A pochi mesi dall'ingresso nell'UE sui cittadini rumeni è arrivata una vera e propria pioggia di previsioni su andamento dei prezzi e stipendi. In molti, in cerca di lavoro redditizio, continuano comunque ad andarsene. Ma c'è anche chi arriva
In un'azienda rumena (fonte: Commissione europea)
I diciassette anni di transizione passati dal comunismo all’entrata nell’Unione europea hanno segnato la vita dei romeni. Hanno cambiato mentalità, tenore di vita, aspettative. Ci sono voluti sacrifici e sacrifici ce ne vorranno ancora.
Nella lotta per la sopravvivenza ha spesso prevalso la legge della giungla. La corruzione alimentata dalla povertà ma anche dal desiderio di facili guadagni è dilagata. Il modo di arrangiarsi cosiddetto balcanico ha funzionato alla grande soprattutto per i furbi. Come potrebbero d’altronde essere definiti quelli che con uno stipendio statale si permettono di possedere ville, auto di grossa cilindrata e conti in banca da milioni di euro? Perlomeno furbi, in un paese dove nel mese di agosto lo stipendio mensile medio lordo è stato di 320 euro (240 euro netti).
Ma la Romania è un paese di contrasti, di paradossi. Non tutti per sua colpa a dire il vero. Aiutata da circostanze storiche, da una dose di mistero che non manca mai, si presenta come un bel paese dove da una parte ci si meraviglia su come riescano molte famiglie a tirare avanti, dall’altra ci si stupisce davanti alle opportunità che offre il mercato.
Un mercato che però ormai soffre di penuria di mano d’opera autoctona causata dalla massiccia emigrazione (si stima che due milioni di romeni lavorino legalmente nei paesi europei). C’è chi parte, e sono la maggioranza, ma c’è anche chi arriva.
Le statistiche indicano che se sei straniero e lavori in Romania potresti guadagnare anche 4 volte più di un romeno. Secondo l’Agenzia nazionale per l’amministrazione fiscale ci sono 5000 stranieri in possesso di permesso di lavoro. Il loro stipendio medio lordo è stato quest’anno di 1.307 euro.
I guadagni elevati sono soprattutto riservati a chi ricopre incarichi manageriali. Chi lavora per una grande multinazionale in Romania può guadagnare dai 2000-3000 euro al mese in su. Una parte degli stranieri presenti lavora nel top management, ma non la maggioranza. La media di 1300 euro al mese si è attestata su livelli più alti del salario percepito dai rumeni proprio grazie agli stipendi percepiti da questi manager. Gli stranieri che non occupano tali posizioni vengono di solito retribuiti come i locali, sui 300 euro al mese.
Chi sono gli stranieri che lavorano in Romania? I più numerosi sono turchi (1400 permessi di lavoro), seguono cinesi (circa 800 persone), moldavi, francesi, tedeschi, italiani, greci. Ci sono anche libanesi, israeliani, britannici, indiani e russi. Chi ha incarichi dirigenziali vive bene: con stipendi di migliaia di euro si possono comprare casa, fare una bella vita e mettere anche qualcosa da parte.
A distanza di poco più di due mesi dall’entrata nell’UE le analisi e gli studi economici arrivano a valanga. Ai romeni si è ripetuto sempre che l’UE non risolverà i problemi, che non bisogna pensare a cosa gli può dare l’UE ma cosa possono dare loro all’UE. Insomma, vietato farsi illusioni se no si può rimanere delusi e magari si rischia anche di deprimersi (se questo non era già avvenuto negli ultimi anni).
Tra una paura e l’altra sulla probabilità che possa arrivare assieme all'Europa anche l'inflazione e che i prezzi possano impazzire, le autorità mandano alcuni segnali che rappresentano per l'opinione pubblica una boccata d’ossigeno. Hanno annunciato infatti che l’anno prossimo lo stipendio medio lordo aumenterà del 12%, arrivando a 1270 lei (362 euro). Peraltro sempre poco, visto che molti prezzi si sono già avvicinati a quelli dell’UE.
La Commissione governativa che ha realizzato lo studio ha fornito anche un quadro delle differenze tra le varie realtà sociali. Risulta che l’anno prossimo gli stipendi lordi più alti saranno quelli del settore bancario (955 euro), amministrazione pubblica (610 euro) e industria estrattiva (607 euro). A queste somme bisogna sottrarre però l’aliquota del 16% di imposte e altri contributi sanitari o di pensioni (una percentuale totale intorno al 35 per cento) per capire quello che rimane.
Ovviamente non resta molto. Ma sempre di più rispetto ai settori dove l’anno prossimo si prenderanno gli stipendi più bassi. Precisamente nell’industria alberghiera e di ristorazione (circa 205 euro), agricoltura (234 euro) e commercio (270 euro).
L’unica cosa buona resta sempre la previsione generale di stipendi più alti del 12%. Le “buone” notizie sembra arrivino in questi giorni per tutti. Anche ai pensionati che fanno miracoli a tirare da un mese all’altro. Per loro, il ministro del Lavoro, Gheorghe Barbu, promette per il 2007 aumenti di pensione del 18%.
La pensione media lorda l’anno prossimo sarà di 374 lei (106 euro). Solo un piccolo dettaglio: quest’anno si stima che l’inflazione sia del 4,5%. Per l’anno prossimo ancora non si sa. Quello che fa invece impressione è proprio la pioggia di statistiche e previsioni ad un passo dall’ambita entrata nell’UE.
Continuando a scavare e sgomitare tra vari studi si arriva a quello della Price Waterhouse Coopers. Ci dice che un impiegato di una grande compagnia a Bucarest guadagna mediamente 742 euro. Buono, se gli affitti non fossero alle stelle con 400 euro in periferia per 2-3 stanze. La capitale Bucarest è comunque in cima alle prospettive di guadagni. L’impiegato di una grande compagnia della capitale prende uno stipendio di 228 euro più alto rispetto a quello della Transilvania e quasi 300 in più rispetto ai colleghi della Moldova, la regione più povera del paese. La Price Waterhouse Coopers ha anche fornito il dato sugli stipendi medi dei manager generali: 3300 euro al mese.
Mentre molti cittadini dell’UE sono spaventati da una possibile invasione di romeni dopo l’adesione, a Bucarest si rilasciano solo dichiarazioni tranquillizzanti. Il ministro del Lavoro, Gheorghe Barbu, non crede in una simile invasione, perché, dice, “chi ha voluto emigrare l’ha già fatto”.
Inoltre adesione non significa ancora libertà nel mercato del lavoro ma piuttosto ancora anni di transizione forzata. Il primo ministro, Calin Popescu Tariceanu, intravede una lieve migrazione forse in Italia e Spagna, favorita dalla facilità della lingua che non presenta problemi per i romeni.
I due paesi già sono in cima alla classifica per quanto riguarda l’emigrazione romena. Se le autorità dicono che i romeni dovrebbero starsene a casa perché il lavoro c’è (la Romania ha un indice di disoccupazione sotto la media europea, 6,3%, in realtà causato anche alla massiccia emigrazione all’estero) i sondaggi mostrano tutt’altro. Cioè che due terzi dei giovani romeni vorrebbe emigrare se avesse accesso al mercato europeo dopo il 2007.
Ognuno fa i suoi conti. Le imprese del paese guardano con sempre più attenzione verso la mano d’opera straniera. Gli stranieri immigrati sono disposti a lavorare in Romania per stipendi che ormai i romeni rifiutano preferendo emigrare o vivere delle rimesse dei parenti che lavorano all’estero. C’è sempre qualcun altro ancora più bisognoso. Sono già arrivati e lo faranno ancora: dalla Cina, dalla Turchia, dalla Moldova, dallo Sri Lanka, dal Bangladesh. A prima vista potrebbe sembrare un paradosso ...