Parte la ricostruzione del Ponte Vecchio, simbolo della città di Mostar. Testimonianza prima dell’unione di più popoli, con il suo massiccio arco sopra la Neretva; poi della pulizia etnica che si è accanita anche e soprattutto sui simboli.
Lo Stari Most
La vera ricostruzione del Ponte Vecchio di Mostar inizia ora. Verrà infatti ricostruito l’arco del famossissimo ponte caduto sotto i colpi delle granate croate il 9 novembre del 1993. Abbattimento che non aveva alcuna valenza se non quella di punire la città assediata e fiaccare il morale della popolazione.
Il Ponte Vecchio di Mostar era stato costruito nel 1566 dall'architetto turco Hajruddin, che aveva disegnato una curva elegante sospesa sulle rocce, leggermente asimmetrica per sfruttare l'appoggio naturale delle sponde. All'epoca Mostar era conosciuta come la "Firenze dell'Impero ottomano", una città tollerante e aperta alle diverse culture.
Il Ponte Vecchio, che collegava attraverso la Neretva le due parti della città, era simbolo di questa tolleranza. La ricostuzione inizierà dopo che sono state fatte accurate analisi geologiche e si è lavorato sulle fondamenta del ponte stesso.
Verrà portata avanti dalla ditta turca ER-BU che ha fimato lo scorso 17 aprile un contratto con la municipalità della città. Il progetto costerà 2.108.892 € garantiti dal supporto della Banca Mondiale, della Banca Europea per lo Sviluppo, dell’UNESCO e di vari governi, tra i quali quello italiano, olandese, turco, francese, del Lussemburgo ed infine croato.
“La città di Mostar partecipa con una propria quota del 10%”, ha dichiarato il sindaco Hamdija Jahic. Gli ha fatto eco il direttore della Banca Mondiale Joseph Ingram che si è detto felice nel constatare che la Comunità Internazionale si sia interessata ed abbia investito su questo progetto. “All’inizio siamo stati criticati per la scelta di contribuire alla ricostuzione poiché non si vedeva l’immediata produttività dell’investimento” ha specificato “che però a mio avviso ha senza dubbio un forte valore simbolico ed in ogni caso avrà positive ripercussioni sull’economia locale, collegata strettamente, prima della guerra, al turismo” (Oslobodjenje, 18. aprile 2002).