Il più importante processo nella storia del Tribunale penale internazionale dell’Aja è incominciato il 21 agosto, ma senza Karadzic e Mladic. Le dichiarazioni di accusa e difesa, le reazioni nella regione
Di Merdijana Sadovic*, per BIRN, Balkan Insight, 26 agosto 2006 (titolo originale: “Srebrenica Trial Begins – But Key Suspects Missing”)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta
Manifestazione per gli scomparsi di Srebrenica (Foto Gughi Fassino)
Questa settimana, l’aula sembrava troppo piccola per accogliere tutti i partecipanti al processo più importante che mai si terrà in questo Tribunale per i crimini di guerra.
La sala, relativamente piccola, era stipata di gente: sette accusati, ognuno con il suo avvocato difensore e relativi assistenti, una imponente squadra di procuratori, oltre ai giudici e a un gran numero di addetti della cancelleria.
Sotto processo sono sette ufficiali d’alto rango delle forze armate e della polizia serbo bosniaca, considerati tra i maggiori responsabili del massacro di Srebrenica del 1995, in cui più di 8.000 uomini e ragazzi musulmani furono sommariamente giustiziati dalle forze serbe, impadronitesi dell’enclave l’11 luglio.
Cinque degli accusati - Ljubisa Beara, Vujadin Popovic, Ljubomir Borovcanin, Vinko Pandurevic e Drago Nikolic – sono accusati di genocidio e crimini di guerra, mentre gli altri due, Radivoj Miletic e Milan Gvero, sono imputati per crimini di guerra e crimini contro l’umanità per avere, secondo le accuse, impedito l’arrivo a Srebrenica di aiuti e rifornimenti.
Tutti si sono dichiarati non colpevoli delle accuse a loro rivolte.
Questo processo, da lungo tempo atteso, è stato descritto da molti osservatori come uno dei casi più importanti che dovranno essere giudicati dalla Corte, e alcuni sono arrivati a paragonarlo al famoso processo tenutosi nel 1946 a Norimberga contro i criminali di guerra tedeschi.
In molti hanno però anche espresso la preoccupazione che questo processo – per quanto importante – non sarà veramente significativo senza i due uomini ritenuti gli ideatori dell’eccidio di Srebrenica: i leader serbo bosniaci, politico e militare, Radovan Karadzic e Ratko Mladic.
Nel discorso di apertura che ha segnato l’inizio del procedimento il 21 agosto, la procuratrice capo del Tribunale, Carla Del Ponte - che fino all’ultimo momento aveva sperato che almeno Mladic venisse arrestato prima dell’inizio del processo – ha espresso apertamente il suo disappunto e la sua frustrazione per l’incapacità della Serbia di consegnare i due latitanti.
"È assolutamente scandaloso che non siano stati catturati. La Serbia è pienamente in grado di arrestarli, ma si è rifiutata di farlo!" ha detto la Del Ponte.
Il giorno stesso in cui la Del Ponte rivolgeva queste accuse dall’aula del Tribunale, il governo serbo le respingeva come false e sosteneva che la Serbia "stava al momento facendo del suo meglio" per catturare Mladic.
Mladic è latitante da 11 anni, nonostante le ripetute assicurazioni del governo serbo – sul cui territorio si ritiene che egli si nasconda – che il suo erresto è solo questione di tempo.
Un altro posto vuoto al tavolo degli imputati era quello del luogotenente di Mladic incaricato dei servizi di intelligence e di sicurezza, Zdravko Tolimir, accusato di genocidio, che sfugge alla giustizia da quando, nel febbraio 2005, fu confermata la sua incriminazione.
"Non fate errori: Mladic, Tolimir e Karadzic saranno arrestati, questo è il nostro impegno verso la comunità internazionale e verso tutte le vittime ed i sopravvissuti", ha detto ai giudici la Del Ponte.
Nel suo discorso di apertura, che ha seguito quello della Del Ponte, il procuratore Peter McCloskey ha detto che l’accusa si concentrerà nello sforzo di stabilire il legame tra i fatti presi in esame – per i quali ci sono già abbondanti prove, presentate in altri processi riguardanti Srebrenica – e gli accusati.
Gli avvocati difensori, che hanno scelto di rivolgersi ai giudici all’inizio del procedimento, anziché alla presentazione delle tesi della difesa, hanno sostenuto di voler dimostrare che i loro clienti non disponevano di alcun potere reale e non potevano fare nulla per impedire il massacro.
Seguendo questa linea, John Ostojich, difensore del capo della sicurezza dell’esercito serbo bosniaco (VRS) Ljubisa Beara, ha dichiarato che il suo cliente, nel luglio 1995 a Srebrenica, era “impotente quanto le truppe del battaglione olandese delle Nazioni Unite".
"Era là, ha visto che qualcosa stava accadendo, ma non avrebbe potuto fare nulla per impedirlo", ha detto Ostojich.
Come normalmente accade con tutti i processi importanti che si tengono nel Tribunale, questo caso ha tenuto le prime pagine dei giornali per alcuni giorni, sia nella regione che all’estero. Ma col procedere dei lavori, il processo ha incominciato a ricevere sempre meno attenzione dai media.
Un reporter della stazione televisiva di Belgrado B92, Milos Milic, che si occupa dei processi per i crimini di guerra, ha detto che il fatto che Mladic e Tolimir non si trovino alla sbarra insieme agli altri coimputati è un importante punto a sfavore, e una delle ragioni per cui la gente non sta seguendo con più attenzione il processo.
Riguardo alla possibilità che Mladic sia arrestato prima della fine del procedimento, dice che non ci scommetterebbe sopra, ma anche che "tutto è possibile".
Nonostante le diffuse preoccupazioni che questo processo, senza Karadzic e Mladic, non raggiungerà completamente il suo scopo – che è quello di giudicare tutte le persone sospettate di aver pianificato e condotto il massacro – alcuni osservatori in Bosnia credono che esso manderà comunque un messaggio molto importante: i principali responsabili di questo crimine saranno puniti.
I serbo bosniaci, tuttavia, sembrano essere poco preoccupati da questo messaggio. Sadik Pazarac, del Comitato Helsinki per i diritti umani di Bijeljina, ha detto che essi hanno dimostrato finora pochissimo interesse per il processo.
"Le prime udienze qui non hanno attirato molta attenzione", ha detto. "Io non penso che questo processo farà alcuna differenza nel modo in cui la gente qui sente la questione dei crimini commessi nell’enclave. Spero di sbagliarmi".
Ma per le vittime ed i sopravvissuti al massacro, il significato del processo è enorme. Nura Begovic, dell’Associazione delle donne di Srebrenica, dice che esso è "estremamente importante", nonostante il fatto che i principali accusati Karadzic e Mladic non siedano al banco degli imputati.
"Questo processo significa molto per me – questi uomini hanno reso possibile il massacro a Srebrenica e devono rispondere dei loro crimini".
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Merdijana Sadovic è direttrice del programma dell'Institute for War and Peace Reporting sul Tribunale