Tutti pazzi per Bush
05.06.2007
Da Durazzo,
scrive Francesca Niccolai
Grande attesa in Albania per l’arrivo del presidente americano George W. Bush, che sarà a Tirana il prossimo 10 giugno. La reazione delle forze politiche, le opinioni degli analisti e, su tutto, l’ombra del Kosovo
La lieta novella
Il 24 aprile la Casa Bianca ha annunciato che il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, sarà in visita a Tirana il prossimo 10 giugno. Unanime la reazione delle forze politiche e dei media albanesi, che hanno definito la Grande Venuta “un evento storico”: Bush sarà infatti il primo presidente USA a recarsi in Albania, coronando la serie di illustri visite americane susseguitesi dalla fine del comunismo in poi.
L’apertura delle danze toccò al segretario di Stato James Baker, accolto nel 1991 da una folla euforica assiepata dall’aeroporto fino alla capitale. Seguirono ex presidenti (Jimmy Carter e Bush Padre) e segretari di Stato (Madleine Albright e Colin Powell), mentre sfumò la visita di Bill Clinton, prevista nel 1999 – un “pacco” che suscitò somma delusione.
Il giorno dopo il Grande Annuncio, a mo’ di arcangelo Gabriele, è apparso a Tirana l’ex generalissimo NATO Wesley Clark, stavolta nella veste di consigliere economico della canadese “Bankers Petroleum Ltd.”, che ha preso in concessione i pozzi petroliferi di Patos, nell’Albania meridionale. Clark ha incontrato il presidente della Repubblica Alfred Moisiu, il presidente del Consiglio Sali Berisha e l’ex premier Fatos Nano. In questa circostanza, Moisiu ha dichiarato che “gli USA sono l’alleato principale dell’Albania e l’Albania sarà sempre al loro fianco”, mentre la visita di Bush “è una riconferma delle splendide relazioni tra Albania e Stati Uniti, un evento profondamente simbolico: una superpotenza intesse relazioni con un piccolo paese come il nostro, dimostrando l’alto valore della democrazia americana, fonte d’ispirazione del nostro tempo”.
“Vergin di servo encomio…”: il gaudio di Berisha
Ancora più sviolinante la Presidenza del Consiglio, il cui comunicato definiva il 10 giugno “un giorno benedetto e lungamente atteso da tutti gli albanesi”. Berisha si è detto grato perché “gli USA hanno sempre tutelato i diritti e la libertà degli albanesi” e, rievocando gli inizi della storia nazionale, ha denunciato i “piani razzisti miranti all’ulteriore frammentazione dello Stato albanese”, sventati da “uno dei più grandi americani, il presidente Wilson”.
Berisha ha ringraziato Bush Padre per “aver fermato Milošević, il Saddam dei Balcani, in Kosovo nel 1992”, garantendo che “il sogno albanese-kosovaro di uno Stato indipendente trova sostegno nell’amministrazione di George W. Bush”. Promettendo che “l’Albania e gli albanesi saranno al fianco degli Stati Uniti in ogni circostanza”, il premier ha infine descritto la visita di Bush come “un’innegabile approvazione per le riforme attuate dal nostro governo, tese all’integrazione nella NATO e nell’UE”.
Il gabinetto governativo ha perfino confezionato uno spot televisivo di benvenuto al presidente USA – immagini degli incontri tra diplomatici americani e politici albanesi, col gran finale del messaggio di Berisha. L’Ambasciata USA ha però precisato che Bush verrà in Albania “per tutti gli albanesi”, mossa che la stampa di sinistra interpreta come “una bacchettata ai governanti albanesi, che hanno tentato di trarre profitto politico dalla visita”.
Una data emblematica
Secondo la scaletta ufficiale, Bush approderà a Tirana dopo aver partecipato al G8 di Heiligendamm, in Germania; il suo tour europeo toccherà la Repubblica Ceca, la Polonia, Roma e il Vaticano, per concludersi nei Balcani con Albania e Bulgaria. Nel Paese delle Aquile, oltre a incontrare il capo dello Stato e quello del governo, Bush convocherà i primi ministri di Croazia e Macedonia nel quadro del summit “Adriatico 3”. Gli USA hanno infatti espresso sostegno all’adesione atlantica dei tre paesi balcanici, più la Georgia e l’Ucraina – e l’Albania attende con ansia il gran momento, previsto per il 2008.
Questo il motivo ufficiale della tappa di Bush a Tirana, ma gli analisti albanesi non ci stanno. Anche perché Bush ha scelto di atterrare in Albania proprio il 10 giugno, un giorno emblematico nel calendario locale: il 10 giugno 1878 nasceva la Lega di Prizren, il primo movimento nazionalista albanese; il 10 giugno 1999, al termine dei bombardamenti NATO sulla Ex-Jugoslavia, veniva stilata la risoluzione 1244 dell’ONU e le truppe serbe iniziavano a ritirarsi dal Kosovo; e il 10 giugno 2003 il presidente kosovaro Ibrahim Rugova parlava al Parlamento Europeo di Bruxelles. Perché Bush ha scelto proprio il 10 giugno 2007 per la prima visita di un presidente americano in Albania?
Le opinioni degli analisti e l’ombra del Kosovo
Da destra a sinistra, gli analisti hanno evidenziato due fattori che motiverebbero la Grande Venuta, in primo luogo l’esito della questione Kosovo, da tutti indicato come un’“imminente indipendenza” che la visita di Bush verrebbe ad avvallare. In secondo luogo il “riconoscimento dell’impegno nella lotta contro il terrorismo”, data la partecipazione albanese alle missioni in Afghanistan e Iraq.
Tutti concordi, dunque, che “il sostegno al Kosovo è una delle vere ragioni della visita” e che “il fatto che Bush venga proprio a Tirana e non altrove esprime un forte supporto per gli albanesi, specie quelli del Kosovo”, per dirla con Arben Vata, caporedattore della TV “Top Channel”.
Secondo il direttore della TV “Ora News”, Alfred Peza, “la visita di Bush aiuterà a correggere 95 anni d’ingiustizia, vale a dire la divisione degli albanesi e dei loro territori”. E per Mimoza Dervishi del quotidiano “Shqip” “finalmente anche l’Albania ha il suo peso nella questione del Kosovo, mentre prima eravamo impotenti nei confronti della nostra metà martire”.
A metà maggio la TV croata HRT1 aveva addirittura annunciato che Bush sarebbe stato anche a Priština, “per sancire il riconoscimento del Kosovo da parte americana”, notizia smentita dall’USA Office di Priština, secondo il quale non ci sono piani in tal senso. Ma la montagna può andare da Maometto e, secondo l’agenzia ellenica “Forthnet”, migliaia di albanesi del Kosovo intendono marciare verso Tirana, “per esprimere il loro filoamericanismo”, mentre i dirigenti kosovari avrebbero confermato che incontreranno ufficialmente Bush in Albania.
I “maligni”
Alcuni analisti fanno notare che dietro la visita del presidente USA potrebbe celarsi anche un’altra ragione. Arian Çani osserva dalle colonne di “Mapo” che “Bush vuole dimostrare al mondo intero che anche un paese musulmano come l’Albania può essere grande amico degli USA”. E auspica che il presidente non vada a “piegare il c… nella moschea di Ethem Bey, perché altrimenti metterebbe sull’Albania il timbro definitivo di paese islamico”.
Della stessa opinione Erion Veliaj, capo della potente ONG “Mjaft”: “L’Albania è un paese molto filoamericano, ma è anche un paese musulmano e un evento del genere fa presa sui media USA, perché oggi sono pochissimi i paesi islamici innamorati dell’America. Dato il calo di popolarità di Bush, questo evento potrebbe impressionare un pubblico stanco della guerra in Iraq”.
Tale è l’idea che sembra circolare nella sinistra albanese, soprattutto nel Partito Socialista (PS) riformato dal leader Edi Rama, entro il quale “Mjaft” sta assumendo un peso visibilmente crescente. L’organizzazione è vicina all’Istituto per una Società Aperta del miliardario-filantropo George Soros che, alla vigilia delle presidenziali USA del 2004, definì la rimozione di Bush come “l’obiettivo chiave della sua vita” e donò 23 milioni di dollari ai gruppi impegnati a sconfiggerlo.
La scarsa simpatia per Bush da parte della sinistra albanese può riassumersi in una gag della striscia satirica “Fiks Fare”, su “Top Channel”, dove il conduttore si domanda: “Ma chi l’ha invitato Bush in Albania? Non lo sa che qui da noi, chi viene senza invito, trova la tavola vuota?”.
Grandi addobbi e massima sicurezza
Non appena ricevuta la lieta novella, Berisha si è attivamente dedicato ai lavori di casa, dalla ristrutturazione della Presidenza del Consiglio a quella della villa dove Bush pranzerà con Berisha, col premier macedone Nikola Gruevski e con quello croato Ivo Sanader. Le spese sono top-secret, ma si calcola che le cinque ore in cui Bush starà in Albania costeranno al paese circa un milione di euro. Il gruppo di lavoro del premier ha assegnato la massima importanza agli addobbi: tutta Tirana e la strada dall’aeroporto alla Presidenza della Repubblica saranno rallegrate da un turbinio di bandiere albanesi e americane e da miriadi di cartelloni declamanti: “Welcome President Bush!”.
Saranno mobilitate 15.000 unità armate albanesi, mentre il presidente sarà scortato da più di 500 militari americani, cui il Parlamento albanese ha concesso di usare la forza se necessario – il Ministero della Difesa ha ammesso di non poter garantire la sicurezza dell’ospite. La sinistra ha così accusato Berisha di “aver ceduto lo Stato” e di “mentire quando dichiara che il paese è sicuro”.
Purtroppo, a metà maggio 10 grammi di dinamite sono esplosi in un bar accanto all’Ambasciata USA, provocando un ferito, mentre il mese si è chiuso col ritrovamento di rudimentali ordigni nei pressi dell’Ambasciata USA e della Presidenza della Repubblica, in due facoltà universitarie. E mentre i servizi segreti albanesi marcano strette le fondazioni di beneficenza islamiche, la Comunità musulmana ha espresso il proprio benvenuto a Bush. Unica voce apertamente contraria alla visita è quella del minuscolo Partito Comunista (PK), che intende protestare contro “il peggior terrorista del mondo”. Al contrario, analisti come Arben Muka e Hamdi Jupe garantiscono che “non ci saranno manifestazioni antiamericane come accade in paesi più avanzati e con democrazie più sviluppate”.
L’Albania di Bush: “una bella costa, una storia interessante, gente musulmana che vive in pace”
E il diretto interessato George W. Bush, cosa pensa di tutto ciò? Nell’intervista concessa alla TV albanese “Vizion Plus”, il presidente ha spiegato che verrà in Albania “affinché gli albanesi capiscano che l’America sa che esistono e che stanno compiendo scelte difficili per cementare una società libera”, aggiungendo di “essere rimasto impressionato dalla leadership albanese, che condivide gli stessi valori degli USA e crede in certe libertà”.
Riguardo all’adesione NATO, Bush ha esortato l’Albania a “lavorare duramente per soddisfare gli standard richiesti dai partners atlantici”, mentre ha ribadito il pieno sostegno degli USA al Piano Ahtisaari sul Kosovo, pur definendo “spinose” le trattative con Putin. E infine, alla domanda “cosa le viene in mente quando sente la parola Albania”, Bush ha risposto: “una bella costa, una storia interessante e gente musulmana che vive in pace”.
“Gente musulmana che vive in pace”: pare proprio che i “maligni” avessero capito tutto.