i nazionalismi del mondo è la mancanza di empatia. I greco-ciprioti non riescono a mettersi al posto dei turchi. “Loro sono solamente il 20% della popolazione, ma controllano il 30% dell’isola. Siamo noi ad avere subito un’ingiustizia, perché noi con l’80% siamo la maggioranza”, questo è quello che dicono. Del resto entrambe le parti sono contrarie alla costituzione del 1960 che dava diritti sociali.
Non pensano che ormai non ci sarà più la Cipro che vogliono?
I greco-ciprioti non hanno quest’atteggiamento critico. Non è possibile arrivare a queste conclusioni se non sei in grado di mettere in discussione il tuo nazionalismo. Continueranno a sentirsi gli unici padroni dell’isola finché non metteranno in discussione il nazionalismo ellenico. In ogni parte del mondo questa critica del nazionalismo è partita dalle élites. Il riavvicinamento tra Francia e Germania non è arrivato dal riavvicinamento dell’uomo della strada. Le élites politiche hanno capito che non si poteva vivere così ed hanno cercato di superare il problema. Klerides [ex-presidente greco-cipriota, ndt], che aveva consigliato di dire sì al Piano Annan, in qualità di presidente della Repubblica, aveva chiesto scusa ai turchi. Queste sue parole però lo hanno messo fuori gioco.
I greco-ciprioti contano di mettere in difficoltà la Turchia nel corso dei negoziati per l’adesione?
Sì. Certo i greco-ciprioti sulla carta hanno il diritto di veto, ma 700.000 greco-ciprioti non possono avere lo stesso peso di Francia e Germania. Se la UE volesse avere veramente la Turchia tra i propri membri sarebbe in grado di superare il veto dei greco-ciprioti. Non dobbiamo dimenticare che i greci nel periodo Simitis hanno fatto una vera e propria inversione a U, ed hanno sostenuto la candidatura turca. In quel momento sono venuti fuori quelli che non vogliono la Turchia e si nascondono dietro la Grecia. Nel 2008 nella parte greca si faranno le elezioni per la presidenza della repubblica. Se il partito comunista AKEL continuasse a sostenere l’estremista nazionalista Papadopoulos, e costui fosse rieletto, la soluzione per Cipro sarebbe rinviata.
Perché i greco-ciprioti hanno un atteggiamento così sciovinista?
Anche il mondo se ne è accorto. Questa incapacità di arrivare ad un accordo affonda le sue radici nella ideologia prevalente a Sud, il nazionalismo. Un’ideologia che viene iniettata attraverso il sistema scolastico. Guardi, il 44% dei greco-ciprioti non è mai stato nella parte turca. Questo significa aver chiuso la porta a questa realtà. E proprio il 48% dei greco-ciprioti non vuole vivere con i turchi. Una posizione che è conseguenza del sistema scolastico nazionale. Una ricerca mostra come l’80% dei greco ciprioti oltre i 50 anni dice sì alla domanda se vuole vivere con i turchi, mentre tra i 18 e i 30 anni l’80% dice no. Non dimentichiamo che chi ha più di 50 anni ha visto la guerra, il sangue, ha vissuto il 1974, si è rifugiata nella parte greca. Quelli della classe di età 18-30 invece hanno imparato dai libri quello che è successo con i turchi.
Il nazionalismo è un'ideologia molto forte e diffusa anche nella parte turca...
Si, ma è un nazionalismo privo della dimensione religiosa. Quindi anche se il nazionalismo è molto forte, trattandosi di un nazionalismo secolare, non influisce su tutti gli aspetti della vita dei turco-ciprioti. Tra i greci, invece, il nazionalismo che si unisce alla religione ortodossa assume i caratteri di un’ideologia che determina l’intera identità delle persone.
Una volta Cipro era uno dei centri mondiali del turismo. Dopo il 1974 le cose sono cambiate, com'è la situazione nella parte turca?
Nella parte greca ogni anno arrivano 2,5 milioni di turisti. Non c’è niente di simile nella parte turca. In genere si dice che dipende dall’embargo applicato ai turchi. Ma se questo embargo fosse abolito le attuali infrastrutture turistiche sarebbero in grado di attrarre un turista londinese? La Turchia ha esportato a Cipro il peggiore statalismo. Attualmente la popolazione della Cipro turca conta 260.000 abitanti, 145.000 dei quali turco-ciprioti, il resto è formato da turchi provenienti dalla Turchia. Attualmente ci sono 30/35.000 dipendenti pubblici, una struttura che assomiglia a quella di una grande azienda di stato turca. Per legittimare la propria esistenza politica, tra il 1974 ed il 2004 sono stati redistribuiti i beni appartenenti ai greci e si è creata un’economia artificiale. In conseguenza di tutto ciò, solo sulla strada tra Famagosta e Nicosia ci sono 12 night-club. E poi c’è il fenomeno del turismo del gioco d’azzardo.
La parte turca è molto povera, è una povertà che fa paura ai greco-ciprioti?
Ormai i turchi non sono più poveri. L’economia turca è cresciuta nell’ultimo anno del 46%, ed ormai il reddito medio pro-capite ha raggiunto gli 11.000 dollari. Attualmente nella Cipro turca ci sono 5 milioni di metri quadrati di lavori edili, un gigantesco cantiere. Un boom cominciato dopo l’insuccesso del Piano Annan. Per usare le parole dello scrittore Hasguker, si sta vivendo una seconda fase dell’economia artificiale. Non è una ricchezza fondata sulla produzione e sull’etica del capitalismo, assomiglia ad un’economia da lotteria, e come alla lotteria escono continuamente soldi. Adesso si stanno costruendo case sui terreni dei greci. Gli inglesi vendono le loro nella parte greca e vengono ad acquistarne una nuova a prezzi molto più bassi. Addirittura ora c’è anche una rivista settimanale in lingua inglese nella Cipro turca.
I greco-ciprioti pensano segretamente che se l’isola fosse divisa in due, questo andrebbe a loro vantaggio?
Nessuno lo dice apertamente ma la realtà è questa. Il 76% di no al Piano Annan è stato il risultato di un processo democratico. Sono stati i politici greci a sostenere il no, scegliendo così la strada che porta a due stati. Nessuno ne parla ma a Cipro si sta andando verso una struttura politica a due stati. Il 60% dei greci ammira Papadopoulos che porta avanti una politica di chiusura nei confronti di Mehmet Talat (presidente turco-cipriota, ndt). Riunire le due parti di Cipro è cosa più difficile della riunificazione tedesca. Ci sono due parti che portano il fardello di scontri etnici uniti a differenze linguistiche e religiose. Fino alle elezioni del 2008 non ci sono speranze per degli sviluppi in direzione della pace. Né le Nazioni Unite né l’Unione Europea stanno conducendo una qualche azione diplomatica. Dopo il rifiuto del suo piano, Annan crede ormai che non ci sia niente da fare per Cipro. Per quanto riguarda la UE poi, non farà molto per arrivare ad una soluzione.