Un impianto di rigassificazione
Non si oppongono alla costruzione di impianti di rigassificazione. Ma chiedono che Italia, Croazia e Slovenia partecipino ad un unico progetto, per un rigassificatore off-shore. E non continuino con l'idea di creare impianti troppo vicini alle coste. La proposta arriva dalle associazioni ambientaliste dell'Alto Adriatico
Considerata la complessa e attuale problematica inerente l'ubicazione di rigassificatori nel mare Adriatico, lanciamo un appello ai governi di Croazia, Slovenia e Italia affinché riflettano insieme sull'opportunità di costruire un unico impianto di rigassificazione off-shore la cui ubicazione nell'Alto Adriatico sia consona a tutte le esigenze di sicurezza e di tutela ambientale. In tal senso i governi dei tre Stati, cui il presente appello è diretto, dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di usare comunemente le piattaforme dismesse in mare aperto a sud di Pola. In tal modo l'impatto ambientale sarebbe meno distruttivo e sicuramente piu' accettabile. Un' ubicazione piu' lontana dalla costa sarebbe in sintonia con le norme di sicurezza generalmente rispettate nella costruzione di tali impianti. Un approccio comune comporterebbe pure un abbassamento dei costi logistici preservervando lo sviluppo turistico in tutta l'area dell'Alto Adriatico.
Un video-reportage realizzato sul tema dei rigassificatori da Franco Juri per Tv Koper
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Le nostre richieste sono dettate dal fatto che l'approvvigionamento di fonti energetiche è nell'interesse nazionale di ciascun paese per cui non mettiamo in dubbio l'utilità dello sfruttamento del gas naturale. Gli attuali piani di "sviluppo" rappresentano pero' a nostro avviso un grande pericolo per l'Adriatico per cui proponiamo che la Croazia, la Slovenia e l'Italia si accordino quanto prima su una strategia energetica comune di ampio respiro, tesa a soluzioni realistiche e non sia sottoposta unicamente ai piani dettati dalla logica del profitto delle multinazionali. Finora siamo stati impotenti testimoni di un deficit democratico che è conseguenza dell'operato di certe elite politiche ed economiche le cui decisioni, in materia di sviluppo globale, non considerano i più elementari diritti umani, compresi quelli di un ambiente sano e sicuro.
Siamo a conoscenza del fatto che il Governo italiano è incline ad avallare almeno un progetto di rigassificatore nel Golfo di Trieste: quello (on shore) a Zaule, a ridosso del confine sloveno. Ci è altresì noto che nelle procedure in corso non sono stati assolutamente rispettati vari impegni internazionali convenzionati. Vogliamo ricordare che l'operato dei singoli paesi è contraddittorio e in contrasto con la volontà espressa dell'UE a favore della tutela ambientale, dell'informazione partecipativa e della relativa partecipazione decisionale dei cittadini.
In base ai "progetti" attuali, oltre a due rigassificatori previsti nel Golfo di Trieste, esiste l'intenzione di costruirne uno a Capodistria (Slovenia) ed uno dei due previsti a Fianona in Istria o a Montemuschio (Omišalj) in Croazia. E' nostro parere che in ciò si scontrino due visioni diametralmente opposte sul futuro del mare Adriatico. Da un lato le organizzazioni ambientaliste e la società civile si impegnano a favore di una tutela che contempli l'alto Adriatico quale ambiente marino particolarmente sensibile ( Particulary Sensitive Area-PSSA), la cui diversità biologica va tutelata anche per le generazioni future, dall' altro invece si insiste ad ogni costo, senza alcuna sensibilità ambientale, nello sfruttamento di questo mare con l'unico scopo di creare profitto per le multinazionali.
Oggi si tende a sottolineare soprattutto gli aspetti positivi del gas naturale quale fonte energetica, contemporaneamente pero' si sottaciono i reali pericoli ambientali dei rigassificatori ed i rischi che comportano per la sicurezza. In ciò si cerca di usare strumentalmente il concetto di scienza togliendo all'opinione pubblica direttamente interessata - in netto contrasto con i principi e gli inalienabili diritti dei cittadini dell'UE - ogni facoltà di intervenire e influenzare le scelte che toccano il loro spazio vitale.
Nel caso non si giungesse a delle scelte coordinate nella costruzione dei rigassificatori LNG, considereremmo i governi dei tre paesi interessati incapaci o persino disinteressati ad una tutela effettiva degli interessi sia nazionali che regionali e transnazionali. Saremmo in questo caso costretti ad avviare delle denunce presso le competenti istituzioni dell' Unione Europea con il fine di impedire lo sfruttamento irrazionale e distruttivo dell' ambiente. Impugneremmo tutti gli strumenti legali e legittimi a disposizione per tutelare gli interessi dei cittadini di tutti gli stati che vivono lungo le coste di questo nostro bellissimo quanto sensibilissimo Adriatico.
Non permetteremo in alcun modo che l'Alto Adriatico sia selvaggiamente sfruttato dalle multinazionali.
I rappresentanti dei diritti diffusi della cittadinanza:
Repubblica di Croazia: Vheran Persić "Udruga eko Kvarner"
Repubblica Italiana: Giorgio Jercog "Comitato per la Salvaguardia del Golfo di Trieste"
Repubblica di Slovenia: "Bara Hieng" CZI- Associazioni Civili dell'Istria