Il premier albanese Sali Berisha lancia una nuova iniziativa con l’intento rendere più appetibile il paese agli investitori. Una proposta accolta con molto scetticismo dagli esperti e dai media
Quello degli investimenti esteri rimane uno dei problemi maggiori dell’Albania dall’avvento della democrazia: il loro flusso negli ultimi anni ha appena sorpassato la soglia dei 300 milioni di dollari annui, classificando il Paese tra gli ultimi posti in Europa per investimenti esteri diretti.
Lo scorso 16 agosto, il premier democratico Sali Berisha, durante una riunione di governo, è apparso euforico nel presentare la soluzione: “L’Albania ad 1 Euro” - slogan col quale Berisha ha battezzato la sua iniziativa con la quale vuole “fare dell’Albania il Paese più attraente per gli imprenditori”.
Ma all’entusiasmo del primo ministro, che ha presentato la propria proposta come la cura di tutti i mali, hanno risposto subito molti analisti e opinionisti che, nel migliore dei casi, l’hanno definita un’emozione di troppo, e nel peggiore una buffonata o una pazzia.
1 Euro!
“L’incremento degli investimenti sarà la nostra sfida”, ha dichiarato il premier Berisha, offrendo alcuni dettagli sulla sua nuova idea: “Offriremo ad 1 Euro i terreni, la qualifica per gli operai, ad 1 Euro il rifornimento idrico alle industrie, di 1 Euro sarà la tariffa per la registrazione delle attività commerciali ed anche la tassa per l’entrata in Albania degli stranieri”. Il primo ministro ha sottolineato che tale sarà anche il costo di molti altri servizi che lo Stato offrirà ma che verranno resi noti più in là.
Secondo il capo del Governo, questa strategia riuscirà a far crescere l’economia del Paese, abbasserà il tasso di disoccupazione e spingerà gli albanesi a “non abbandonare il proprio Paese per lavorare invece all’estero e costruire strade, edifici ed industrie degli altri”.
Berisha ha chiesto ai suoi ministri di presentare entro il 10 settembre strategie concrete per mettere in atto questa iniziativa, aggiungendo che essa sarà accompagnata dalla diplomazia albanese il cui lavoro sarà diretto in questo senso.
Il grande scetticismo che ha seguito la proposta di Berisha è dovuto anche al fatto che essa non sembra essere frutto di uno studio approfondito da parte dell’esecutivo. Ne sono una prova i vari interventi in pubblico dei consiglieri del premier che nei giorni successivi alla dichiarazione si sono trovati costretti a rettifiche: all’inizio è sembrato che gli unici a beneficiarne sarebbero stati solo gli investitori stranieri, poi, dopo vari pressioni e proteste dei media, si è detto che l’iniziativa riguardava anche quelli locali.
Del resto, nemmeno il premier è stato molto confortante nel dire che “far diventare l’Albania il Paese più attraente per gli investitori è una sfida molto difficile, ma possibile. Ce la possiamo fare solo pensando l’impensabile e immaginando l’inimmaginabile. E’ questa la condizione”.
Gli unici appoggi al primo ministro sono arrivati dai suoi alleati di governo – che tuttavia si sono mostrati molto cauti nelle dichiarazioni – e dal mondo dell’imprenditoria. La Confindustria (più vicina al premier) ha dato subito la sua benedizione, mentre la Camera di Commercio, all’inizio un po’ scettica, ha chiesto che non ci siano discriminazioni da parte del Governo tra gli investitori locali e quelli stranieri.
Gelo dai media e dall’opposizione
Edi Rama, leader del Partito socialista (maggior forza politica dell’opposizione di centro sinistra), ha detto che con queste idee il leader democratico Berisha dimostra di “essere rimasto indietro di 15 anni”. Per il capo dell’opposizione si tratta solo “dell’ennesima pazzia del primo ministro e se non riesce ad immaginare lui [cosa vuol fare], figuriamoci noi altri”. “Dire L’Albania ad 1 Euro significa dire solo che sei quello che sei quando ti chiami Sali Berisha, cioè un incompetente che non capisce nulla”, ha dichiarato Rama.
Ancora più duri si sono mostrati i media, dove la stragrande maggioranza degli analisti ha bocciato la cosiddetta “rivoluzione Berisha”. Secondo Alba Malltezi, direttrice dell’emittente Tv “News24”, “non sarà la formula 1 Euro a portare in Albania gli investitori importanti, ma la serietà che offrirà loro lo Stato non cambiando le regole del gioco”. La giornalista fa riferimento alla privatizzazione da parte del precedente governo socialista dell’azienda di telefonia fissa nel Paese, Albtelecom, non riconosciuta dall’attuale governo democratico quando tornò al governo un anno fa. Simile anche la storia di una compagnia francese autorizzata dall’ex governo socialista a costruire un villaggio turistico nella riviera meridionale albanese, in seguito sospesa dall’esecutivo di Berisha, per poi essere riconcessa pochi giorni fa dopo diversi mesi d’attesa.
Dr. Zef Preci, uno degli economisti locali più noti, dice che il vero problema per gli investimenti riguarda la scarsa stabilità politica ed economica. Secondo lui, “l’alto livello dell’economia informale, la legislazione non adatta agli investitori stranieri, la corruzione, la criminalità e l’amministrazione inefficiente continuano a creare difficoltà all’imprenditoria”.
Secondo Alfred Uci, rappresentante del mondo accademico, “non c’è gente così stupida da venire in Albania appena le dici che lo Stato vi dà la terra ad 1 Euro. Loro (gli investitori) chiedono altre garanzie, più complesse”.
Mentre Mustafa Nano, giornalista e uno degli analisti più conosciuti nel Paese, sottolinea che sarebbe una “menzogna colossale” dire che basterà la riduzione dei costi a portare gli investitori in Albania. Nel suo durissimo intervento, l’analista spiega che gli investitori non vengono perché “in Albania manca la stabilità politica, perché gli albanesi non sanno tenere elezioni libere, perché il premier attacca ogni giorno le istituzioni dello Stato, perché il Governo è il primo a non rispettare la Costituzione, perché i terreni sono stati occupati illegalmente, perché le strade bombardate del Libano pochi giorni fa sono assai migliori delle strade in Albania, perché manca l’energia elettrica e l’acqua, perché l’amministrazione chiede soldi per ogni servizio pubblico offerto, perché qua ti fregano la macchina nel bel mezzo di Tirana, perché le nostre città sono invivibili, perché gli abitanti di queste città sanno solo giocare a carte per i marciapiedi e perché, infine, - come giustamente diceva [il giornalista] A. A. Gill nel suo articolo pubblicato sul Sunday Times [poche settimane fa] – l’Albania è un Paese ridicolo. E il Premier di questo Paese è ancora più ridicolo”.