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Braccio di ferro: Mostar - Unesco

03.07.2007    Da Mostar, scrive Dario Terzić

Il centro storico di Mostar. Un gioiello protetto dall'UNESCO, ma non immune dall'edilizia abusiva. E l'agenzia delle Nazioni Unite minaccia di depennare dai siti protetti Mostar se la sua amministrazione non s'oppone al cemento selvaggio
Negli ultimi giorni di giugno, una bella notizia è arrivata a Višegrad. Il famoso Ponte sulla Drina (per intenderci, quello di Andrić) è stato iscritto nel Patrimonio mondiale dell’UNESCO.

Si tratta del secondo monumento della Bosnia Erzegovina ad aver ricevuto questo onore. Il primo fu un altro ponte, lo Stari Most di Mostar.

Sono già due anni che lo “Stari” fa parte del Patrimonio mondiale dell’umanità. Ricordiamo che il Ponte Vecchio fu costruito nel 1566, distrutto nel 1993 e finalmente rifatto e inaugurato nel luglio 2004. Con la ricostruzione del Ponte vecchio fu ristrutturata tutta la parte vecchia della città di Mostar. Si trattava di un progetto di ricostruzione di tutto il nucleo storico mostarese.

La ricostruzione della zona storica di Mostar est (la parte bosniaca dove si trova il Ponte vecchio) fu sorvegliata dall’UNESCO. Dovevano essere soddisfati alcuni criteri. Ed è una cosa normale quando si tratta della ricostruzione dei centri storici. Tuttavia, a Mostar (ma in generale in tutta la Bosnia Erzegovina) molte cose rimangono fuori controllo.

Va detto che già durante il periodo comunista, per la precisione negli anni ottanta, nella Stari grad di Mostar (la città vecchia) iniziarono a sorgere strutture abusive. I garage che diventavano bar, le case a tre o quattro piani realizzate con stili diversi e poco abbinati con lo stile ottomano della zona. E molte case rimaste in costruzione per anni. Così si sono mescolati tetti di tegole bianche a tetti con quelle rosse, il cemento al vetro … Un disastro! Si è discusso molto della Terrazza Labirinto, un bar sulla sponda sinistra del fiume Neretva, nelle immediate vicinanze del Ponte Vecchio. Era una struttura di cemento larga, bruttissima e “benedetta” dallo stesso Istituto per i beni culturali. Per anni si è discusso se la Terrazza potesse restare così o dovesse essere rifatta, oppure distrutta. Poi arriva la guerra…

E con la guerra tanta distruzione. E come vuole l’ironia della vita in quel periodo sono andati distrutti i più bei monumenti di Mostar, e sono rimaste solo le “bruttezze”.

Termina la guerra e comincia la ricostruzione. Arrivano gli “esperti” dall’estero che in collaborazione con gli “esperti” locali vogliono fare miracoli. Ma miracolose erano le loro paghe e le spese per il soggiorno a Mostar. Poi, dopo tanti anni, riescono a fare qualcosa. Il Ponte Vecchio finalmente rinasce. Ma la zona attorno va rifatta, almeno parzialmente. Purtroppo rimangono tante di quelle case mai ricostruite con i vetri infranti e le facciate distrutte. E gli stili? Dallo pseudo-moresco a quello ottomano, dal mediterraneo al costruttivismo russo. Non restano che piccole, e a volte grandi, bruttezze. È qui che nasce un problema che negli anni si trasforma in un braccio di ferro tra l’UNESCO e i cittadini di Mostar.

L’Hotel Ruža (Rosa): una bella struttura realizzata quasi trent’anni fa, firmata dall’architetto Zlatko Ugljen di Sarajevo. All’epoca la procedura del bando per la costruzione dell’albergo fu lunghissima. Furono presentati tanti progetti bellissimi e si cercava quello che meglio si sarebbe sposato con l’ambiente circostante. E dopo svariati mesi, consultazioni ecc., fu approvato il progetto di Ugljen. Questo soltanto per dire con quanta cautela ci si occupava di Mostar trent'anni fa.

Durante al guerra anche l’Hotel Ruža fu distrutto. Poi con la ricostruzione della città arrivano i primi bandi pubblici per la privatizzazione delle grandi strutture, come alberghi e simili. Così fu venduto anche il famosissimo Hotel Neretva (fino ad oggi non è stata rimessa a posto una sola pietra) e anche l’Hotel Ruža. L’ha comprato Emir Kečo, un businessman russo, almeno così si presenta su internet. In realtà si tratta di un bosniaco che durante la guerra stava a Vienna. E non dimentichiamo che Kečo è un buon amico di Safet Oručević, ex sindaco di Mostar, e loro due, si dice, hanno qualche affare in comune.

L’inaugurazione dell’Hotel Ruža fu programmata in concomitanza dell’inaugurazione del Ponte Vecchio, tre anni fa. Ma l’Hotel ancora oggi è un cantiere aperto. È una struttura tutta di cemento, con forme che richiamano tutto tranne lo stile turco, cioè quello prevalente nella zona.

E poi c’è qualche piano in più rispetto alla versione prima della guerra. L’investitore dice che è “solo un piano in più”. Intanto la nuova struttura non ha niente a che vedere con quella precedente ed è tre volte più grande. Non è chiaro perché un progetto fatto anni fa con tanta cura debba essere sostituito con un palazzone enorme.

L’investitore si giustifica così. L’Hotel Ruža prima della guerra aveva poca capacità, e per questo motivo non dava profitti. La nuova struttura avrà dei piani di più, camere in più e potrà funzionare meglio.

Però il progetto del nuovo Hotel Ruža non è piaciuto ai rappresentanti dell’UNESCO. Sicché sono mesi che va avanti questo duro braccio di ferro tra l’UNESCO e alcuni mostarini (quelli che stanno dalla parte dell’investitore). Dall’UNESCO arrivano avvisi, o per meglio dire minacce: se il Ruža non viene “corretto” Mostar sarà cancellata dalla lista dell’UNESCO.

Una notizia che ha provocato tante polemiche in città. C’è chi sta dalla parte dell’UNESCO, c’è chi sta dalla parte dell’investitore.

Ma alla fine la settimana scorsa arrivano due notizie. Una è quella di cui dicevamo prima, che il Ponte sulla Drina entra a far parte dell’elenco dell’UNESCO. L’altra che Mostar rimane sullo stesso elenco ma con la promessa che “saranno rispettati i consigli degli esperti dell’UNESCO”.

Letto tra le righe dovrebbe voler significare che sarà tolto almeno un piano dell’Hotel Ruža. Sia come sia, è importante che la città rimanga parte del patrimonio mondiale dell’UNESCO. Per il resto vedremo. Nel frattempo rimangono ancora i garage e le case “in perenne costruzione”.
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