Soddisfazione in Bulgaria per il via libera all'ingresso nell'UE arrivato da Bruxelles. Ma i commenti divergono e c'è chi sottolinea si sia entrati solo dalla porta di servizio. Un articolo della nostra corrispondente
Il sogno che la Bulgaria ha accarezzato per 11 anni è divenuto realtà. Il primo gennaio prossimo la Bulgaria entrerà nell'Unione europea. La stampa locale ha dato ampio spazio alle dichiarazioni con le quali il presidente della Commisione europea José Barroso ha dato il via libera a Sofia, pur riportando anche delle condizioni poste dall'UE in merito alla necessità di riforme in campo giudiziario, contro la corruzione e il crimine organizzato.
La Commissione europea infatti adotterà delle misure di monitoraggio senza precedenti nella storia dell'allargamento per valutare se la Bulgaria adempierà, nei prossimi tre anni, alle richieste di Bruxelles.
Sofia sarà obbligata, ogni sei mesi, a inviare a Bruxelles delle relazioni sull'andamento delle riforme richieste. Tra queste ultime anche l'istituzione di uffici specifici che dovranno gestire i fondi UE destinati all'agricoltura. Se questo non avvenisse la Bulgaria rischia una contrazione rilevante dei fondi stessi.
Problemi immediati anche per quanto riguarda i trasporti aerei. Se Sofia al più presto non aumenterà i suoi standard di sicurezza c'è il rischio che agli aeroplani di bandiera bulgara vengano interdetti gli spazi aerei UE. Innanzitutto, entro il marzo 2007, l'UE si aspetta che rimangano a terra i vecchi aerei di fabbricazione russa.
L'ultimo vagone
I politici attualmente al governo e quelli all'opposizione hanno rilasciato commenti divergenti sull'ingresso della Bulgaria nell'UE. “Siamo in Champions League”, ha affermato il presidente Georgi Parvanov, optando per la metafora calcistica. Secondo Parvanov questo è un passo cruciale per il Paese e l'avvicinamento verso l'UE è stato un percorsoche garantirà un futuro prospero alla Bulgaria. “La Bulgaria in questi anni ha sottoscritto molti trattati ma questo è l'unico a metterla sullo stesso piano degli altri Paesi europei”.
“Questa è la vera caduta del muro di Berlino”, ha affermato Sergey Stanishev, primo ministro, rivolgendosi ai suoi concittadini e ringraziandoli degli sforzi fatti in questi anni. “Abbiamo preso l'ultimo vagone a disposizione” ha aggiunto Stanishev, in un'intervista al quotidiano “24 Chassa”. Nella stessa intervista gli si chiede se questa è un'integrazione completa oppure se la Bulgaria sarà un “membro di serie B” dato che l'intero processo d'avvicinamento sembra essere stato dettato soprattutto dal voler evitare gli scenari peggiori. “Vi è sempre stato molto scetticismo da parte delle istituzioni e dei cittadini europei”, ha risposto il primo ministro “si dubitava potessimo farcela, si riteneva che siamo di un'altra area geografica e politica, che siamo ortodossi e non cattolici o protestanti ...”.
Dimitris Kurkulas, a capo della delegazione bulgara presso la Commissione europea bada invece al sodo: ha espresso la speranza che la Bulgaria possa ottenere tutti i 4 miliardi e 300 milioni di euro promessi per i primi suoi tre anni nella UE.
In Europa ma in quarantena
“Siamo membri UE, ma in quarantena”, è il commento di Ivan Kostov, leader del partito d'opposizione “Democartici per una Bulgaria forte” ed ex primo ministro. “Le affermazioni del presidente Georgi Parvanov sul fatto che la Bulgaria è allo stesso livello dei 10 paesi entrati nell'UE nel 2004 non è vero. A loro non erano state poste alcune condizioni”, ha continuato. Kostov ritiene che dal primo gennaio verrà avviata una vera e proprio moratoria nei confronti della Bulgaria che avrà conseguenze sui fondi europei allocati.
“In Europa ma sotto scorta: condizioni da adempiere, relazioni da fare”, ha titolato il quotidiano nazionale Dnevnik il 27 settembre scorso sottolineando come queste misure adottate dall'UE sono necessarie a garanzia dei soldi dei contribuenti europei. Secondo il settimanale “Capital” la Bulgaria entra nell'Unione attraverso la porta di servizio.
La mano ferma all'orizzonte
“La mano ferma ma dall'esterno”, ha commentato il quotidiano Monitor in un editoriale dai toni accesi: “Dopo dieci anni di incertezze e devastazioni della Bulgaria finalmente la mano ferma è all'orizzonte. Ma non è espressione della nostra classe politica ma viene dall'esterno ed è targata UE. I governi che si sono succeduti sino ad ora, di sinistra, di destra, dello zar, del partito turco, misti hanno dimostrato estrema debolezza nell'affrontare la situazione. Nessuno è stato in grado di migliorare la vita delle persone. Mentre l'Europa ci monitorava e ci invitava a riprendere coscienza, la follia è continuata. La moglie di un noto politico, dopo pochi anni al governo del marito, è riuscita a comperarsi addirittura una aereo privato e un altro politico per una manciata di soldi si è comperato mezza Sofia. Un altro ancora è pronto a barattare la pace etnica in cambio di nuove proprietà e tempo libero trascorso con top model”.
Monitor si sofferma a sottolineare anche che Sofia e Bucarest saranno le “sorelline povere” dell'UE. Basta un dato: il reddito pro-capite medio del'area UE è di 24.000 euro, quello di Romania e Bulgaria è attorno ai 7.000.