La natalità in calo, l’esodo dalle campagne e i rapporti interetnici sono tre ossessioni della stampa macedone. Ma cosa succede quando un macedone sposa un’albanese per dare al villaggio il primo neonato da 35 anni a questa parte? Da Utrinski Vesnik, nostra traduzione
Di: Viktor Cvetanovski, per Utrinski Vesnik, 1 novembre 2006
Traduzione di Katarina Gjurcevska per Le Courrier des Balkans , e di Carlo Dall’Asta per Osservatorio sui Balcani
Paesaggio macedone
Per la prima volta dopo 35 anni, gli strilli di un bebé si fanno sentire nel villaggio di Radovo. La piccola Jasmina ha riempito di tenerezza i cuori dei pochi abitanti di questa frazione, quasi abbandonata, vicino a Demir Hisar. La sua nascita suscita speranze di sopravvivenza per il villaggio. Jasmina è figlia di Slave Mijakovski e di Angela. Lui è macedone, lei è albanese. Si sono sposati l’anno scorso.
I Mijakovski formano una grande famiglia: Slave ha sette fratelli. Solo tre di loro sono rimasti a Radovo. Due stanno a Belce, vicino a Demir Hisar, e gli altri due sono a Krklino, vicino a Bitola. Di quelli che sono rimasti a Radovo, solo Slave si è sposato. I suoi due fratelli maggiori sono scapoli.
Slave ha conosciuto Angela con l’aiuto di un intermediario. Quando si sono visti, si sono piaciuti immediatamente. In un mese hanno espletato tutte le formalità. Angela è rapidamente arrivata nel villaggio di Radovo.
Slave racconta con mille dettagli le difficoltà che ha incontrato prima di sposarsi. Difficoltà analoghe a quelle di tutti gli scapoli dei villaggi intorno a Prilep, Bitola e Demir Hisar. Essi non possono formare delle famiglie, perché non trovano ragazze macedoni da sposare. Vanno a cercarsi le mogli dall’altra parte della frontiera.
Slave ha dapprima cercato di sposare una macedone. Ha fatto ricorso a dei mezzani, intermediari di matrimoni. Ma nessuna donna desiderava andare a vivere con lui nel suo villaggio di montagna.
«Volevano tutte sposarsi con qualcuno di città. La stessa Demir Hisar non gli andava bene. Se ne vanno a Bitola, o in Australia... È per questo che ho deciso di cercare fortuna in Albania», spiega Slave.
Trovare moglie in Albania
Da principio, a cercare una sposa per Slave erano due mezzani di Prilep. Con lui e altri due scapoli (uno di Vardino e l’altro di Makedonski Brod), sono andati in Albania. «Ci hanno domandato 500 euro, più 50 euro a persona per il viaggio e i visti. Abbiamo viaggiato in una vecchia Lada scassata. Questa automobile era in uno stato tale che avrei preferito pagare di più pur di non usarla. Ci hanno mentito. Non ci hanno trovato nessuna moglie», racconta Slave.
Egli ha così deciso di occuparsi personalmente del problema. Casualmente ha conosciuto un albanese, che è diventato suo amico. «Io gli dicevo: i macedoni non fanno altro che mentire. Se tu puoi trovarmi una ragazza disposta a vivere con un pastore in montagna ti ricompenserò. Avevo due foto, in una stavo mietendo. Quando ho visto la ragazza, ho detto all’albanese che gli avrei dato 1.000 euro, purché riuscisse a farla venire con me. Lui non mi ha chiesto denaro, sono stato io a decidere di dargliene. Un mese più tardi, mi ha chiamato per dirmi che il problema era risolto e io sono andato in Albania. Al ritorno in Macedonia ho portato con me Angela. Ho dato al mio amico albanese la sua ricompensa e ho fatto dei regali a sua moglie e ai suoi bambini. Ho fatto dei regali anche alla famiglia di Angela: ho regalato un portatile a sua sorella, perché possa comunicare con Angela in Macedonia», racconta Slave, soddisfatto di aver finalmente formato una famiglia.
Quando i mezzani di Prilep hanno saputo che un albanese si era intascato il denaro, hanno incominciato a questionare con Slave. «Ho litigato con loro. Gli ho detto di lasciarmi tranquillo, e che avrei dato anche a loro 500 euro. Ma loro volevano che gli dessi tutti i 1.500 euro. La polizia ha risolto il problema e mi ha detto di non dargli nulla», racconta Slave.
Una nuova vita a Radovo
Angela dice di trovarsi molto bene a Radovo. È cresciuta in un posto di montagna ben peggiore di questo villaggio. Anche a Shkodra [Scutari, ndt], Angela viveva in periferia. Slave racconta di aver completamente devastato la sua automobile, quando è andato ad incontrarla.
In un anno Angela ha imparato il macedone. «Me l’ha insegnato Slave», spiega lei guardandolo con affetto. Suo fratello viene talvolta a trovarla. Radovo gli è molto piaciuta. Angela è cattolica: però frequenta la chiesa del villaggio, dove accende i ceri e celebra i riti ortodossi. Ha scelto il nome di sua figlia in omaggio alla cantante macedone Jasmina Mukaetovo, di cui ascolta spesso le canzoni.
Angela ha 22 anni e Slave ne ha 42. Ma la differenza d’età non è un problema per loro. «Io cercavo una donna che avesse tra i trenta e i quarant’anni, ma non sono riuscito a trovarne nessuna. Mi hanno detto che le donne meno giovani erano già sposate. Nei villaggi nei dintorni di Prilep, ci sono cinquecento donne albanesi che hanno sposato dei macedoni. È come un filone già sfruttato. Da noi ci sono molti uomini scapoli. Sarebbe bene se tutti gli uomini si sposassero, ma la maggior parte sono destinati a rimanere da soli. Certi non vogliono andare a cercarsi una donna in Albania. Altri non hanno il denaro. Per trovare moglie sono necessari almeno 2.000 euro», spiega Slave.
Con chi giocheranno i bambini? Dove andranno a scuola? «Qui la situazione è quella che è. Giocheranno con me e con le pecore. Ci sono anche altri bambini fuori dal villaggio, i figli di mio fratello. Quanto alla scuola, si vedrà come venirne a capo. Fino al quarto anno della scuola primaria li porterò ogni giorno in automobile alla scuola del vilaggio di Sopotnica. È molto vicino, a 5 km da qui. Ci sono altre possibilità: gli insegnerò io a leggere e a scrivere, oppure affitterò un appartamento a Demir Hisar e Angela ci starà con loro», risponde Slave.
Il pastore possiede mille pecore. Non le munge, non potrebbe farlo da solo. Le alleva solo per gli agnelli: per lui è più vantaggioso. Quest’anno la metà delle pecore ha figliato due volte. La scorsa primavera Slave ha venduto 85 agnelli ed ora gliene restano ancora cinquanta da vendere.
La solitudine dei villaggi
«Io resto qui, non vado da nessuna parte. Quand’ero piccolo, volevo lasciare il villaggio, ma mio padre non aveva i soldi per iscrivermi da altre parti. Per questo sono rimasto qui. Non so, Dio aveva deciso che io dovevo vivere qui. Ora io vivo qui perché lo desidero veramente. Qui costruirò una nuova casa. Non mi dispiace per il denaro che ho investito a Radovo. Se l’avessi investito in un altro modo, avrei avuto dei rimpianti. Il denaro viene da qui e qui deve rimanere. Ho un debito con la natura. Radovo è un bel villaggio. Bisogna che qualcuno ci viva, che qualcuno ci mantenga una forma di vita. Quando vado in città io mi sento come prigioniero, è insopportabile. Qui ho degli amici con cui chiacchierare. A volte a Radovo passano dei gitanti. Una donna di Skopje mi ha detto: “Noi viviamo in città, ma non pensare che la vita a Skopje sia meglio. È una vita stressante. Resta qui, e goditi il posto in cui vivi», racconta Slave, tutto sorridente.
Durante l’estate, le persone che hanno mantenuto una casa a Radovo vi fanno ritorno. Il villaggio rivive. In inverno non ci sono che dieci persone. «Siamo in pochi a rimanere: i miei fratelli, io e qualche vecchio. Ci riforniamo di tutto quanto ci serve prima che inizino le nevicate. Prima dell’8 novembre e di San Dimitri comperiamo farina, olio, zucchero, sale e mangime per le pecore. Anche se dopo la strada è impraticabile per tre mesi, questo a me non crea problemi. È vero che poche persone vivono qui, ma dobbiamo pensare all’avvenire. Se ci fosse una crisi, alcuni forse tornerebbero al villaggio. La montagna ha delle ricchezze: alberi, funghi, ecc... Molte persone si guadagnano da vivere utilizzando tutto ciò. Qui possono pascolare mille pecore e possono vivere decine di famiglie», dice Slave sorridendo.
Radovo è appollaiata a 1.000 metri di altitudine. Circondato da foreste, il villaggio è splendido. La casa di Slave e Angela si trova sulle alture del villaggio. Di là si vede la montagna di Krusevo. A Sud, ci sono i monti Pelister, Nidze et Kajmakcalan. Quando il cielo della mattina è terso, Slave e Angela arrivano a vedere metà della Macedonia.