Caroenergia, ma non per tutti
13.03.2007
Da Podgorica,
scrive Jadranka Gilić
Per far fronte alla crisi energetica in corso il Montenegro importa energia elettrica a prezzi più alti di quelli locali. I rincari delle bollette colpiscono i singoli cittadini, mentre i kombinat privatizzati godono di agevolazioni
In Montenegro i rincari dell’energia elettrica hanno caratterizzato l’inizio del 2007. Più del 70% dell’energia elettrica delle bollette mensili emesse dall’Azienda elettrica del Montenegro (Elektroprivreda Crne Gore - EPCG) è stata importata a prezzi significativamente più alti di quelli domestici.
Una delle cause principali dell’attuale crisi energetica è dovuta allo spegnimento in Bulgaria di due reattori della centrale atomica di Kozlodui, che producevano energia per l’esportazione nei paesi del Sud-est Europa. Secondo le stime, la crisi energetica non avrà breve durata, non soltanto in Montenegro, ma anche in altri paesi balcanici. Kosovo e Albania ad esempio stanno già attraversando pesanti crisi energetiche con blackout di alcune ore al giorno.
Ciò che ha destato preoccupazioni tra i cittadini montenegrini è che mentre è in corso questa grave crisi energetica nella regione, il Montenegro fornisce significative agevolazioni ai complessi industriali, privatizzati e acquisiti poco tempo fa da alcune compagnie russe.
Tra questi ad esempio il complesso industriale di produzione dell’alluminio di Podgorica (KAP) che da solo rappresenta quasi la metà dell’economia montenegrina ed è stato privatizzato e acquisito due anni fa dalla Salamon, la filiale off shore della compagnia russa Rusal, uno dei più grandi produttori d’alluminio del mondo. Il governo gli ha garantito un livello agevolato di tariffe energetiche.
Secondo quanto riporta il settimanale montenegrino “Monitor” (16 febbraio), il prezzo dell’elettricità è quasi uguale a quello che pagano i cittadini (43,7 eur/mWh), ma 2 o 3 volte inferiore rispetto al resto degli industriali. Anche se il governo rifiuta le accuse sui privilegi riservati al KAP, il fatto è – precisa il settimanale - che lo stabilimento di allumino, il maggior consumatore di elettricità nel Paese, ha ricevuto 2/3 dell’elettricità dalle “risorse domestiche”, mentre i cittadini, nel mese di gennaio, ne hanno ricevuto soltanto 1/3.
“Monitor” spiega che se i cittadini avessero ricevuto 2/3 dell’elettricità dalle risorse domestiche le loro bollette sarebbero uguali a quelle di dicembre. Ma con questa proporzione dell’importazione di elettricità versus la produzione domestica, sulle bollette dell’energia elettrica i cittadini hanno dovuto pagare il 50% in più rispetto al mese precedente.
La ONG – MANS (Mreža za afirmaciju nevladinog sektora – Rete per l’affermazione del settore non governativo) crede che i cittadini abbiano il diritto di pagare l’elettricità alle stesse condizioni riservate al KAP. MANS ha così avviato iniziative di protesta, raccogliendo migliaia di firme di cittadini insoddisfatti del rincaro delle bollette.
Inoltre, anche il kombinat “Zeljezara” di Niksic, l’acciaieria privatizzata poco tempo fa ed uno dei maggiori consumatori di elettricità, godrà di sovvenzioni per quanto riguarda i prezzi dell’energia elettrica. Secondo la stampa locale il governo avrebbe garantito al nuovo proprietario, l’azienda britannica, Montenegro Speciality Stills, il prezzo di 25 eur/mWh, mentre l’Azienda elettrica del Montenegro, l’EPCG, paga 65eur/mWh per l’energia elettrica importata.
Il governo, praticamente, regala la differenza di 40eur/mWh o 8 milioni di euro per la quantità d’elettricità necessaria per il 2007. Inoltre le sovvenzioni potrebbero anche salire di un terzo nei prossimi anni, sempre per aiutare lo stabilimento ad aumentare la produzione di acciaio. Dall’altra parte i nuovi proprietari hanno pagato le azioni della Zeljezara soltanto 5,2 milioni di euro, assumendosi l’obbligo di investire oltre 100 milioni di euro e di alzare il livello della produzione di acciaio.
Nel frattempo il governo del Montenegro sta negoziando con la compagnia off shore En+Group, proprietà dell’imprenditore russo Oleg Deripaska, per vendere la centrale termoelettrica “Pljevlja” e il 31% di azioni della miniera di carbone di Pljevlja. Secondo il governo la cosa migliore sarebbe che la centrale termoelettrica rifornisse direttamente il KAP di energia elettrica, visto che Oleg Deripaska entrerebbe in possesso di entrambe le aziende.
Ma emerge un’altra questione: è opportuno che un unico soggetto possieda sia il maggior produttore che il maggior consumatore d’energia elettrica del Montenegro?
Il partito Social Democratico del Montenegro (SDP), che fa parte della coalizione di governo, si è detto contrario alla privatizzazione delle risorse energetiche del Paese, considerandole cruciali per lo sviluppo montenegrino.
Secondo il quotidiano “Vijesti” (2 marzo), la perdita della centrale termoelettrica significherebbe l’instabilità del sistema elettro-energetico montenegrino. La soluzione migliore per un sistema elettro-energetico è quando esso è composto da varie risorse d’energia elettrica, cioè quando si utilizzano termo-centrali, idro-centrali ed altre risorse. Soltanto così è possibile pianificare la produzione, l’importazione e l’utilizzo ottimale dell’energia elettrica. Basandosi soltanto sulle risorse idriche del Paese, ci sarebbe una stretta dipendenza dalle condizioni meteorologiche.
Già in gennaio il settimanale “Monitor” avvertiva che le sovvenzioni ai complessi industriali di questo tipo sono contro la legge in vigore. Pochi anni fa, il Montenegro ha sottoscritto assieme agli altri paesi balcanici, l’Accordo di Atene, che prevede la riforma del settore energetico. Secondo questo accordo gli stati dei Balcani dovrebbero armonizzare i loro sistemi con il sistema dell’UE, dove l’elettricità viene comprata ai prezzi di mercato, come tutte le altre merci. Entro il 2009 i paesi sottoscrittori dovrebbero abolire il monopolio sull’elettricità e cominciare a comprarla sul mercato.
Favorendo il KAP ed anche il kombinat “Zeljezara”, il governo non ha soltanto trascurato l’Accordo di Atene, ma anche la legge sull’energia che proibisce le sovvenzioni a spese degli altri consumatori. Questi privilegi sono contrari alla costituzione montenegrina, cioè contro il principio dell’uguaglianza garantita dalla costituzione.
L’Azienda elettrica del Montenegro l’anno scorso aveva chiesto l’aumento delle tariffe, ma l’Agenzia che regola il settore energetico non ha approvato la richiesta. Tuttavia, con il 70% di elettricità importata, i cittadini del Montenegro pagano, approssimativamente, la cifra che l’Azienda elettrica del Montenegro aveva chiesto un anno fa, cioè 10,7 centesimi per kilowatt (la cifra che l’Azienda elettrica aveva chiesto all’Agenzia per il 2009).
Da tutto questo potrebbe risultare che i consumatori del Montenegro non hanno idea di quanto costi l’energia elettrica che consumano.
La soluzione per la crisi energetica del Paese andrebbe trovata in una strategia di sviluppo energetico, che il governo ha promesso ai cittadini ma che non ha ancora reso pubblica.
Anziché importare bisognerebbe produrre, potrebbe essere il messaggio che i cittadini si aspettano dalla strategia. Ma ciò, di conseguenza, potrebbe far emergere di nuovo la questione della possibile devastazione dell’ecosistema del Montenegro.
Una delle soluzioni possibili, che non ha smesso di circolare sulla stampa, riguarda la costruzione della centrale idroelettrica su una parte del canyon sul fiume Tara, considerato patrimonio mondiale dall’UNESCO ed anche protetto con la Dichiarazione del parlamento montenegrino per impedire costruzioni che danneggerebbero il canyon.