E’ iniziata la primavera e molti dei cittadini di Srebrenica stanno facendo ritorno a casa. 480 le famiglie rientranti, in una situazione spesso precaria dove lavoro e casa non sono assicurati.
In centro a Srebrenica
E’ iniziato, con la primavera ed i primi giorni di marzo, il più consistente rientro di cittadini bosniaci nei dintorni di Srebrenica. Sono 480 le famiglie rientranti in 12 villaggi della municipalità conosciuta per l’orrenda strage del 1995. Tra questi Osmace, Karacici, Gladovici, Sedici, Prohici, Sjedaca, Gaje, Gornji, Potocari e Pale.
Nonostante si respiri una logica atmosfera d’entusiasmo nessuno nasconde le difficoltà insite in questo processo di rientro. Molte case non sono ancora state ricostruite e mancano a volte le infrastrutture più basilari.
Il capoufficio dell’ OHR di Srebrenica, Charly Powell, ha reso noto che la ricostruzione di molte case è già iniziata. 160 quelle in cantiere, 100 delle quali ricostruite dal governo della Federazione e 60 da un’organizzazione umanitaria con sede a Londra.
“Sono 28 i villaggi bosniaci che saranno interessati dal ritorno di minoranze - ha chiarito Powell - per questo vi è senza dubbio la necessità di stimolare altri donatori ad intervenire” (23.03.02, Oslobodjenje).
In questo periodo dell’anno è inoltre molto importante che ai ritornanti vengano assicurati i mezzi per partire in tempo con la coltivazione dei campi e degli orti: piantine, semi, attrezzature basilari. Alcuni dei villaggi attorno a Srebrenica, tra questi Osmaca e Brezane, erano famosi per la coltivazione di patate. Quest’anno si cercherà di ripartire con questa coltivazione.
Si sta inoltre pensando di riavviare l’attività della miniera di piombo di Sase dove potrebbero essere riassunti circa 420 minatori. Intanto continua la ricostruzione delle infrastrutture e degli edifici pubblici. Con l’aiuto del governo giapponese verrà ad esempio ricostruito il centro culturale di Srebrenica.