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I cittadini a favore, il parlamento contro
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Data pubblicazione: 21.05.2007 10:45

Manifestanti a favore del Presidente Traian Basescu
Il parlamento lo aveva sospeso e aveva indetto un referendum per la sua rimozione. Ma sabato scorso i cittadini romeni a gran maggioranza hanno deciso che il Presidente Traian Basescu deve continuare a fare il suo lavoro
Il referendum

Il presidente della Romania Traian Basescu è uscito vittorioso dal referendum di sabato scorso. Il 74,3% degli elettori ha votato contro la sua destituzione proposta dai 322 parlamentari che un mese fa avevano deciso per la sua sospensione, accusandolo di abuso di potere e violazione della Costituzione.

Dei circa 18.000.000 elettori, hanno votato quasi 8 milioni, pari ad un'affluenza del 44.02%. Quasi 6 milioni di elettori hanno votato “no” alla destituzione di Basescu e due milioni si sono pronunciati a favore della proposta del Parlamento. 72.156 romeni hanno votato all’estero in 178 seggi elettorali in 93 paesi diversi.

La maggior affluenza all'estero è stata registrata in Spagna (14.123 persone), Italia (9.943 persone), Usa (7.986 persone), Francia (5.141 persone) Repubblica Moldova (4.998 persone). In Spagna e Italia molti romeni hanno protestato perché nonostante le lunghe file la votazione non è stata prolungata e così non hanno potuto esercitare il loro diritto di voto. Il ministero degli Esteri romeno ha però precisato che le persone che si trovavano al momento delle chiusura all'interno dei seggi hanno potuto votare.

L’ex comandante di marina Basescu, 55 anni, si dimostra tutt'ora il politico più popolare del paese e vince così una battaglia (ma non la guerra), uscendone rinforzato e tornando a pieni poteri a Palazzo Cotroceni, sede della presidenza. In questo referendum ha ottenuto oltre un milione di voti in più rispetto alle elezioni del 2004. A suo favore ha votato anche parte dell'elettorato dei partiti che in Parlamento l’avevano sospeso e avevano proposto la sua destituzione.

La sua vittoria è un duro colpo per tutte le formazioni politiche parlamentari tranne il Partito democratico, da sempre suo sostenitore. Quasi il 58% dei simpatizzanti del Partito liberale del premier Calin Popescu Tariceanu, da mesi in guerra aperta con Basescu, ha votato contro la destituzione del presidente. Percentuale simile anche per i simpatizzanti dell’Unione democratica dei magiari della Romania (UDMR), anch'essa parte della coalizione al governo.

Ma Basescu ha ottenuto voti anche dall'elettorato del Partito social-democratico (il principale sostenitore della sua sospensione) e da quasi metà dei simpatizzanti del partito estremista nazionalista Romania Mare (PRM).

Secondo un sondaggio recentemente realizzato dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo oltre il 60% dei romeni crede che il fenomeno della corruzione si sia esteso oppure sia rimasto allo stesso livello del 1989. Questa probabilmente è una delle spiegazioni della vittoria di Basescu: l'elettorato lo sostiene perché quest'ultimo ha fatto della lotta alla corruzione il suo cavallo di battaglia.

Secondo quanto emerge dagli exit poll il 32% dei partecipanti al voto sono stati giovani tra i 18 e i 34 anni, che hanno votato in gran maggioranza per Basescu. Inoltre un sondaggio CURS rivela che il presidente è stato votato quasi in misura eguale sia dagli intellettuali che dai lavoratori.

Bagno di folla

Abituato ai bagni di folla, anche nella notte del referendum, sabato scorso, Basescu è sceso nella piazza dell’Università di Bucarest, simbolo della Rivoluzione, dove lo aspettavano circa 1000 persone per festeggiare la sua vittoria, considerata alla stregua di una rielezione.

Dopo aver ringraziato per aver votato “no” alla proposta che riguardava la sua destituzione, Basescu ha fatto una proposta: ”Oltre a parlare alla tv ogni volta che posso, vi propongo di rivederci ogni tre mesi in Piazza dell’Università“. Ovazioni. Il presidente ha poi proseguito: ”Il voto di oggi deve essere rispettato da tutti. I cinque partiti dalla coalizione antipresidenziale devono ora constatare che si sono allontanati dalle aspirazioni dei romeni”.

Alla luce dei risultati del referendum Traian Basescu considera inoltre che “i romeni vogliono l’ammodernamento della classe politica e cioé l’introduzione del voto uninominale, la modifica della Costituzione per eliminare le ambiguità che riguardano i rapporti tra il Presidente e il Parlamento, l’adozione della legge che impedisca agli ex leader comunisti di accedere a cariche pubbliche”.

Altri suoi obiettivi riguardano riforme nell’educazione, nel settore sanitario, della giustizia, della politica energetica, della politica estera e questioni relative alla sicurezza del paese. Tutti i suoi progetti politici dipendono però dall’appoggio parlamentare. Nonostante la sua posizione si sia ora consolidata dovrà forse aspettare fino alle elezioni politiche del 2008 per poter mettere in pratica i suoi obiettivi. Nel frattempo potrà invece cominciare a negoziare nel tentativo di trovare una nuova maggioranza parlamentare che gli dia appoggio.

Le reazioni politiche

Il presidente del partito liberale, il premier Calin Popescu Tariceanu, nemico numero uno di Basescu accusato da quest'ultimo di fare l'interesse di alcune oligarchie del paese, ha dichiarato dopo il referendum che agirà nello spirito della collaborazione tra il governo e la presidenza del paese nel beneficio della Romania. ”E' necessario che Traian Basescu capisca che i romeni gli hanno dato un’opportunità per agire in modo responsabile”.

Il leader del Partito social-democratico, Mircea Geoană, ha precisato che il suo partito è pronto a interagire con l’istituzione presidenziale solo sulla base della Costituzione. ”Non negozieremo la Costituzione e la democrazia”. Geoana crede che il Parlamento abbia dato una lezione a Basescu, mentre l’elettorato ha deciso di dargli un'altra chance.

Il presidente del Partito conservatore, Dan Voiculescu, ha sottolineato che Traian Băsescu può parlare solo in nome del 30% dei romeni, mentre il leader del partito ultranazionalista Romania Grande, Corneliu Vadim Tudor, ha definito i risultati degli exit poll “una grande frode elettorale”.

Da Bruxelles il Presidente della Commissione europea Manuel Barroso si è congratulato con Basescu .”Desidero fare gli auguri al presidente Basescu per il risultato del referendum. Spero che questo risultato permetterà alla Romania, in veste di membro Ue, di proseguire con le riforme necessarie, soprattutto nell’ambito della giustizia e della lotta alla corruzione. Barroso ha aggiunto inoltre che per l’implementazione di queste riforme la Romania ha bisogno di un ambiente politico stabile a cui contribuiscano tutti gli attori politici, agendo insieme per la crescita economica e lo sviluppo sociale del paese.

L’ex ministro della Giustizia, Monica Macovei, i cui meriti in materia di riforme sono stati riconosciuti più volte a Bruxelles, ha spiegato che con l’attuale esecutivo le riforme non andranno avanti. Macovei che è stata obbligata recentemente alle dimissioni insieme ad altri ministri del Partito democratico dal premier liberale Tariceanu e ritiene che il ritorno di Basescu riuscirà a bloccare i tentativi di allontanamento dai loro incarichi di una serie di magistrati che hanno avviato inchieste importanti anti-corruzione.

Traian Basescu rischia però di essere un presidente senza potere, bloccato nei suoi progetti politici da un parlamento a lui ostile. Per la sua instabilità politica la Romania è stata paragonata spesso più volte all’Ucraina che all’Unione europea di cui è membro da meno di cinque mesi.

Dopo i risultati del referendum tutti i cinque partiti anti-presidente (il Partito liberale-PNL, il Partito social democratico-PSD, il Partito conservatore-PC, il Partito Romania Grande-Romania Mare-PRM e l’Unione Democratica dei Magiari della Romania-UDMR) stanno attraversando, come conseguenza della sconfitta referendaria, se non una crisi sicuramente una situazione che potrà avere profonde conseguenze.

Nel Partito liberale al governo e nel Partito social-democratico che lo appoggia dall'esterno le acque sono agitate. La posizione dei due leader nei propri partiti, il liberale Tariceanu e il social democratico Geoana potrebbe essere messa in discussione. Membri di spicco degli stessi partiti hanno espresso il loro malcontento relativamente alla prestazione politica dei due. Possibili migrazioni in altri partiti o addirittura scissioni non sono escluse. Tra gli scenari prospettati da Palazzo Cotroceni, sede della presidenza della Repubblica, c’è anche una proposta di riunificazione della destra – escludendone però il premier Tariceanu - e la convocazione di elezioni anticipate al più tardi il 1 settembre. Affinché questo scenario sia possibile occorre però che il Partito liberale esca dal governo (alcuni esponenti importanti di quest'ultimo l'hanno già chiesto) o che venga meno, in parlamento, il sostegno alla compagine governativa da parte del Partito social-democratico.