L'Alto Rappresentante affida a un diplomatico tedesco la soluzione dei problemi di Mostar, città riunita solo sulla carta. Ma è un supermercato, in centro, la vera novità per i mostarini. Di est e di ovest. La cronaca degi ultimi avvenimenti dal nostro corrispondente
La spesa in un Mercator
Sì, sarà così. Mostar avrà un nuovo sindaco. Anche se i signori della comunità internazionale dicono: “Non chiamatelo sindaco, siete voi, cittadini di Mostar, a decidere il vostro destino, e non noi stranieri”. E' una storia vecchia, vecchia... Ma continua.
Pochi giorni fa l'Alto Rappresentante per la Bosnia ed Erzegovina, sua maestà signor Schilling, è venuto a Mostar e ha detto: “Basta”.
O, per la precisione, lui non ha pronunciato quella parola, ma si è capito. Il 15 settembre era la data entro la quale i consiglieri comunali avrebbero dovuto mettersi d'accordo sul funzionamento della città. Ci sono tre problemi centrali: la televisione pubblica HT Mostar (croata pura), le ditte municipalizzate e l'amministrazione cittadina.
E siccome i consiglieri comunali di Mostar non riescono mai a mettersi d'accordo, decide l'Alto Rappresentante. “Vi mando un Uomo”, ha detto. E quell'uomo si chiama Norber Winterstein, un diplomatico tedesco già noto agli stessi mostarini.
Era stato proprio il signor Winterstein il presidente della Commissione per lo Statuto di Mostar. Lo Statuto, lo ricordiamo, è stato imposto quasi due anni fa dall'Alto Rappresentante di allora, Paddy Ashdown. In base a quel documento, i sei municipi [di Mostar, ndc] erano aboliti e ne veniva stabilito uno solo, con amministrazione unica. Prima di quello, ricordiamo ancora, in questa bella città erzegovese sulla Neretva tutto era diviso, doppio. Tre municipi nella zona ovest a maggioranza croata e altri tre sulla sponda est - quella musulmana. Con il nuovo Statuto, la città doveva cominciare a funzionare come se fosse una città sola: un pronto soccorso, una stazione centrale dei pompieri, una municipalizzata per la raccolta dei rifiuti, un acquedotto. Perché, prima, tutto (ma proprio tutto) era doppio.
“Ma la situazione oggi com'è?”, vi chiederete voi. Tutto unito. Sì, ma sulla carta. In pratica, più o meno, rimane tutto come prima. Almeno il pronto soccorso ha un unico ufficio per le emergenze (ma rimangono due strutture sulle due sponde della Neretva), la stazione dei Vigili del Fuoco ha un unico centro informativo, ma in realtà sono due squadre divise... E così via.
Negli ultimi anni, per quanto riguarda il potere, la città è stata divisa tra l'HDZ BiH [Unione Democratica Croata della Bosnia Erzegovina, ndc], partito croato, e l'SDA [Partito di Azione Democratica, ndc], partito musulmano. Ogni partito si è preso una metà della città, e lì regna. Gli altri partiti non riescono a fare niente. Così, anche nel Consiglio comunale, non si fa niente.
In questi due anni, dopo lo Statuto, i signori della politica non sono riusciti a mettersi d'accordo sull' amministrazione della città. Nel frattempo, l'ufficio dell'Alto Rappresentante ogni tanto gli ricordava che la riforma dell'amministrazione comunale non era stata fatta, che molte cose erano rimaste doppie. Ma intanto, i due partiti SDA e HDZ continuavano a gestire la città a modo loro senza mettersi uno contro l'altro.
E poi, i due partiti si sono scontrati sulla questione della televisione pubblica. A Mostar, oggi, ci sono tre televisioni: la HTV (Hrvatska Televizija nella parte ovest); TV Oscar (sempre a ovest) e TV Mostar (a est). Solo una di queste, però, sembra una televisione pubblica e viene finanziata soprattutto dal budget, la HTV. Però, è una televisione dove lavorano solo i croati... E il programma è in lingua croata... E la gente la considera la televisione dell'HDZ. Per questo l'altro partito, SDA, ha cominciato a chiedere dei cambiamenti. Cambiare la struttura del personale, o interrompere il finanziamento pubblico.
Per mesi durante le sedute del Consiglio comunale i consiglieri hanno cercato di mettersi d'accordo sulla HTV. E' diventata una vera e propria telenovela. L'Alto Rappresentante aspettava che finalmente il Consiglio si mettesse d'accordo, ma alla fine non gli è rimasto altro da fare che prendere di nuovo le cose nelle sue mani. O meglio, nelle mani di Norbert Winterstein.
E così, gli stranieri stanno cercando di riuscire là dove i politici locali hanno fallito: la riunificazione di Mostar. La città, intanto, continua a vivere le sue due vite separate: da una parte Mostar est, dall'altra Mostar ovest, e in mezzo c'è il distretto - la terra di nessuno. Era pensata come il nucleo di una Mostar nuova. Lì sono dislocate le sedi delle organizzazioni non governative, la comunità internazionale e così via. Ma in pratica, nel distretto uno va solo se deve, se è obbligato per fare delle pratiche amministrative.
Un mese fa, però, è nato un fenomeno del tutto nuovo. Si chiama Mercator, ed è la catena slovena dei supermercati. Gli sloveni sono arrivati a Mostar soprattutto con uno scopo lucrativo, fare i soldi. Però, senza rendersene conto, sembra che abbiano fatto una cosa che gli altri (cioè i politici), non erano riusciti a fare. Hanno creato uno spazio veramente misto.
Come prima cosa, pensata bene, hanno deciso di costruire il grande centro commerciale proprio nella zona urbana, quasi in centro, e non fuori città come hanno fatto altri. Così Mercator, che è nella zona croata ma in centro, è a portata di mano di tutti. Poi, per quanto riguarda il personale, hanno preso dipendenti di tutte le comunità. Così anche i musulmani, sembra una metà circa del personale, lavorano nel Mercator, in piena zona croata. E anche per questo Mercator è un caso unico (a parte l'amministrazione)...
E una cosa tira l'altra. Questo supermercato ha già creato un'atmosfera molto diversa. I musulmani dalla parte est sono molto più liberi di venire lì, comprare e chiedere le cose senza dover fare molta attenzione alla lingua (o meglio dire alla versione della lingua...): al Mercator si parla anche la versione bosniaca senza nessuna esitazione.
E diciamo pure che il Mercator, oltre al Supermercato, ha tutta una serie di bar, il ristorante, negozi. E' diventata una piccola città dove vengono intere famiglie. Mamme e papà con i ragazzi, bambini in passeggino...
Così, volenti o nolenti, Mercator è diventato un nuovo centro, il nuovo nucleo di una città unita. Un vero distretto. Arriveranno anche le elezioni di ottobre, che non dovrebbero influenzare molto la situazione attuale di Mostar. La città aspetta con più attenzione l'Anno Nuovo. Perchè è allora che finiranno i tre mesi del mandato di Norbert Winterstein.