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Gente de confin: una lettera a Napolitano
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Data pubblicazione: 16.04.2007 09:54

Per "Gente de confin" è giunto il momento di ricostruire il rapporto con i nostri vicini della Slovenia e della Croazia, e con le loro minoranze che vivono in Italia, le cui vicende dolorose sembrano cadute nell'oblìo generale. A partire da un incontro tra i Presidenti dei tre paesi
Al Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano

e, p.c. a: Janez Drnovšek, Presidente della Repubblica di Slovenia;

a: Stipe Mesic', Presidente della Repubblica di Croazia;

a: Istituzioni ed organi di stampa nazionali e locali.

Gent.mo Presidente Giorgio Napolitano,

Le scriviamo a nome della mailing-list "Gente de confin", nata per mettere in contatto telematico tutte le persone che hanno a cuore il superamento dei confini fisici - e mentali - all'interno dell'Europa.
Annoveriamo tra gli iscritti esuli d'Istria, Fiume e Dalmazia, sparsi sia in Italia che nel Mondo, ed allo stesso tempo sloveni, croati, serbi e bosniaci o più semplicemente persone che condividono il nostro scopo:
coltivare le lingue, le culture e le tradizioni popolari nell'ottica del superamento delle vecchie divisioni. Siamo legati in collaborazione ed in sintonia di obiettivi con il Circolo di cultura istro-veneta «Istria», che annovera ed ha annoverato tra i propri soci personalità democratiche di spicco del mondo istriano in esilio, quali Fulvio Tomizza, Giorgio Depangher, Livio Dorigo.

Alcuni giorni fa dalla Sua Segreteria il professor Carlo Guelfi ha gentilmente risposto ad una "lettera aperta" a Lei indirizzata da un nostro iscritto, Nikola Duper.
Quasi contemporaneamente alla risposta data al Duper, un altro forum telematico scriveva al Presidente croato Stipe Mesic' una lettera aperta, che sottoscriviamo condividendone lo spirito volto alla riconciliazione tra Italia e Croazia.

Crediamo a questo proposito che sia necessario un percorso che porti ad un incontro comune tra Lei e i Presidenti Mesic' e Drnovšek, Suoi omologhi croato e sloveno. Un incontro che già negli anni passati è stato più volte auspicato da più parti.

In previsione di questa tappa finale, così come viene chiesto da molti - e con loro anche noi chiediamo - al Presidente Mesic'* *che si faccia garante in Croazia della storia del tragico esodo giuliano-dalmata, ci permettiamo di segnalarLe che in Italia sono ancora troppo poco conosciute altre componenti della tragedia del confine orientale: quella delle vessazioni subite dagli italiani della Venezia Giulia e del Quarnero sotto l'Impero Austro-Ungarico, e quella dei cittadini italiani di lingua slovena e croata, che durante il fascismo e la seconda guerra mondiale furono perseguitati
in maniera violenta.

Alcune migliaia di loro dovettero esodare, causa le persecuzioni del regime (che toccarono perfino i parroci cattolici cui fu impedito di tenere omelie in sloveno o croato, lingue messe al bando), altre migliaia trovarono la morte in diversi campi di concentramento sparsi nella nostra Penisola. Erano colpevoli solo di appartenere a minoranze etno-linguistiche.

Tutto ciò si iscrive in quella che la legge istitutiva della Giornata del Ricordo del 10 febbraio definisce "complessa vicenda del confine orientale": un vero e proprio intreccio di ingiustificabili violenze che hanno distrutto una terra dove da secoli convivevano pacificamente etnie diverse, come già ampiamente approfondito dal documento approvato all'uninamità dalla Comissione mista italo-slovena, composta da storici e da esponenti della cultura e dell'esodo, e gravemente troppo poco conosciuto in Italia.

E' stato ormai ricostruito il rapporto con i connazionali esuli da Istria, Fiume e Dalmazia, per troppo tempo dimenticati. A nostro modesto avviso è giunto il momento di ricostruire anche il rapporto con i nostri vicini della Slovenia e della Croazia, e con le loro minoranze che vivono in Italia, le cui vicende dolorose sembrano cadute nell'oblìo generale.

Il tutto nel nome di un comune futuro europeo, lasciando il passato agli storici di professione.

*Renzo Nicolini e Federico Degni Carando

Gente de confin