La Rotterdam del mediterraneo
09.05.2007
Da Istanbul,
scrive Fabio Salomoni
Lo scacchiere energetico internazionale continua a far segnalare importanti movimenti che vedono spesso la Turchia in primo piano. Il più recente progetto si chiama TAP, un oleodotto che collega il Mar Nero al Mediterraneo al quale partecipa l’italiana ENI
Il 25 aprile scorso sono stati ufficialmente inaugurati i lavori per la realizzazione del Progetto TransAnatolia (TAP), un oleodotto destinato a trasportare petrolio dal porto di Samsun sul Mar Nero al terminale di Ceyhan, sulla costa mediterranea. I lavori, dalla durata prevista di tre anni, costeranno circa due miliardi di dollari e permetteranno di realizzare un oleodotto lungo 555 chilometri in grado di trasportare, una volta a pieno regime, un milione e mezzo di barili di oro nero al giorno.
A realizzare l’opera saranno la Holding turca Çalik e l’italiana ENI, che nella regione ha già realizzato il gasdotto Blue Stream e partecipa alla gestione dell’oleodotto Baku-Tiblisi-Ceyhan (BTC). Per gestire l’oleodotto è stata costituita una società, TAPCO, che dovrebbe vedere, accanto a Çalik e Eni, anche la partecipazione dell’Indian Oil. Trattative sarebbero in corso per permettere l’inserimento nella società anche della giapponese Mitsubishi
Alla cerimonia di inaugurazione, tenutasi a Ceyhan, che inizialmente prevedeva la presenza di Romano Prodi e del primo ministro Erdoğan, hanno invece partecipato il ministro dell’energia Güler, il ministro dello Sviluppo economico Bersani, l’amministratore delegato dell’Eni Scaroni e il presidente del gruppo Çalik, Ahmet Çalik.
Con l’entrata in funzione di questo nuovo oleodotto il porto di Ceyhan, che è già il terminale per due oleodotti provenienti dall’Iraq e per quello BTC, diventerà la “Rotterdam del Mediterraneo”, da dove passerà il 6-7% dell’intera produzione mondiale di petrolio.
Sulla crescente importanza di Ceyhan e più in generale della Turchia, in tema di forniture energetiche ha insistito nella cerimonia di inaugurazione il ministro Güler che ha definito Ceyhan un “supermercato dell’energia” ed ha poi tenuto a rassicurare sulle intenzioni turche: “Si rafforza il ruolo della Turchia come punto di transito per gas, petrolio ed elettricità ma noi non abbiamo nessun intenzione di utilizzare questa situazione come un’arma, come occasione di minaccia”.
Güler ha poi sottolineato come “il TAP rappresenti un esempio del successo che può raggiungere la cooperazione tra due paesi del Mediterraneo”. Anche Bersani ha insistito sulle relazioni bilaterali sottolineando come le relazioni italo-turche abbiano ormai assunto il carattere di una cooperazione strategica ed economica. Bersani ha poi aggiunto che le oltre 500 imprese italiane presenti in Turchia sono interessate anche a nuovi settori di investimento “ad esempio quello delle energie rinnovabili”.
Immancabile il riferimento all’Unione europea. Per Bersani l’importanza della Turchia è strategica, ad esempio nel settore energetico, e per questo l’Italia sostiene la piena adesione della Turchia. Paolo Scaroni dell’ENI si è soffermato in particolare sull’importanza dell’oleodotto che permetterà di “far arrivare sui mercati europei e mondiali il petrolio del Caspio e del Mar Nero”.
Tutti concordi sul ruolo positivo che avrà il nuovo oleodotto nel contribuire a diminuire sensibilmente il traffico di petroliere che ogni giorno attraversano il Bosforo e gli stretti dei Dardanelli con grave minaccia per la salute dell’ambiente e degli insediamenti urbani circostanti. Il ministro Güler ha poi voluto sottolineare come particolare attenzione sarà messa nella costruzione e gestione dell’oleodotto per la salvaguardia dell’ambiente.
In questo clima di generale ottimismo fanno però capolino alcuni dubbi sulla reale possibilità che l’oleodotto possa essere utilizzato a pieno regime. Infatti mentre si sta dando il via ai lavori di costruzione dell’oleodotto, i contratti stipulati con i produttori di petrolio sono ancora insufficienti per garantire la piena utilizzazione dell’oleodotto.
Scaroni ha risposto a queste osservazioni ricordando che l’oleodotto servirà a trasportare il petrolio che l’ENI estrae dal Mar Caspio e che l’obbiettivo finale è quello di stipulare contratti con Exxon, Total e Shell in modo che anche queste società utilizzino l’oleodotto Samsun-Ceyhan per trasportare il petrolio del Caspio. L’incognita è però rappresentata dalla Russia. Nel luglio scorso in occasione dell’inaugurazione dell’oleodotto Baku-Tiflis-Ceyhan, il progetto di un oleodotto tra il Mar Nero ed il Mar Mediterraneo era stato presentato anche come un’iniziativa che aveva l’obbiettivo di attenuare la frustrazione russa, che con la realizzazione dell’oleodotto BTC aveva visto naufragare le ipotesi di un’alternativa che da Baku portasse il petrolio ai porti russi del Mar Nero.
L’interesse che la società russa Lukoil all’epoca aveva espresso per la realizzazione di una raffineria sulla sponda tura del Mar Nero sembrava confermare le intenzioni di Mosca di accettare la soluzione Samsun-Ceyhan. Dall’estate del 2006 ad oggi invece molte cose sono cambiate e la Russia si è mossa alla ricerca di soluzioni alternative. Nel marzo scorso ad Atene è stata siglata un’intesa tra Russia, Bulgaria e Grecia per la realizzazione di un oleodotto di 285 km tra Burgas e Dedeağac che sarà realizzato entro il 2009 da un consorzio capitanato da GazProm. Il petrolio russo arriverà così sulle coste bulgare via nave per proseguire via terra fino in Grecia e da qui ai mercati europei, senza passare per gli stretti turchi. Una soluzione che, a meno di accordi diversi, rende concreta la possibilità che all’oleodotto Samsun-Ceyhan venga a mancare l’apporto del petrolio russo.
Le grandi manovre in tema di energia però non si esauriscono qui e vedono sempre la Turchia coinvolta nel suo ruolo di piattaforma di transito. E’ il caso del consorzio Nabucco. Il progetto di un gasdotto lungo 3300 km che dovrebbe portare il gas del Caspio e del Medio Oriente dalla Turchia fino in Austria passando per Bulgaria, Romania e Ungheria. Entrata in funzione prevista per il 2012. Il primo passo è stato mosso dall’austriaca OMV che ha firmato un accordo con l’Iran dal valore di 30 miliardi di dollari per la fornitura di gas metano. Attualmente però il progetto fa registrare una fase di stallo che ha portato il rinvio dell’inizio dei lavori al 2008. Secondo alcune informazioni circolate nelle scorse settimane la causa del rinvio starebbe nell’opposizione che il partner turco, la società Botaş, avrebbe posto all’ingresso nel consorzio della francese Gaz de France. Una reazione dettata, sempre secondo queste voci, dall’approvazione da parte del parlamento francese della legge che punisce chi neghi la realtà del genocidio armeno. Le autorità turche dal canto loro hanno però smentito la notizia.