Nelle scuole bosniache, all'interno di uno stesso edificio, spesso convivono programmi di insegnamento diversi. A Mostar, dove quest'anno è stato inaugurato il Collegio del Mondo Unito, il sistema delle due scuole sotto uno stesso tetto ha assunto un significato particolare
Three Little Kiddies (da: www.brain-child.org)
Un posto sotto il tetto ci sarà. Sì, sì. Se lo augurano molte scuole in Bosnia ed Erzegovina. Durante la guerra, come si sa, in questo paese sono state distrutte molte chiese, moschee, scuole. Le chiese e le moschee sono state subito ricostruite, le scuole stanno ancora aspettando un futuro migliore.
E così, per forza, anche oggi in una stessa struttura spesso troviamo due o tre scuole diverse. Capita spesso che in un palazzo solo ci siano una scuola elementare e una scuola superiore. Tutto per la mancanza di spazio. Questo ci porta ad una convivenza speciale. Ragazzi di 7 e di 17 anni escono insieme per l'intervallo, dato che a volte non è possibile neppure dividere i ragazzi in turni diversi. Quelli vecchi a volte prendono in giro quelli piccoli, ma così è la vita, e bisogna abituarsi il più presto possibile.
Quindi, due scuole in un palazzo solo. Però, quando sentite i bosniaci utilizzare il sintagma “due scuole sotto uno stesso tetto”, dovete sapere che si tratta di un concetto un po' diverso.
Non si sta parlando infatti di una scuola elementare e di una scuola superiore, ma di una scuola bosniaca e una serba, oppure di una serba e una croata e così via.
Capita pure questo. E tutto “grazie” al famoso ritorno dei rifugiati. Il fenomeno delle “due scuole sotto uno stesso tetto” si incontra a Mostar, Brcko, Stolac. Cioé nelle cosiddette città multietniche. Va bene, anche Sarajevo è una citta multietnica, però lì tutti i ragazzi frequentano la scuola secondo il programma bosniaco. Ricordiamo che in Bosnia Erzegovina abbiamo tre sistemi scolastici diversi, secondo la nazionalità: croato, serbo, o bosniaco.
La citta di Brcko durante la guerra era sotto controllo serbo. Con la pace tornano i bosniaci (musulmani) e la comunità internazionale propone (oppure impone) una scuola con due programmi diversi. Certo all'inizio la cosa non andava tanto liscia... Risse, lancio di sassi e cose simili... Ma col tempo i ragazzi si sono abituati a stare gli uni accanto agli altri (ma non
assieme agli altri).
La stesso fenomeno lo incontriamo a Stolac, una trentina di chilometri da Mostar. Lì, i protagonisti sono ragazzi croati in sale bellissime, splendide, fornite di computer, e i ragazzi bosniaci, in due sale piccole senza niente. Sotto lo stesso tetto.
E poi, abbiamo il gran finale con il Liceo classico di Mostar, il famoso “Prva gimnazija”. Il grande palazzo dello stile pseudo moro sulla Piazza di Spagna. Negli anni dopo la guerra era frequentato solo dai ragazzi croati. Utilizzando come argomento il fatto che il palazzo si trovava nel cosiddetto distretto cittadino (nella terra di nessuno, o di tutti), i sindacalisti (e altri) bosniaci hanno chiesto di far entrare anche i ragazzi bosniaci nello stesso palazzo.
Così, un anno fa il gran Ginnasio ha aperto le sue porte anche ai ragazzi musulmani. Che vanno a scuola “insieme” ai ragazzi croati, ma in aule separate. I professori sono diversi, la lingua materna è diversa (che grande differenza tra croato e bosniaco...), i programmi di storia sono diversi pure quelli.
Ma la cosa più importante era che venisse fatto il primo passo. Ed era bello vedere in una stessa scuola i ragazzi bosniaci e quelli croati. Dopo le distruzioni e gli anni di odio in una città separata.
Poi, l'immagine che impressiona. Suona il campanello per l'intervallo. Sulla scala, un fiume di ragazzi. Una massa sola. Ma arrivati all'uscita li vediamo in due colonne separate: i ragazzi musulmani vanno a sinistra, i croati a destra. E così passa l'intervallo. Due gruppi, in mondi diversi. Ognuno per conto suo.
Però, da questo settembre, qualcosa è cambiato nel ginnasio di Mostar. Non ci sono più due scuole sotto uno stesso tetto. Ce ne sono tre. Nella stessa struttura, ha aperto i battenti il Collegio del Mondo Unito, famosa scuola che rilascia un diploma internazionale. Una ottantina di studenti provenienti dalla Bosnia ed Erzegovina, Serbia, Germania, Italia, Israele, Iraq, frequentano questa scuola.
Chissà, forse così la soglia della (in)tolleranza nazionale cambierà un po'. In meglio. Si vedono ragazzi arabi, professori di colore. Forse uno capirà che il mondo non è fatto solo dai croati e dai musulmani...
Però, non mancano gli scandali. Le risse tra i ragazzi bosniaci e quelli croati non finiscono. E in città se ne parla subito: “Avete sentito che al Ginnasio i nostri sono stati aggrediti dai loro bastardi?” E così via. Si reagisce sempre così, anche quando due ragazzi litigano per una ragazza. Qui si corre il rischio che ogni piccola polemica prenda una dimensione “nazionale”.
E' vero, le cose non sono perfette. Ma dobbiamo essere sinceri e contenti. Solo quattro anni fa una cosa simile era inimmaginabile a Mostar. Ognuno andava con il suo gregge e mescolarsi era una cosa poco normale. Ormai, questo è il passato. Oggi si parla di un tetto per due. O, visto che siamo in Bosnia ed Erzegovina, un tetto per tre. Ancora meglio.