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Elezioni Albania: la sfida per Tirana
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Data pubblicazione: 16.01.2007 09:23

Mentre la crisi politica albanese fa slittare le elezioni amministrative a dopo la metà di febbraio, la sfida per la capitale aumenta di intensità. Lo scontro tra Rama e Olldashi, tra centro e periferie. L’analisi di “Gazeta Shqip”. Nostra traduzione
Di Arben Vata, 5 gennaio 2007, per www.gazeta-shqip.com (tit. orig. Rama - Olldashi, “Lufta” për periferinë)

Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Marjola Rukaj


Dettaglio del mosaico del Museo nazionale di Tirana
Mentre la politica albanese rimane da molti giorni ferma sulla questione dei censimenti che hanno bloccato l’avvio ufficiale della campagna elettorale, la soluzione della crisi non deve essere molto lontana e molto probabilmente le elezioni avranno luogo dopo la modifica della normativa elettorale, il 18 febbraio di quest’anno. Dopo l’arrivo a Tirana di un esiguo numero di osservatori internazionali negli ultimi dieci giorni di dicembre, che hanno assistito agli sviluppi assurdi della politica albanese, di nuovo, fonti diplomatiche dell’ODIHR (Office for Democratic Institutions and Human Rights) da Vienna hanno confermato l’arrivo e la prenotazione degli alberghi a Tirana e in altre città verso la metà di febbraio. E’ un dato che rimane da verificare ma può essere un indizio che fa pensare che saranno gli internazionali a spingere le parti a raggiungere un accordo, o forse che gli internazionali hanno ottenuto una certa garanzia da parte dei politici albanesi - finora intransigenti - su un accordo possibile sulla questione dei censimenti.

Pare sia questa la logica che ha mosso il candidato della maggioranza a sindaco di Tirana, Sokol Olldashi, a continuare la sua campagna per le amministrative in diversi incontri per i quartieri di Tirana. Sembra fare esattamente come il suo avversario di sinistra, l’attuale sindaco di Tirana Edi Rama, che fino all’ultimo dell’anno non ha interrotto i suoi appuntamenti per l’inaugurazione di nuove strade e nuove aiuole in città. La battaglia avviata, anche se non ancora proclamata, tra Rama e Olldashi, costituisce infatti un punto cruciale di questa campagna elettorale ed è di conseguenza la sfida più importante di queste elezioni. A Tirana vive circa il 30% della popolazione dell’intero paese, facendo della vittoria nella metropoli un fine molto ambìto. Inoltre a Tirana sono candidati il capo dell’opposizione e il ministro degli Interni, fatto per cui la battaglia per Tirana assume ulteriore importanza. A Tirana si concentreranno la maggior parte degli osservatori internazionali quindi non solo i risultato ma anche il modo di fare campagna non può che diventare cruciale per i candidati e le formazioni politiche che rappresentano. Pare che Olldashi se ne sia reso pienamente conto, e ne abbia preso atto da un po’ di settimane a questa parte e ha anche annunciato una campagna diversa rispetto a tutti i candidati precedenti della destra nella capitale. Questo è uno dei primi punti a vantaggio del candidato Olldashi. Anche nelle elezioni precedenti abbiamo avuto una campagna originale, quella dell’avvocato Spartak Ngjela, però solo in pochi hanno creduto alle sue teorie liberiste sull’economia di mercato, sulla liberalizzazione delle università, del sistema degli acquedotti ecc.

Questa volta la campagna è tutta incentrata sulla questione delle periferie, dove vi è la maggiore concentrazione di elettori e si sono accumulati i maggiori problemi di tipo urbanistico e di ordine pubblico - tutte questioni che hanno ripercussioni anche nel centro della metropoli, nonostante tra centro e periferia sussista un abisso sempre più marcato. Stando a questa logica, puntando allo sviluppo delle periferie Olldashi mira a contribuire anche al centro di Tirana, evitando gli scontri dei problemi che vi si accumulano di anno in anno. D’altra parte quest’ultimo non è l’unico vantaggio di Olldashi. L’attuale ministro degli Interni si è introdotto in questa campagna come il ministro di Berisha ad aver ottenuto il maggior successo in un anno e mezzo di governo. L’operato del suo ministero è stato tra l’altro menzionato anche dagli internazionali ed è stato considerato come uno dei criteri principali per la firma dell'Accordo di associazione e stabilizzazione con l'Unione Europea lo scorso 12 giugno. A suo favore gioca anche la sua candidatura al parlamento a Shijak nel 2005, quando si trovò a dover competere con l’ex ministro Duka, un candidato promettente della sinistra nelle scorse elezioni. Ma non mancano i punti a sfavore. Egli è stato considerato come un ministro di successo ma senza la dovuta esperienza in campo amministrativo, fatto che non mancherà di far sorgere un certo scetticismo tra chi a un personaggio politico preferirebbe un sindaco competente, instancabile e disposto a impegnarsi dei problemi quotidiani di Tirana.

I vantaggi del candidato di sinistra, ora sindaco di Tirana, attualmente sono pochi e spesso potrebbero tradursi in punti a favore del suo avversario. Rama si è impegnato senza eguali nella trasformazione del centro di Tirana, e delle zone più rinomate della città, sia per la rete stradale sia per l’ampliamento degli spazi verdi della città. Però proprio la concentrazione del suo lavoro in determinate zone della città, e la mancata distribuzione equa degli investimenti, può essere un punto che attirerà voti nelle zone tradizionali, ma anche il motivo che farà optare per il suo avversario gli elettori finora indecisi delle periferie di Tirana.

Si tratta di un elettorato che costituisce il 30% di quello nazionale, di indiscutibile incidenza sul risultato delle elezioni, e che sembra trasformarsi in una preda elettorale di Olldashi. Un vantaggio però di Rama è il fatto che egli attualmente è il capo del maggior partito d’opposizione, il che predisporrà a suo favore un intero settore della politica albanese, che probabilmente riuscirà a fargli ottenere il terzo successo nelle prossime elezioni. Però il fatto che questo mandato sia ormai il terzo può tradursi in uno svantaggio per Rama, come è già avvenuto durante la candidatura al secondo mandato nel 2003 contro Spartak Ngjela. Dopo 6 lunghi anni a capo di Tirana, nonostante sia un personaggio di straordinaria energia, non può essersi salvato dal logoramento che comporta un così lungo potere, e dall’inevitabile scontento di alcuni. Specie nell’ultimo anno egli si è impegnato maggiormente nell’ambito del PS [Partito socialista] per realizzarne l’unione al suo interno, fatto riuscitogli con successo, perdendo però i ritmi dell’impegno del suo incarico nel potere locale. Politicamente Rama avrebbe anche un altro svantaggio, tipicamente albanese: se vincesse gli toccherebbe co-governare con Berisha per i prossimi 2 anni a meno che non si vada ad elezioni anticipate come egli spera. E in tal caso lo scenario sarebbe diverso poiché Rama mira anche al posto di primo ministro e dovrebbe quindi interrompere il suo mandato di quattro anni a cui ambisce il prossimo 18 febbraio.

La competizione per Tirana, anche se ufficialmente non è ancora stata annunciata, si prospetta dura e aspra. Tutto dipenderà dal livello delle performance di partito che avranno luogo durante la campagna, e che potranno essere fatali ai candidati se non si saprà farne buon uso. Ad esempio, se i Socialisti continueranno anche questa volta a condurre una campagna anti-Berisha, evocando la crisi del 1997, come hanno annunciato circa due mesi fa quando bloccarono i negoziati elettorali, è molto probabile che rendano la vittoria più facile a Olldashi. Questa, tra l’altro, è una strategia che i socialisti hanno già sperimentato alle scorse elezioni senza ottenere alcun successo, mentre ora a Tirana la campagna avrà come protagonisti Sokol Olldashi e Bamir Topi, trascurando la figura del primo ministro Sali Berisha. A sua volta la destra non avrà grande esito se continuerà la campagna accusando Rama e gli altri socialisti di corruzione, infiltrazione nella mafia ecc., poiché in 18 mesi di governo la destra non è stata in grado di provare tali tesi e neanche di condannare i personaggi che da quando stava all’opposizione cita come implicati.

In queste circostanze, in mancanza di una strategia ben definita – cosa ovvia visto che finora ci si è concentrati sugli elementi tecnici dello svolgimento delle elezioni – rimane alla performance personale dei candidati decidere l’esito delle elezioni. Penso che questa sarà la motivazione degli elettori, specie di quelli che sono troppo pigri per votare regolarmente, che passeranno il tempo che rimane riflettendo profondamente non sui partiti ma su quale candidato eleggere.