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Tirana unanime sul Kosovo
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Data pubblicazione: 07.11.2006 09:26

In un'Albania politicamente divisa, il sostegno all'indipendenza del Kosovo è una delle poche questioni che non causano alcun problema al governo. La posizione di Berisha dai primi anni '90 ad oggi. Nostra traduzione
Sali Berisha
Di Frida Malaj*, Tirana, per BIRN (Balkan Insight), 2 Novembre 2006 (tit. or.: “Support for Kosovo Crosses Left-Right Divide”)

Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Martin Fontasch


Tirana sta aumentando le pressioni nei confronti della comunità internazionale perchè agisca in fretta imponendo l'indipendenza per il Kosovo, così da migliorare le relazioni di lungo periodo tra serbi e albanesi nei Balcani.

Il primo ministro albanese, Sali Berisha, sostiene che l'indipendenza per la provincia a maggioranza albanese sia l'unica strada per stabilire relazioni normali tra le due estraniate nazioni.

“L'Albania è convinta che il pieno rispetto della libertà e diritti dei serbi del Kosovo e l'indipendenza di questo paese siano la precondizione per la pace e stabilità nella regione”, ha dichiarato all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa il 3 ottobre scorso.

I negoziati sullo status, diretti dall'ex presidente finlandese Martti Ahtisaari, sono cominciati all'inizio di quest'anno ma devono ancora produrre dei risultati. La parte serba è totalmente contraria all'indipendenza. Ahtisaari deve presentare un rapporto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, entro la fine dell'anno, su di una possibile soluzione per il futuro del Kosovo. [Il negoziatore] ha chiarito che tra le parti non ci sono accordi in vista.

Berisha sostiene che un Kosovo indipendente, paradossalmente, porterebbe al miglioramento delle relazioni tra Tirana e Belgrado. Allo stesso tempo il premier sta facendo pressione sugli albanesi del Kosovo perchè rispettino i diritti della minoranza serba.

Intanto, il forte sostegno dell'Albania all'indipendenza del Kosovo ha portato ad un raffreddamento delle relazioni con la Serbia. Belgrado non dà molto credito alle affermazioni di Tirana, secondo cui l'Albania non utilizzerà mai la secessione del Kosovo per modificare i propri confini.

Secondo Berisha, una soluzione imposta significa un ritorno alle antiche pratiche in vigore nei Balcani, dove i confini sono stati tradizionalmente disegnati nelle conferenze delle grandi potenze.

“Sarebbe l'ideale se lo status [finale] del Kosovo venisse definito consensualmente, ma sappiamo che la soluzione a questo conflitto verrà imposta a livello internazionale, come è avvenuto negli ultimi 150 anni in questa regione”, ha affermato Berisha riferendosi agli sviluppi della storia dei Balcani nel XIX secolo, quando l'Impero ottomano era in via di disintegrazione e le potenze occidentali creavano nuovi stati nazione dai suoi territori.

L'Albania è anche preoccupata per il fatto che ogni ulteriore indugio nei confronti dell'indipendenza finirà per minare l'autorità della leadership kosovara, aumentando i rischi di instabilità. “L'indipendenza è cruciale per lo sviluppo economico e sociale del Kosovo, e garantirebbe la stabilità della regione”, ha detto Berisha all'Assemblea del Consiglio d'Europa in ottobre.

Le opinioni di Berisha, accolte con prevedibile freddezza a Belgrado, non contengono niente di nuovo. Il leader di centro destra ha un lungo curriculum di sostenitore dell'indipendenza del Kosovo, ipotesi che ha sempre espresso vigorosamente quando era presidente tra il 1992 e il 1997.

Allora, Berisha aveva dato il proprio sostegno all'internazionalizzazione della questione del Kosovo, facendo spesso pressione per risoluzioni delle Nazioni Unite di condanna della violenza serba nel territorio.

In parte a causa dell'attività di Berisha, all'inizio degli anni '90, la comunità internazionale ha smesso di discutere del problema del Kosovo come di una questione interna alla (ex) Jugoslavia, adottando una posizione secondo cui una soluzione avrebbe dovuto emergere attraverso negoziati tra Pristina e Belgrado.

Berisha mantenne saldi legami con tutti i principali leader kosovari negli anni '90, e creò un rapporto particolarmente stretto con Ibrahim Rugova, poi presidente della provincia. Durante la campagna di bombardamenti NATO sulla Serbia nel 1999, e dopo il controverso incontro televisivo tra Rugova e il leader serbo Slobodan Milosevic, Berisha ha aiutato a risollevare il danneggiato prestigio di Rugova.

Se da un lato Berisha non ha mai attaccato i militanti dell'esercito di liberazione del Kosovo (UCK), d'altro canto ha sempre difeso apertamente la strategia non violenta di Rugova. Berisha ha anche svolto un ruolo cruciale nel mediare tra il primo ministro in esilio, Bujar Bukoshi, e Rugova in un momento difficile.

In Occidente, il suo forte interesse nei confronti del Kosovo ha destato preoccupazione in una certa fase, specialmente dopo che le truppe NATO sono entrate nella provincia nell'estate 1999. Allora, le nuove autorità internazionali avevano rifiutato la sua richiesta di visitare il territorio.

In Kosovo, tuttavia, le sue opinioni lo hanno reso molto popolare. La cosa è emersa con evidenza la primavera scorsa, quando ha visitato la provincia incontrando tutti i principali leader politici compresi alcuni serbi.

Le sue posizioni sul Kosovo, del resto, non gli hanno mai creato grossi problemi in casa. In uno scenario politico aspramente diviso, infatti, il Kosovo è una delle poche questioni che trovano un accordo trasversale tra destra e sinistra.

Nel 1999 i partiti politici albanesi, in perenne lite, hanno lasciato i propri recinti per tenere una manifestazione comune contro il dominio serbo nel Kosovo.

Anche oggi i socialisti e il centro destra sono più o meno uniti sulla questione – e probabilmente solo su questa. Recentemente, hanno condannato congiuntamente il nuovo progetto di costituzione serba, che descrive il Kosovo come parte integrante della Serbia.

“L'idea della Serbia di organizzare un referendum sulla costituzione, che includa il Kosovo nella Serbia, è un fatto importante che danneggerà la stabilità nella regione”, ha sostenuto in parlamento il 13 ottobre scorso Pandeli Majko, segretario generale del Partito socialista e Primo ministro albanese durante la guerra in Kosovo

L'opposizione di sinistra condivide la contrarietà del governo Berisha ad ogni iniziativa che possa rimandare la soluzione finale dello status del Kosovo al 2007.

Finora, gli interventi dell'Albania sulla questione del Kosovo non hanno provocato serie critiche da parte dell'Europa, che solitamente ha sempre elogiato la moderazione di Tirana sulla vicenda. Questo ha aiutato l'Albania nelle sue iniziative per conseguire una più rapida integrazione nella NATO e nell'Unione europea. Nel corso di una recente visita a Tirana, Ahtisaari ha dichiarato di essere ancora contento con la posizione espressa nei confronti del Kosovo. “L'Albania sta trattando la questione del Kosovo in maniera prudente”, ha affermato.

*Frida Malaj è una giornalista di Tema daily