Nelle settimane scorse sulla stampa rumena è apparso un duro appello sottoscritto da alcuni intellettuali. Il messaggio: una certa elite politica tiene il paese ostaggio del passato e della corruzione. L'appello ha suscitato molto dibattito. Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
In Romania un appello di alcuni intellettuali a sostegno della politica del presidente rumeno Basescu ha provocato grande dibattito. Decine di persone l'hanno sottoscritto dopo la sua messa on-line: in calce quasi 3000 firme, a soli due giorni dalla sua pubblicazione. L’appello ha generato reazioni critiche soprattutto da parte di chi lo ha interpretato come un gesto incondizionato di sostegno all'attuale presidente. Il forte dibattito mediatico avvenuto ha comunque rafforzato la convinzione che si stiano toccando punti dolenti della società rumena.
L’articolo è stato pubblicato nel settimanale “Revista 22” nel numero 883 della settimana 09-15 febbraio 2007
Traduzione a cura di Laura Maria
Assistiamo oggi alla nascita di una crisi politica che minaccia di assumere proporzioni enormi, sullo sfondo di una disputa dannosa per tutto il paese, tra il presidente rumeno Traian Basescu e il primo ministro Calin Popescu Tariceanu. In più, la precarietà dell’alleanza Partito Democratico – Partito Nazional- Liberale ha permesso il ritorno aggressivo sulla scena politica dei partiti di opposizione radicali, gli unici che possono trarre benefici da questo scandalo, perché attualmente incapaci di riproporsi agli elettori in latre forme.
Da tutto questo, si evidenzia l’impossibilita di instaurare, nel nostro paese, un clima di stabilità e di fiducia di cui abbiamo tanto bisogno dopo l’adesione all’UE. La crisi politica che viviamo oggi trae origine, in realtà, dalla paura di coloro che, si sono sentiti minacciati, all’improvviso, da tre delle iniziative dell’attuale presidente della Romania:
1. L’aver dichiarato guerra alla corruzione, da qualsiasi parte essa arrivasse, e non solo a parole, come avvenuto sino ad ora;
2. La sua richiesta di rendere pubblico l’archivio della Polizia Segreta di Stato (Securitate);
3. La sua condanna recente, in un discorso esemplare, al comunismo e ai danni da esso fatto in Romania;
Da questo momento in poi Traian Basescu è diventato il bersaglio di molteplici attacchi, messi in atto da coloro che hanno visto minacciati i loro affari, l’impunibilità, la possibilità di perpetuare lo Stato oligarchico post-comunista.
Essi si difendono utilizzando un insieme di tecniche di “ lotta politica” che sono ormai tradizionali nella società rumena post-bellica: la bugia, la presentazione distorta della realtà, la persuasione della popolazione attraverso discorsi demagogici, la tecnica del ladro che grida “fermate il ladro”, campagne di screditamento attraverso canali TV e giornali, la violenza del linguaggio, la minaccia.
Invocando leggi e procedure democratiche coloro i quali avevano chiamato più volte i lavoratori delle miniere a Bucarest prendendosi gioco delle premesse elementari della democrazia stessa, che hanno incamerato sistematicamente le stesse istituzioni, ignorando totalmente il bene comune del popolo e seguendo esclusivamente quello del gruppo di potere di cui fanno parte, hanno giocato il ruolo dei “preoccupati per le sorti del paese”.
Essi accusano il deragliamento di un presidente che mette in pericolo la “stabilità del paese” minando cosi il suo consolidamento. Tutti coloro che, negli ultimi 10 anni, hanno sostenuto al potere un presidente per la loro “tranquillità” (per mantenere così il loro status) sono entrati in un profondo sconforto quando si sono trovati di fronte un presidente (Traian Basescu) che ha inaugurato una nuova stagione politica.
”Gli sconvolgimenti” che l’attuale presidente sta creando provengono dal fatto che egli è andato ad intaccare i vari focolai di corruzione della nostra società, fin’ora ignorati. Essi provengono ugualmente dall’idea che la società rumena non si può più rimettere in sesto continuando ad accettare e a mettere sotto il tappeto della storia l’immondizia politica accumulata negli anni di transizione.
Ciò a cui assistiamo in questo momento è un distacco da parte della maggioranza dei politici rumeni dal naturale percorso della storia, dai desideri e dalle aspirazioni della popolazione. Questa è la vera crisi politica che la Romania sta attraversando.
I rappresentanti di questa elite politica sono pronti a sacrificare il nostro bisogno di calma sociale e di costruzione all’interno delle nuove strutture dell’UE solo e esclusivamente per perpetrare i propri interessi, mettendo in atto dei comportamenti che rischiano di screditare agli occhi della popolazione l’economia liberale e le istituzioni democratiche, le uniche soluzioni che la Romania ha per uscire finalmente dal marasma storico in cui si trova.
Per questi politici il popolo rumeno continua ad essere una massa facilmente manipolabile attraverso la TV e i giornali (i quali, quando non sono semplicemente a loro asserviti, sono alla ricerca immorale dello scoop) con tecniche di intossicazione, creazione di manovre scandalistiche, con falsi legalismi e con lo sventolare minacce inventate.
E' la prima volta negli ultimi 17 anni che ci si trova di fronte ad una divergenza di interessi così forte, tra la classe politica creata intorno all’ex partito comunista, alla ex Polizia Segreta di Stato e alla nuova oligarchia finanziaria da una parte e il bene moderno con finalità civilizzatrici che il nostro popolo merita dopo decenni di incubo storico, dall'altra. La vittoria di questa classe politica potrebbe far parte di un lungo elenco di vittorie avvenute negli ultimi 60 anni. Sono vittorie però riportate da un gruppo di individui cinici e ben organizzati a danno del popolo rumeno e della sua storia.
Attualmente si tenta di mistificare ancora una volta la nostra storia. Paradossalmente il primo presidente rumeno che sembra disposto a portare il paese sulla strada che doveva essere già intrapresa 17 anni fa è dipinto oggi, proprio da quelli che hanno messo sistematicamente in pericolo le istituzioni della democrazia nel passato, nelle vesti di delinquente politico o di potenziale dittatore.
Il vergognoso tentativo di applicare la procedura di dimissione del presidente, assolutamente senza un vero motivo, è una prova in questo senso. Noi, che firmiamo queste righe, abbiamo fiducia nell’istinto politico dell’elettorato rumeno che saprà distinguere in questa complicata commedia parlamentare la minaccia di una nuova e clamorosa marcia indietro della società rumena nel suo cammino storico.