A termine del convegno, gli oltre trecento partecipanti, in rappresentanza di varie esperienze della società civile italiana e dei paesi balcanici, hanno elaborato il seguente documento conclusivo, consegnato anche al Presidente della Commissione Europea.
Sarajevo, 5 e 6 aprile 2002: i partecipanti a
La ricomposizione dell’Europa, di un’Europa aperta e oltre i confini, rappresenta l’orizzonte politico e culturale di un Convegno che in questi due giorni ha fatto incontrare le molte esperienze di relazione comunitaria, che in questi anni si sono intrecciate da una parte all’altra del mare Adriatico.
C’eravamo dati l’obiettivo di dare forma e contenuti condivisi a questa fitta rete di relazioni, affinché il processo di ricomposizione europea fosse accompagnato dal basso, da una società civile capace di divenire protagonista fondamentale di un processo che vogliamo sottrarre all’esclusività della diplomazia ufficiale.
Un’idea di Europa che bene emerge dalle organizzazioni dei quattro gruppi di lavoro nei quali si è articolato il convegno:
1) Sostenibilità e territorio sono le parole chiave di un percorso di rinascita economica e sociale alle quali riferirsi per uno sviluppo partecipato che valorizzi le identità e le risorse locali, e sulle quali misurare l’impatto e l’efficacia dei progetti di cooperazione internazionale.
2) Un’Europa che voglia essere coerente nelle proprie politiche di solidarietà e cooperazione deve garantire pieni diritti di cittadinanza, ed in primo luogo quello fondamentale di circolazione.
3) La società civile europea rappresenta quell’insieme di relazioni ed attività sociali in grado di affermare con forza che nel tempo della globalizzazione c’è bisogno di più diritti e non meno, più cooperazione e non meno, più difesa dei soggetti deboli e non solo assistenza. Ma anche di più riflessione affinché questo avvenga nel rispetto dei contesti locali.
4) La diplomazia popolare e preventiva può e deve rappresentare una risorsa nei processi di decisione specialmente per quanto riguarda la politica estera e di difesa dell’Europa a cui guardiamo. In particolare, l’obiezione di coscienza deve essere inclusa come diritto costituzionale anche nella nuova Carta Europea.
I partecipanti al Convegno “L’Europa oltre i confini, l’Europa dal basso” si impegnano a creare una rete di organizzazioni della società civile, della cittadinanza e delle comunità locali europee, in costante e reciproco contatto, al fine di favorire:
- iniziative comuni di cooperazione, scambio, formazione e sensibilizzazione sull’idea di un’Europa dal basso che vogliamo contribuire a costruire;
- iniziative di monitoraggio delle politiche, di lobby e di confronto, con le istituzioni europee con cui vogliamo interloquire: Unione e Commissione Europea, Consiglio d’Europa, OSCE, ecc.;
- la realizzazione di un rapporto biennale sulle esperienze concrete di integrazione dal basso ed un libro bianco sulle politiche europee rispetto ai temi e ai valori di integrazione, democrazia, pace, cittadinanza e diritti umani.
Per perseguire questi obiettivi ci impegniamo a dar vita ad una newsletter periodica di contatto tra tutti i partecipanti del convegno e tutte le esperienze che vorranno mettersi in rete con informazioni, opinioni, approfondimenti e dibattiti, e un sito Internet.
Il bisogno di Europa appare ancora più forte in queste drammatiche ore in cui il diritto internazionale nel vicino Medio Oriente viene calpestato. Il messaggio che lanciamo in questi giorni da Sarajevo esprime dunque la presa di coscienza delle grandi responsabilità che abbiamo tutti noi come cittadini europei, assieme alle istituzioni e ai governi, affinché la ricomposizione dell’Europa costituisca una nuova grande polarità in grado di contagiare altre possibili polarità e rappresentare dunque un’alternativa all’attuale dis-ordine mondiale. In particolare chiediamo che in questi giorni l’Unione Europea metta in atto tutte le forme di pressione politica per richiedere con fermezza il ritiro immediato delle forze armate israeliane da Cisgiordania, Gaza, Gerusalemme est, come previsto dalla Risoluzione ONU 242, e per chiedere al governo di Israele di garantire l’incolumità e i diritti democratici e delle delegazioni internazionali di pace presenti in Palestina.
Faccia l’Europa la sua parte anche nella lotta al terrorismo che colpisce le persone inermi, e garantisca quindi le condizioni di sicurezza per entrambi i popoli, in due stati.
In questo quadro l’integrazione dei paesi dell’Europa sud-orientale nell’Unione Europea rappresenta una condizione ineludibile. Il 2007, anno del cinquantenario del Trattato di Roma, può e deve vedere un’Europa non più dimezzata, e per questo ci impegniamo da qui a quella data a riproporre nelle capitali balcaniche altrettante occasioni di verifica e approfondimento dello stato di realizzazione di un’integrazione europea rapida, sostenibile e dal basso.