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Bosnia: la vendita della telefonia

01.09.2006   

Delle tre compagnie di telecomunicazioni bosniache, la prima a venire privatizzata sarà Telekom Srpske. Ancora una volta il dibattito sull'economia del paese si polarizza lungo linee di divisione etniche
Di Nedeljka Breberina*, per Transitions Online, 18 agosto 2006 (titolo originale: “Telecom Divide”)

Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall’Asta


Banja Luka, Bosnia Erzegovina – Il governo della Republika Srpska, una delle due entità della Bosnia, ha indetto il 4 agosto una licitazione internazionale per cedere il 65 per cento di Telekom Srpske, la più florida azienda statale, con profitti annuali superiori ai 40 milioni di euro. L’asta è stata pubblicizzata contemporaneamente sul Financial Times e su uno dei principali quotidiani indipendente della Bosnia, Nezavisne novine. La scadenza per la presentazione delle offerte è il 4 ottobre.

La mossa di vendere Telekom Srpske ha esposto i leader dell’altra metà della Bosnia, la Federazione a maggioranza bosgnacco (bosniaco musulmana) croata, ad accuse di immobilismo ed incompetenza. La loro colpa, quella di non essere riusciti a completare la preparazione della privatizzazione, decisa da lungo tempo, dei due operatori telecom di proprietà statale della Federazione. I detrattori sostengono che il governo della Federazione ha solo reso i due operatori, di cui detiene le quote di maggioranza, meno attraenti per i potenziali compratori, e che l’operatore della Republika Srpska, offerto per primo sul mercato, sarà quello dei tre che spunterà il prezzo migliore.

Anche se l’asta di vendita di Telekom Srpske non specifica un prezzo minimo, fonti governative a Banja Luka, capitale della Republika Srpska, dicono che offerte inferiori ai 400 milioni di euro non saranno prese in considerazione. “Il governo sa qual è l’offerta minima. Il prezzo sarà comunque deciso dal mercato”, ha dichiarato il ministro dei Trasporti e delle comunicazioni, Nedeljko Cubrilovic.

I potenziali acquirenti devono rispondere a certi requisiti e sottostare ad alcune condizioni. Devono avere un fatturato totale di almeno 500 milioni di euro per il 2005, 800.000 utenti di telefonia fissa e 1,5 milioni di telefonia mobile. Devono inoltre impegnarsi ad investire almeno 50 milioni di euro in Telekom Srpske nell’anno successivo all’acquisto, e garantire il diritto del governo di utilizzare le infrastrutture di telecomunicazione della compagnia.

Telekom Srpske ha 347.000 clienti di telefonia fissa e 572.000 di telefonia mobile. L’operatore ha inoltre 22.000 abbonati Internet.

Il governo dell’entità detiene nella compagnia una quota azionaria del 65 per cento, il fondo pensionistico e quello per la privatizzazione un 10 per cento ciascuno, il fondo di rimborso governativo il 5 per cento, e i piccoli investitori il rimanente 10 per cento.

Le condizioni dell’asta includono anche la sottoscrizione degli accordi collettivi stabiliti dall’azienda coi sindacati, come pure l’obbligo per i nuovi proprietari di mantenere gli uffici direttivi della compagnia a Banja Luka.

Una lunga preparazione

A questa privatizzazione si è lavorato per anni, sotto tre governi consecutivi. Quando entrò in carica, meno di sei mesi fa, il primo ministro Milorad Dodik disse che la sua principale priorità era privatizzare Telekom Srpske. Dodik si impegnò inoltre a combattere il crimine organizzato e la corruzione, includendo in questo anche il vaglio dei passati contratti di privatizzazione. Dodik mantenne la parola, presentando un piano per la privatizzazione dell’azienda dopo soli 100 giorni di governo.

Il progetto fu approvato dall’Assemblea nazionale della Republika Srpska, anche se non senza difficoltà. I deputati del Partito di azione democratica (SDA), il maggiore partito bosgnacco, in un primo tempo sostennero che era troppo presto per la vendita di un’azienda di tale valore. Proposero in alternativa che tutte e tre le telecom bosniache venissero vendute insieme.

Nella Federazione, la Telekom BH opera nei territori a maggioranza bosgnacca, mentre la HT Mostar copre le parti a maggioranza croata dell’entità. Pur dipendendo dai voti dell’SDA, il governo di Dodik ha respinto l’idea di aspettare che gli altri due operatori fossero pronti, ed ha sostenuto che era giunto il momento di lanciare l’asta per Telekom Srpske.

Alla notizia dell’imminente privatizzazione, le azioni della compagnia sono immediatamente salite del 10 per cento alla Borsa di Banja Luka. La tendenza rialzista degli investitori potrebbe essere stata alimentata anche dalla notizia, diffusa il primo agosto, della vendita della compagnia di telecomunicazioni Mobi 63, nella vicina Serbia, alla norvegese Telenor per più di 1,5 miliardi di euro, ben al di sopra del prezzo preventivato.

Già in precedenza il governo della Republika Srpska aveva indicato che un certo numero di compagnie di telecomunicazioni avevano espresso interesse per Telekom Srpske, incluse Deutsche Telecom, Mobilkom Austria e Telekom Srbije. Si diceva che fossero interessati anche altri operatori, provenienti da Francia, Spagna e Russia. Si ritiene inoltre che Deutsche Telecom, che già possiede il 51 per cento del principale operatore di telecomunicazioni della vicina Croazia, sia interessata ad acquisire altresì quote azionarie di BH Telecom e di HT Mostar.

Alcuni analisti credono che il primo operatore di telecomunicazioni bosniaco che sarà privatizzato spunterà il prezzo migliore. Più precisamente, diversi economisti hanno sostenuto che l’entità che entrerà per seconda nel processo di privatizzazione, solo per questo perderà 200 milioni di euro. Una somma enorme, considerato che ciascuna delle entità bosniache ha attualmente un bilancio annuale appena superiore ai 500 milioni di euro, e che l’attuale bilancio nazionale annuo della Bosnia è intorno ai 300 milioni di euro.

Reazioni dalla Federazione

La risolutezza di Dodik nel premere verso la privatizzazione di Telekom Srpske sembra aver spinto anche il governo della Federazione a velocizzare i propri preparativi per la privatizzazione di Telekom BH, che è per il 90 per cento di proprietà governativa, e di HT Mostar, il 63 per cento delle cui azioni appartengono al governo.

In una seduta all’inizio di agosto il governo della Federazione ha considerato questo argomento, ma non ha preso decisioni su un possibile modello di privatizzazione. Inoltre, il governo ha dato l’impressione di voler scaricare la responsabilità sul parlamento della Federazione, chiedendo ai parlamentari di discutere la questione e di proporre possibili modelli di privatizzazione già nella prima seduta dopo la pausa estiva.

Il primo ministro della Federazione, il bosgnacco Ahmet Hadzipasic, ha dichiarato in un’intervista rilasciata a Nezavisne Novine che la privatizzazione dei due operatori telecom della Federazione dovrebbe essere còmpito del nuovo governo. In Bosnia si terranno le elezioni politiche in ottobre. Mentre nella Republika Srpska, secondo un pronostico ampiamente condiviso, Dodik ed il suo Partito dei Socialdemocratici indipendenti dovrebbero restare al governo, l’esito della competizione nella Federazione è meno certo.

“Io non credo che questo governo completerà questo lavoro prima delle elezioni generali di ottobre. Sulla base delle conclusioni del Parlamento della Federazione, definiremo un’impostazione per i passi successivi e decideremo un modello [di privatizzazione]”, ha detto Hadzipasic. Facendo riferimento a BH Telecom, il primo ministro ha detto: “Qui stiamo parlando di un’azienda molto grande, e di un grande interesse, in Bosnia ed all’estero, per il futuro del settore delle telecomunicazioni, e io penso che non sia realistico attenderselo da questo governo [il completamento della privatizzazione]”.

Anche i principali partiti della Federazione si oppongono a qualsiasi affrettata manovra preelettorale per privatizzare BH Telecom e HT Mostar. Ma i leader dei maggiori partiti devono incontrarsi, prima della seduta del parlamento federale, per discutere il tema.

Intanto, il capo del governo nazionale bosniaco, Adnan Terzic, uno dei massimi esponenti politici bosgnacchi, è in parte riuscito a richiamare l’attenzione del pubblico, sostenendo nel corso della seconda settimana di agosto che non dovrebbe neppure spettare ai governi di entità la prerogativa di privatizzare le telecom. Terzic ha chiesto all’Ufficio dell'Alto Rappresentante di esaminare se le entità possano, in effetti, vendere a norma di legge le telecom. L’Alto Rappresentante della comunità internazionale ha vasti poteri legislativi ed esecutivi su tutti i livelli del governo bosniaco, incluso il potere di interpretare o imporre leggi, e destituire i funzionari. Fino ad ora, ha rifiutato di esprimersi in materia.

Il primo ministro della Republika Srpska, Dodik, ha definito insensata la mossa di Terzic.

Nel frattempo, il governo di Dodik ha spiegato in che modo intende spendere i soldi derivanti dalla privatizzazione di Telekom Srpske. I ministri hanno sostenuto che i fondi saranno usati per progetti di sviluppo, per le riforme dei sistemi pensionistico e di sicurezza sociale, per l’occupazione giovanile, come anche per migliorare le condizioni di vita dei veterani di guerra, dei rifugiati, e dei migranti interni che si sono stanziati o che stanno ritornando in Republika Srpska.

È l’impegno di Dodik a sostenere i ritornanti che ha persuaso i membri bosgnacchi della Camera dei popoli dell’Assembea nazionale a ritirare il loro veto, espresso immediatamente dopo che la camera bassa aveva approvato il piano di privatizzazione.

I deputati bosgnacchi sostenevano che la privatizzazione di Telekom Srpske era contraria al vitale interesse nazionale bosgnacco, dato che prima della guerra essi avevano contribuito molto allo sviluppo del sistema di telecomunicazioni in Bosnia, mentre al momento assai pochi bosgnacchi lavoravano effettivamente a Telekom Srpske. Essi hanno chiesto che la questione degli ex impiegati bosgnacchi fosse inclusa in qualsiasi pacchetto di privatizzazione.

Ma i politici serbi, per lo più, sono convinti che i bosgnacchi abbiano fatto ricorso alla clausola costituzionale - che gli permette di opporre un veto alle decisioni che danneggiano i loro vitali interessi nazionali - solo dietro preciso ordine di Sarajevo, con l’intento di avvantaggiare Telekom BH. Essi hanno ricordato come i ministri bosgnacchi, nei precedenti gabinetti di governo della Republika Srpska, avessero attivamente participato ai preparativi per la privatizzazione di Telekom Srpske.

“Siamo di fronte ad un abuso della clausola del vitale interesse nazionale. Quando la politica si trasforma in pura ostilità, si possono generare reazioni di cui non c’è nessun bisogno, e non è questo il modo per fare crescere la Bosnia,” ha detto Dodik.

I deputati bosgnacchi hanno cambiato la loro posizione in una seduta congiunta delle due camere dell’Assemblea nazionale, ma solo dopo che Dodik aveva raggiunto un accordo con i loro leader sulle sovvenzioni ai ritornanti. Ma alcuni deputati bosgnacchi hanno continuato a sostenere pubblicamente che la privatizzazione è contraria all’interesse nazionale bosgnacco.

I rappresentanti croati alla Camera dei popoli, invece, non si sono opposti al piano per la privatizzazione di Telekom Srpske.

*Nedeljka Breberina è redattrice della rivista Euro Blic
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