38 intellettuali turchi si sono riuniti ed hanno reso pubblico un appello per arrivare ad una soluzione della questione curda. Per questo hanno fissato 14 priorità
Diyarbakir, città a maggioranza curda del sud-est del Paese
Traduzione per Osservatorio sui Balcani di Fabio Salomoni
In questo paese non esistono regioni che valgano più di altre. Se c’è del dolore in una qualsiasi parte del paese, è un mio problema. Una ferita aperta là, fa soffrire anche me. Siamo tutti nella stessa barca: donne, uomini, turchi, curdi, aleviti, migranti, disoccupati, i giovani che hanno paura del futuro, quelli che cercano di farsi una vita dignitosa nelle periferie delle grandi città, le minoranze, le vittime della violenza e quelli che, senza saperlo, la violenza la alimentano. Siamo tutti viaggiatori dello stesso viaggio, compagni di strada, che lo sappiamo o no. Non vogliamo una Turchia divisa in schieramenti: kemalisti-religiosi, turchi-curdi. Rifiutiamo di prendere parte a un discorso fondato sugli schieramenti. Noi siamo dalla parte di ogni colore, anche di quelli sfumati.
Fin da piccoli abbiamo imparato che “Anche se non ci andrò mai anche quel villaggio è il mio villaggio”. E invece senza andarci, senza comprendere le persone, senza ascoltarle, senza aprire il cuore all’altro, non funziona.
Di fronte a quanto sta accadendo nel Medio Oriente e nel mondo, acquisteranno forza quei paesi che assicureranno pace e giustizia sociale e che sapranno ampliare gli spazi di democrazia e di libertà.
In queso contesto ecco le richieste che consideriamo prioritarie:
1) Constatiamo che la questione curda ha una dimensione politica, giuridica, economica, culturale ed internazionale. Tenendo conto di tutto questo chiediamo che sia tenuta in primo piano la dimensione umana...
2) Vogliamo che, per evitare che si ricrei un clima di violenza e di terrore nel nostro paese, si comprenda che non è possibile fare politica con le armi e che non è possibile mettere a tacere la rivendicazione di un diritto con le minacce e la violenza.
3) Vogliamo che si vada al di là dell’approccio nazionalista che vede come nemico potenziale chiunque pensi in maniera critica e vogliamo che si esca dalla logica fedeltà-tradimento.
4) Per poter diventare una “società” è necessario condividere le lacrime e rispettare il dolore dell’altro.
5) Vogliamo che si facciamo sforzi per comprendere che una soluzione duratura non deve essere cercata al di fuori della Turchia, che non sarà una soluzione militare ma civile, che verrà dall’interno della nostra società, da noi stessi.
6) Che si comprenda che se la questione curda non ha una sola dimensione, anche la sua soluzione dovrà coinvolgere diversi attori.
7) Che si comprenda che, anche se limitati, tutti i tentativi per migliorare la condizione delle persone non devono essere sminuiti. Dobbiamo comprendere quanto è importante qualunque passo mosso dall’interno della società civile.
8) Che si comprenda l’importanza di un movimento delle donne indipendente
9) Che si comprenda la necessità di dedicare un’attenzione speciale alle famiglie curde, e in particolare ai bambini, che sono state costrette ad emigrare nelle grandi città dell’ovest. Che si dia inizio urgentemente a progetti e politiche che permettano alle vittime della emigrazione di poter rifarsi una nuova vita.
10) Che si dia il via ad una campagna di sensibilizzazione su grande scala rispetto al problema dei delitti donore
11) Che si comprenda e si faccia comprendere l’importanza che ha per le persone della regione il poter usare a scuola la loro lingua madre. Il bilinguismo deve essere considerato un diritto del multiculturalismo
12) Che i villaggi del Sud-Est a cui stato cambiato il nome possano riprendere quello originario. Le persone debbono potere scegliere liberamente i nomi per i propri figli.
13) Che si comprenda la necessità di creare un nuovo linguaggio che consenta il perdono, la comprensione, la capacità di ascoltarci reciprocamente, di fronte al crescere dei discorsi fatti di odio e di violenza
14) Che si metta in evidenza come noi tutti abbiamo interessi e valori comuni e che condividiamo lo stesso spazio pubblico.
Ahmet Insel, Ahmet Icduygu, Ali Bayramoglu, Ayse Gul Altinay, Ayhan Bilgen, Can Paker, Derya Sazak, Ece Temelkuran, Elif Safak, Erol Katircioglu,Eyup Can, Fazil Husnu Erdem, Ferhat Kentel, Fuat Keyman, Gencay Gursoy, Ibrahim Betil, Kutbettin Arzu, Mesut Ozturk,Mesut Yegen, Mithat Sancar, Murat Belge, Muharrem Erbey, Mustafa Kaalioglu, Nebahat Akkoc, Necdet Ipekyuz, Osman Kavala, Oya Baydar, Omer Laciner, Rojbin Tugan, Sabih Atac, Salim Uslu, Sedat Yurtdas, Sezgin Tanrikulu, Sahismail Bedirhanoglu, Tahir Dadak, Tarhan Erdem, Yusuf Alatas, Zozan Gokce.