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Il mestiere delle armi

13.04.2007   

Alcuni ex combattenti delle guerre nei Balcani hanno continuato a prestare la propria opera come mercenari in Libano, Zaire, Irak, o per i clan del crimine organizzato. L’inchiesta del settimanale di Sarajevo Slobodna Bosna
Di Suzana Sacic, per Slobodna Bosna, 15 marzo 2007

Traduzione di Selma Kuljuh per Le Courrier des Balkans, e di Carlo Dall’Asta per Osservatorio sui Balcani



Un ex membro del reggimento delle guardie del corpo dello Stato maggiore dell’esercito della Republika Srpska, Zoran Obrenovic, soprannominato «Maljic», è stato arrestato dalle forze di polizia della Republika Srpska. Durante la guerra Maljic era incaricato della sicurezza del generale Ratko Mladic e dei suoi assistenti. Attualmente vive a Zemun ed è strettamente associato ai criminali del clan Zemun.

È stato convocato dal tribunale di Vlasenica per testimoniare su una recente rissa nella quale è stato accoltellato. Al momento del suo arrivo al commissariato gli è stato spiegato che lo si doveva interrogare sull’omicidio di Avdo Palic, comandante a Zepa in tempo di guerra, il cui corpo non è mai stato ritrovato. L’ultima volta che Avdo Palic è stato visto era in compagnia di Dragomir Pecanac, il vice di Ratko Mladic, e si suppone che i vecchi membri dello Stato maggiore di Han Pijesak potrebbero fornire delle informazioni sulla morte del comandante di Zepa. Tuttavia Obrenovic ha sempre negato di sapere alcunché sull’assassinio di Avdo Palic.

Maljic non ha mai dato alcuna informazione che potesse essere di qualche interesse per la polizia. Anche se egli è noto per aver commesso dei crimini di guerra in Bosnia-Erzegovina, non esiste nessun mandato di arresto contro di lui, né in Bosnia, né in Serbia, tanto che è stato rilasciato. Ma il suo soprannome «Maljic» (malj vuol dire “mazza”), secondo i suoi commilitoni del tempo di guerra deriva dal fatto che egli uccideva le proprie vittime con una mazza...

Dall’Irak al clan Zemun

I brutali metodi di Obrenovic ed i crimini di guerra da lui commessi in Bosnia-Erzegovina non sono mai stati puniti. Egli ha cercato di valorizzare le sue «competenze» offrendo i propri servigi ad altri Paesi in guerra. Così egli è recentemente rientrato dall’Irak, dove combatteva al fianco degli americani insieme ad altri criminali di Vlasenica, ex ufficiali di Stato maggiore della Republika Srpska. Questi assassini, che hanno esercitato la loro professione di mercenari in molteplici zone di guerra, erano talmente «investiti» nel loro «lavoro» che hanno spesso compromesso i Paesi per i quali lavoravano. Zoran Obrenovic è partito per l’Irak con l’aiuto di una organizzazione pakistana di Belgrado. Veselin Dosic e Zeljko Vukovic, due ex soldati di Mladic anch’essi originari di Vlasenica, e poi Sasa Bobar, vice di Branislav Gavrilovic, il vecchio comandante dell’unità paramilitare di Seselj a Ilidza, l’hanno raggiunto. Tutti avevano una lunga esperienza di guerra in Bosnia-Erzegovina ed in Croazia. Il reggimento di Maljic era comandato da Ljubomir Beara, attualmente detenuto presso il Tribunale Penale Internazionale (TPI) dell’Aja. Il suo vice era Dragomir Andan, ex capo della polizia della Republika Srpska.

La preparazione dell’attentato contro Tomo Kovac

Sono partiti per l’Irak alla fine dello scorso gennaio e si sono installati in un campo americano. Prima di partire avevano detto ai loro commilitoni di essere pronti a fare tutto quello che gli avrebbero chiesto, in cambio dei soldi americani. Tuttavia un mese fa sono stati rimandati indietro. Secondo Zoran Obrenovic non sono riusciti ad accordarsi sul pagamento, dato che l’organizzazione pakistana non era che un intermediario ed erano gli americani che avrebbero dovuto pagarli. «Volevano riciclare il loro denaro sporco pagandoci molto poco e dichiarando invece di darci un salario sui 20 mila dollari», racconta Zoran Obrenovic che è tornato dall’Irak con la testa rasata come un marine americano. Abbastanza deluso di non aver potuto mettere le mani sulla somma pattuita, ha ripreso le sue vecchie occupazioni: ricettazione e traffico d’armi.

Un articolo di cui Zoran Obrenovic ha l’esclusiva è un ordigno esplosivo attivabile tramite un telefono cellulare. Questo tipo di bomba è fabbricato in un laboratorio di Vlasenica dove si riparano i telefoni cellulari e costa 10 mila KM (5000 euro). Secondo la polizia uno di questi apparecchi era destinato all’eliminazione di Tomo Kovac, ex ministro della Polizia e uno dei testimoni più importanti nel processo intentato dal Tribunale dell'Aja (TPI) ad un gruppo di ufficiali dell’esercito della Republika Srpska. In effetti due settimane fa i media hanno pubblicato l’atto d’accusa di Tomo Kovac contro Dragomir Andan, membro del clan Zemun ed ex direttore della polizia della Republika Srpska, e contro Vinko Pandurevic, imputato del TPI. Tomo Kovac ha accusato Dragomir Andan e Vinko Pandurevic d’aver preparato un attentato contro di lui. Le forze di polizia di Serbia, Montenegro e Republika Srpska conducono l’inchiesta. Alcuni indizi sembrano indicare che si tratta di una rete regionale di crimine organizzato.

Jugoslav Petrusic, il re dei killer

Negli ultimi due anni una seconda strada presa dai mercenari serbi per andare a fare la guerra in Irak passava attraverso Jugoslav Petrusic, soprannominato «Dominik», una spia serbo-francese che da anni recluta criminali in Serbia ed in Republika Srpska per inviarli nelle zone di guerra.

Questo agente segreto nonché killer a pagamento era rimasto nell’ombra fino al 1999, data in cui è stato arrestato a Belgrado. Membro del gruppo terrorista «Pauk» (“ragnatela”), era accusato di spionaggio, dell’assassinio di due albanesi kosovari e di aver cercato di attentare all’ex presidente serbo Slobodan Milosevic. Oltre a Petrusic la polizia ha arrestato i serbi bosniaci Branko Vlaco, Rade Petrovic, Slobodan Orasanin e Milorad Pelemis. Quest’ultimo era comandante del decimo plotone dell’esercito della Republika Srpska, responsabile di omicidi commessi a Srebrenica.

La biografia di Jugoslav Petrusic, spia che ha lavorato per la «DST», l’agenzia d’informazioni francese, è un vero e proprio romanzo. Nato a Medvjeda, un villaggio vicino a Leskovac, termina i suoi studi alla scuola militare, quindi entra nella Legione straniera. Possiede la doppia nazionalità, francese e serba, quattro passaporti, tre mogli, ha beni immobiliari a Parigi... Stando a quanto egli stesso afferma, ha servito come guardia del corpo dell’ex presidente francese François Mitterrand, ha partecipato alla guerra in Libano, è intervenuto in Irak, in Algeria, in Zaire... Nel 1992 è arrivato in Bosnia-Erzegovina al seguito della Forza di protezione delle Nazioni Unite (Unprofor) francese. Dopo la guerra ha reclutato dei mercenari che sono andati a combattere in Zaire, in Kosovo e in Irak nel 2005. Nel novembre 2000 il gruppo terrorista «Pauk» è stato sciolto e dopo la caduta del regime di Milosevic la sua storia è stata parzialmente dimenticata. Tuttavia Jugoslav Petrusic ha fatto di tutto per non restare nell’ombra. Ha raccontato la sua vita ai media di Belgrado, esagerando i suoi meriti e minimizzando i suoi crimini.

Evidentemente si trattava di un mitomane patologico, ma a cui si perdonavano molte cose, dato che faceva parte del servizio d’informazioni militare serbo (KOS). Quest’ultimo l’aveva inviato un tempo in Francia per controllare la diaspora jugoslava. Petrusic ha perduto la sua influenza nel momento del conflitto tra i servizi di sicurezza militare e civile a Belgrado. Dopo essere uscito di prigione, Jugoslav Petrusic è tornato in Francia. Attualmente abita in una banlieue parigina, circondato di guardie del corpo [...].
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